Cronaca
Spese legali ad Erriquez, carte in Procura e Corte dei conti
Capurso: «Pagata la prima rata da 35mila senza che nessuno ne avesse disposto il pagamento». Misteriosa vicenda. Il Comune chiede la restituzione dei soldi e si oppone al pagamento del saldo
Trani - giovedì 7 marzo 2013
13.21
E' finita al vaglio della Procura di Trani e della Corte dei Conti la vicenda legata al rimborso delle spese legali in favore dell'ex consigliere comunale Giuseppe Claudio Erriquez, per il quale era stato chiesto il rinvio a giudizio nel 2004 per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, alla turbativa d'asta e all'abuso d'ufficio in relazione ad una gara d'appalto per il servizio di assistenza ai diportisti e manutenzione della banchina della Darsena comunale.
Come si ricorderà Erriquez, difeso dall'avvocato Pina Chiarello, ne uscì completamente pulito: il giudice decise nei suoi confronti il non luogo a procedere per insussistenza dei fatti. Ebbene, nel 2009, Erriquez comunicò al Comune il coinvolgimento nella vicenda e di essersi avvalso del patrocinio della Chiarello (che nel 2009 era assessore). Erriquez chiese per conto del suo legale il rimborso per le spese legali sostenute: 65mila euro, cifra poi scesa a 55mila e da pagarsi in due rate: la prima da 35mila euro e la seconda da 20mila. Il dirigente della seconda ripartizione, Luca Russo, il 5 aprile del 2011 riconobbe ad Erriquez il rimborso, salvo poi annullare in autotutela il provvedimento il 26 aprile. Nella determina di revoca, Russo motivò il dietrofront «a causa dell'insostenibilità della spesa». Storia chiusa? Manco a dirlo perché nei mesi scorsi è prevenuto al Comune un decreto ingiuntivo per il pagamento di 20mila euro qualche seconda rata del rimborso ad Erriquez. La domanda è facile, a questo punto: chi ha pagato e perché i 35mila euro della prima rata a fronte di una revoca della determina e senza che ne sia stata predisposta un'altra? Su questo punto si batte l'avvocatura comunale che ha presentato opposizione al decreto ingiuntivo sottolineando questo passaggio e chiedendo ad Erriquez la restituzione dei 35mila euro percepiti.
Capurso nella sua opposizione evidenzia altri punti della vicenda, in primis lo strano comportamento del dirigente Russo che prima aveva dato parere favorevole al rimborso salvo poi rimangiarsi tutto meno di tre settimane dopo: «La vera ragione che aveva indotto il dirigente a revocare la determina – scrive Capurso – era da recuperare nella richiesta di chiarimenti avanzata da un consigliere comunale (Dino Marinaro, ndr) il quale aveva formulato istanza di rilascio della copia integrale del fascicolo poiché aveva intravisto nell'atto di liquidazione un potenziale abuso per la mancanza dei presupposti del rimborso». «Ne è la riprova – prosegue Capurso – il fatto che nella prima determina del 5 aprile erano state regolarmente impegnate le somme previste per il pagamento tanto è vero che la determina era ritualmente corredata dalla scheda finanziaria della ragioneria comunale che attestava la piena disponibilità delle somme, sia perché è notorio che le spese del contenzioso non sono soggette a restrizioni di pagamento anche in mancanza dell'approvazione del bilancio». Secondo Capurso era dunque evidente che l'unica ragione che aveva indotto Russo a revocare la prima determina era il fatto che la stessa avesse destato l'attenzione di Marinaro (oltre che di Visibelli sul nostro Dr Hauze).
Non è questo l'unico passaggio saliente dell'opposizione. Capurso asserisce che nulla sarebbe comunque spettato ad Erriquez. «La richiesta di rimborso – scrive – era inammissibile poiché non vi era alcuna connessione istituzionale fra i fatti contestati ad Erriquez e l'adempimento dei compiti o doveri di ufficio o di mandato propri del consigliere comunale». «Il diritto soggettivo al rimborso delle spese legali – scrive Capurso – non consegue automaticamente all'assoluzione o al non luogo a procedere, ma necessita che sia accertata la sussistenza del nesso di strumentalità tra l'adempimento del dovere ed il compimento dell'atto costituente la condotta delittuosa oggetto di imputazione. Tutti i capi d'imputazione contestati ad Erriquez non consentono, nella maniera più assoluta, di veder accertato questo nesso di stumentalità».
L'aspetto più grave resta però il pagamento della prima tranche del rimborso di 35mila senza che sia mai stato adottato un successivo provvedimento che disponesse il pagamento in seguito alla revoca della determina del 26 aprile. Motivi a sufficienza per trasferire le carte in procura e alla Corte dei conti chiedendo un accertamento di eventuali estremi di illeciti penali ed erariali.
Come si ricorderà Erriquez, difeso dall'avvocato Pina Chiarello, ne uscì completamente pulito: il giudice decise nei suoi confronti il non luogo a procedere per insussistenza dei fatti. Ebbene, nel 2009, Erriquez comunicò al Comune il coinvolgimento nella vicenda e di essersi avvalso del patrocinio della Chiarello (che nel 2009 era assessore). Erriquez chiese per conto del suo legale il rimborso per le spese legali sostenute: 65mila euro, cifra poi scesa a 55mila e da pagarsi in due rate: la prima da 35mila euro e la seconda da 20mila. Il dirigente della seconda ripartizione, Luca Russo, il 5 aprile del 2011 riconobbe ad Erriquez il rimborso, salvo poi annullare in autotutela il provvedimento il 26 aprile. Nella determina di revoca, Russo motivò il dietrofront «a causa dell'insostenibilità della spesa». Storia chiusa? Manco a dirlo perché nei mesi scorsi è prevenuto al Comune un decreto ingiuntivo per il pagamento di 20mila euro qualche seconda rata del rimborso ad Erriquez. La domanda è facile, a questo punto: chi ha pagato e perché i 35mila euro della prima rata a fronte di una revoca della determina e senza che ne sia stata predisposta un'altra? Su questo punto si batte l'avvocatura comunale che ha presentato opposizione al decreto ingiuntivo sottolineando questo passaggio e chiedendo ad Erriquez la restituzione dei 35mila euro percepiti.
Capurso nella sua opposizione evidenzia altri punti della vicenda, in primis lo strano comportamento del dirigente Russo che prima aveva dato parere favorevole al rimborso salvo poi rimangiarsi tutto meno di tre settimane dopo: «La vera ragione che aveva indotto il dirigente a revocare la determina – scrive Capurso – era da recuperare nella richiesta di chiarimenti avanzata da un consigliere comunale (Dino Marinaro, ndr) il quale aveva formulato istanza di rilascio della copia integrale del fascicolo poiché aveva intravisto nell'atto di liquidazione un potenziale abuso per la mancanza dei presupposti del rimborso». «Ne è la riprova – prosegue Capurso – il fatto che nella prima determina del 5 aprile erano state regolarmente impegnate le somme previste per il pagamento tanto è vero che la determina era ritualmente corredata dalla scheda finanziaria della ragioneria comunale che attestava la piena disponibilità delle somme, sia perché è notorio che le spese del contenzioso non sono soggette a restrizioni di pagamento anche in mancanza dell'approvazione del bilancio». Secondo Capurso era dunque evidente che l'unica ragione che aveva indotto Russo a revocare la prima determina era il fatto che la stessa avesse destato l'attenzione di Marinaro (oltre che di Visibelli sul nostro Dr Hauze).
Non è questo l'unico passaggio saliente dell'opposizione. Capurso asserisce che nulla sarebbe comunque spettato ad Erriquez. «La richiesta di rimborso – scrive – era inammissibile poiché non vi era alcuna connessione istituzionale fra i fatti contestati ad Erriquez e l'adempimento dei compiti o doveri di ufficio o di mandato propri del consigliere comunale». «Il diritto soggettivo al rimborso delle spese legali – scrive Capurso – non consegue automaticamente all'assoluzione o al non luogo a procedere, ma necessita che sia accertata la sussistenza del nesso di strumentalità tra l'adempimento del dovere ed il compimento dell'atto costituente la condotta delittuosa oggetto di imputazione. Tutti i capi d'imputazione contestati ad Erriquez non consentono, nella maniera più assoluta, di veder accertato questo nesso di stumentalità».
L'aspetto più grave resta però il pagamento della prima tranche del rimborso di 35mila senza che sia mai stato adottato un successivo provvedimento che disponesse il pagamento in seguito alla revoca della determina del 26 aprile. Motivi a sufficienza per trasferire le carte in procura e alla Corte dei conti chiedendo un accertamento di eventuali estremi di illeciti penali ed erariali.