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TikTok, "tempo di uccidere"

Quando un social diventa un pifferaio magico

Il tragico episodio è sulla bocca di tutti, imperversa da due giorni sui telegiornali e i contenitori di approfondimento con psicologi, opinionisti e i soliti tuttologi della televisione. E, ovviamente, il visetto bello, bellissimo, della piccola Antonella, morta a 10 anni di "tiktokvirus" appare ovunque sui social dei quali sognava di diventare una divetta da milioni di clic, come la giovane da 54 milioni di followers in pochi mesi grazie a un sorrisetto smorfioso, Bella Poarch…

Cosa dev'esserle passato per la testa? che quelle sfide ai confini della vita avrebbero accorciato la strada per la fama, quasi una sponsorizzazione per veder spiccare il numero dei follower?

Non lo sapremo mai, a causa di una cintura di spugna stretta intorno al collo davanti allo spietato obiettivo di uno smartphone: ma aveva fretta la bambina , fretta di crescere, questo è certo. Potrei sbagliarmi ma le vedo già nelle foto le sopracciglia disegnate da mani professionali; e lo stesso padre, disperato, pare abbia dichiarato - fonte Corriere della Sera- che era ben a conoscenza della sua passione nell'apparenza dei social e di you tube: "Ci stava sempre, io mi fidavo…e amava truccarsi e seguire i tutorial per farlo bene".

Chissà, magari la chimera della fama facile costruita su questi sistemi che poco hanno a che fare con lo studio, il coltivare talenti, la formazione etica ,aveva ipnotizzato o semplicemente distolto anche lui e la moglie da quelle priorità educative, o quanto meno dal far rendere loro conto che approvare la vita della loro bambina sui social - senza dover arrivare a farne presagire la morte-non era proprio cosa buona. E magari ci avevano creduto davvero anche loro a un futuro possibile per quella loro bellissima bambina, già, "Bellissima" come nel capolavoro di Luchino Visconti con la Magnani che sognava la fama per la sua piccola nel mondo del cinema . Diversi i presupposti nelle due situazioni, oltretutto di finzione e realtà, ma identico il concept di partenza: sono bambine. Andrebbero protette, imbevute di contenuti in un mondo - già allora ma adesso in modo inarrestabilmente dilagante- fatto sempre piu di contenitori .

Non prendiamocela - come alcuni commentatori - con la Ferragni che non ha mai fatto prove di resistenza fisica in bilico con la morte ma solo infaticabili e furbi cambi d'abito davanti allo specchio; e neanche troppo con il covid , visto che la allucinante pratica della "blue whale", il gioco demoniaco che aveva come ultima prova quella di buttarsi da un palazzo altissimo, imperversava ben prima della pandemia, ( solo per citarne una delle più macabramente celebri).

Ma nel covid - diciamolo- avevamo sperato, nel farci desiderare un modo di vivere la nostra umanità in modo nuovamente più autentico, lasciando al web il compito dell'indispensabile, del farci studiare , lavorare , comunicare, agognando il ripristino più e meglio di prima del condividersi, toccarsi, esibirsi dal vivo, abbracciarci giocare. E fare la gare al tuffo piu bello o a chi fa più palleggi col pallone o salti con la corda, cose di bambini di dieci anni,anche declinate ai tempi nuovi. Non si era detto che dovevamo diventare migliori, maledetto covid, neanche questo ci stai concedendo?

"Tempo di uccidere" è il titolo dell'unico romanzo di Ennio Flaiano : un tempo di precipizio del protagonista in una serie di errori tanto squallidi quanto atroci rispetto ai quali la paura di una epidemia di lebbra appare come un salvifico percorso di riscatto. Ma niente da fare. Niente riscatto.

Chissà se andrà davvero tutto bene. La sensazione è che quest'epoca ci stia rubando tanta bella gioventù,come un crudele pifferaio magico.

Tra le domande resta il dolore, immenso, per la bambina spirata e la sua famiglia, che avrà l'unico conforto nel sapere che parte di lei vivrà nei piccoli che attendevano un trapianto per poter guarire.
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