Vita di città
Teresa, due anni dopo: un sorriso per sempre, per tutte. Per tutti
I versi a Lei dedicati da Rino Negrogno: "Dov'è Teresa ora? Voglio ricordarla"
Trani - giovedì 16 gennaio 2025
10.14
Mi piacerebbe che venisse inciso il nome di Teresa su una pietra, la pietra di Trani, quella che ha vestito i monumenti più belli di eterno splendore. Una pietra, così, con quel nome semplice e pulito che si possa sfiorare con le dita, accarezzare, magari in riva al mare, baciata dal sole e illuminata dai raggi della luna, levigata nel tempo, dallo sciabordio delle onde, incorniciata dal cielo. Una pietra che riporti al suo sorriso, al suo Amore di madre, di figlia, di amica, di educatrice. Una pietra accanto alla quale altre donne, fanciulle, ragazze possano sedere e piangere, chiedere aiuto, prendere coraggio, dove si possano scompigliare i piani all'oblio e onorare la memoria riportando alla mente quel sorriso bello e luminoso. Dove possono andare anche ragazzi e uomini, a riflettere su che cosa significhi possesso, cosa sia l'Amore, su quale valore supremo abbia la vita. Niente mazzi di fiori che appassiscono o palloncini in aria che svaniscono e inquinano, solo quel nome dolce sulla pietra. Due anni fa Trani era stata sconvolta da un episodio che sembrava dover appartenere ad altri nelle cronache e invece era a un passo anche da tutti noi. Teresa è in un elenco che non cessa di essere sempre più aggiornato, pare che nulla cambi, anzi, peggiora. Ma Teresa può aiutare tante di noi. Ancora. Ricordarla Le darà vita e lei continuerà a parlarci.
Lo scrittore e poeta Rino Negrogno ha dedicato bellissimi e struggenti versi di quel respiro spezzato nell' attimo della della suaquotidianità di madre, mentre si chiedeva a che ora sarebbe tornata la sua adorata figlia. Col suo permesso e il nostro ringraziamento li pubblichiamo
Luci fioche si affievoliscono lontane sui parapetti
di gennaio, alle diciassette già l'aria imbruna
e giunge, dai tralci delle viti, il fumo acre
dei rami secchi tagliati e incendiati dai mezzadri,
mentre l'anelito fugge sgomento tra i tratturi
raggomitolati ciechi sugli uliveti insonnoliti,
in cerca della figlia di ritorno a casa
dov'è ora Teresa, non il suo corpo sventrato,
non la sua anima silenziosa e guardinga,
dove sono i lignoli di canapa scalfiti sui rami,
dove si sono spiaccicati i suoi ultimi pensieri,
la paura per la figlia di ritorno a casa,
dove sono le sue domande e il suo conteggio:
uno, due, tre, e quattro, cinque, sei…
il silenzio, che non viene d'improvviso,
quando uno muore piano,
scende come la sera quando è primavera,
spegne ogni speranza mentre nasce,
solo il vento, aggirandosi dietro i lecci,
sussurra trepidante, come dei vecchi
che ne hanno udito e veduto di cose,
ma preferiscono non parlare, per non dire,
dalla terra intanto si solleva soffice la bruma,
gli ultimi tordi, attardatosi sui rami più alti,
zirlando fanno ritorno ai loro nidi,
risuona di lontano l'eco di una campana,
dov'è Teresa ora, non il suo corpo pietrificato,
non la sua anima che brilla volteggiando ancora
in cerca della figlia di ritorno a casa,
ma Teresa nella nostra mente,
dopo due anni,
nella nostra rabbia di allora,
dopo due anni,
nel nostro cuore, già intorpidito
da tutte le altre donne venute dopo,
dov'è Teresa ora, voglio ricordarla.
Rino Negrogno
Lo scrittore e poeta Rino Negrogno ha dedicato bellissimi e struggenti versi di quel respiro spezzato nell' attimo della della suaquotidianità di madre, mentre si chiedeva a che ora sarebbe tornata la sua adorata figlia. Col suo permesso e il nostro ringraziamento li pubblichiamo
Luci fioche si affievoliscono lontane sui parapetti
di gennaio, alle diciassette già l'aria imbruna
e giunge, dai tralci delle viti, il fumo acre
dei rami secchi tagliati e incendiati dai mezzadri,
mentre l'anelito fugge sgomento tra i tratturi
raggomitolati ciechi sugli uliveti insonnoliti,
in cerca della figlia di ritorno a casa
dov'è ora Teresa, non il suo corpo sventrato,
non la sua anima silenziosa e guardinga,
dove sono i lignoli di canapa scalfiti sui rami,
dove si sono spiaccicati i suoi ultimi pensieri,
la paura per la figlia di ritorno a casa,
dove sono le sue domande e il suo conteggio:
uno, due, tre, e quattro, cinque, sei…
il silenzio, che non viene d'improvviso,
quando uno muore piano,
scende come la sera quando è primavera,
spegne ogni speranza mentre nasce,
solo il vento, aggirandosi dietro i lecci,
sussurra trepidante, come dei vecchi
che ne hanno udito e veduto di cose,
ma preferiscono non parlare, per non dire,
dalla terra intanto si solleva soffice la bruma,
gli ultimi tordi, attardatosi sui rami più alti,
zirlando fanno ritorno ai loro nidi,
risuona di lontano l'eco di una campana,
dov'è Teresa ora, non il suo corpo pietrificato,
non la sua anima che brilla volteggiando ancora
in cerca della figlia di ritorno a casa,
ma Teresa nella nostra mente,
dopo due anni,
nella nostra rabbia di allora,
dopo due anni,
nel nostro cuore, già intorpidito
da tutte le altre donne venute dopo,
dov'è Teresa ora, voglio ricordarla.
Rino Negrogno