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Vita di città

Tom bar: «Abbiamo provocato per farci ascoltare dopo tante offese»

La replica dei titolari all'articolo apparso oggi su Traniviva

Riceviamo e pubblichiamo la replica del locale Tom Bar dopo l'articolo apparso oggi su Traniviva.

«Giornalismo di "Dubbio gusto". Come per farsi ascoltare bisogna gridare.

In un mondo ideale il dialogo sarebbe alla base di qualsiasi cosa. Il dialogo tra noi e la giornalista ad esempio, che non si è mai interessata di chiedere nulla in merito a questa iniziativa. O ad esempio il dialogo tra noi e qualche persona che risiede qui, nei pressi della nostra attività. Proprio dalla mancanza di dialogo nasce un articolo come questo. A noi invece il dialogo piace e vogliamo quindi raccontare una storia, la nostra.

Tom è una piccola attività commerciale, aprirla è stata una corsa a ostacoli. Le intimidazioni sono iniziate già con l'inizio dei lavori: non parliamo delle classiche minacce, parliamo di frasi pronunciate a mezza bocca, sguardi di sdegno, parliamo di consigli: "Senti me, non vi conviene aprire qui" "Qui non vogliamo casini" "Meglio che ci pensate prima di spendere questi soldi a fare il locale". Non ci è voluto tanto affinché questi consigli diventassero delle pure dichiarazioni di intenti: "Aprite, aprite, già stiamo preparando l'esposto" "Appena aprirete vi facciamo sequestrare tutto" come se l'amministrazione della giustizia fosse un'affare privato.

Beh quando si apre un'attività, quando si investono i propri risparmi in un progetto, in un'idea vi assicuriamo che questi piccoli "consigli" pesano. Non nascondiamo che in quel periodo di costanti pressioni abbiamo pensato di mollare e dedicarci ad altro. Così non è stato però, abbiamo aperto, e con l'apertura della nostra attività la situazione è peggiorata. Dai consigli si è passati ai fatti: il nostro cavalletto portamenu è stato scaraventato a terra, dalle finestre è stata lanciata acqua con candeggina e in ultimo, un'aggressione verbale in piena regola all'interno dell'attività da parte di uno dei nostri vicini. E dopo questo che è nato maleducatom. In questa serata la maleducazione che vogliamo stigmatizzare non è la nostra, ma quella di chi, pensando di possedere la piazza per diritto acquisito, non ci vuole ed è disposto a tutto, anche a riempirci di improperi innanzi alla nostra clientela.

Visto che non è stato detto, questo gioco non contiene bestemmie e non siamo noi i maleducati, ne invitiamo i nostri clienti a farlo, lo scopo di questa iniziativa è stato solo quello portare alla luce ciò che da mesi stiamo vivendo e subendo, abbiamo deciso di reagire dopo l'ultima intimidazione verbale.

Sinceramente capiamo che l'amicizia con uno dei nostri vicini possa aver spinto la giornalista a esasperare un po' i toni e addirittura accostarci per differenza ai cenacoli organizzati altrove. Capiamo che possa guardare più di buon occhio un filosofo che un operaio, liberissima, ma per noi sono entrambi importanti, senza voler fare distinzioni di classe o rango. Concordiamo però sulla necessità di avere più cenacoli ad esempio per sensibilizzarla e superare il pregiudizio che c'è verso di noi, verso il nostro lavoro, rei non sappiamo di quale colpa.

Noi la invitiamo da noi per un caffè, o una birra o una pinsa per presentarlo raccontarle di più delle nostre vite e del nostro mondo, dei nostri problemi e delle difficoltà che questi gesti ci creano ogni giorno. Siamo certi capirà la nostra situazione e ciò che purtroppo subiamo da mesi, capirà che siamo brave persone e che stanche delle continue e ripetute vessazioni, calunnie e maldicenze.

Seppur in modo forte grazie a maledicatom siamo riusciti a veicolare il nostro messaggio, grazie per l'opportunità che ci avete dato nel rispondere e raccontare
la nostra storia».
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