Vita di città
Trani e Halloween incivile: ci scrive un lettore
Uova lanciate contro la targa commemorativa di Antonio Cezza
Trani - lunedì 2 novembre 2009
In queste ore stiamo ricevendo in redazione numerose segnalazioni di atti vandalici occorsi durante la nottata di "Halloween", tra il 31 ottobre e il 1° novembre. Tra le diverse e-mail (quasi tutte riguardano il lancio di uova contro palazzi, monumenti e negozi) abbiamo selezionato questa lettera firmata, che pubblichiamo integralmente:
«Gentile redazione mi permetto una mia piccola riflessione corredata di foto sulla, ormai, e aggiungo io, purtroppo radicata "nuova cultura" che si è radicata nella nostra cultura. Da anni si festeggia la notte di Halloween anche in Italia, tra le nostre strade e tra le nostre case. Non v'è dubbio che possa essere l'occasione per un sano e simpatico svago per i più piccoli, ma spesso però si devono registrare dispetti poco simpatici e molto spiacevoli.
Come per esempio l'uovo gettato contro la lapide della piazza dedicata ad Antonio Cezza, un giovane carabiniere tranese trucidato durante un conflitto a fuoco. Se è questa la nuova cultura che dobbiamo accettare ma ne rammaricherei molto. Se questa cultura deve deridere e cancellare i nostri ricordi, la nostra storia. Se questa cultura deve prendere a schaffi, anche solo per gioco, il ricordo di un giovane io non la chiamerei cultura ma inciviltà. Non ci rendiamo conto ma stiamo educando le nuove generazioni all'inciviltà perche di questo si tratta quando i ragazzini trovando una porta chiusa buttano farina o uova, quando va bene o nei casi più gravi lanciano petardi.
Educhiamo all'inciviltà quando i bambini compiono dispetti contro chicchesia perchè non hanno ottenuto ciò che vogliono: il Dolcetto. Educhiamo all'inciviltà quando trasformiamo i nostri defunti in pupazzi che ci fanno scompisciare dalle risate. Educhiamo all'inciviltà perchè la notte di Halloween è intesa come la notte della trasgressione, della notte senza limiti. Educhiamo all'inciviltà quando aiutiamo a dimenticare le due successive ricorrenze che la nostra cultura ha nel DNA da tampo immemore: la solennità di tutti i Santi e la commemorazione dei defunti. Spesso ci si pone in posizione di attacco contro una certa cultura che chiede solo di integrarsi con noi e di fare solo ciò che la prorpia origine richiede e poi si difende con i denti una festa altrui. Se ci crea disagio l'Islamico che chiede una Moschea per poter pregare il suo Dio, senza alcun obbligo per noi, ci deve anche seccare preparare una festa non nostra, una festa che ha poco di italiano e sensato. Questo è il ridicolo e triste paradosso che il nostro modo di fare sta ormai e purtroppo stabilendosi nelle nostre coscienze. Dobbiamo rigettare questo modo di fare, dobbiamo sforzarci di non permettere più che scuole e società continuino ad inculcare nei fanciulli questa triste e lugubra mentalità.
Vedere quella lapide in quelle condizioni mi ha rattristato molto. Oggi Antonio Cezza, domani potrebbe succedere alla statua di Dante o di Giovanni Bovio. La nostra storia, la nostra cultura, gli uomini della nostra storia ridicolizzati.
Quando frequentavo le scuole elementari (non tanti anni fa ma lo scorso decennio) le mie maestre a me e ai miei compagni di classe ci facevano compilare il quaderno della storia di Trani. Farebbe bene la scuola ad insegnare chi sono Dante, Cezza, Beltrani, Bovio, de Amicis, Palumbo , Albanese, Gramsci, Cavour, Sturzo, Moro, Petronelli piuttosto che perder tempo con queste festicciole: e non chiamiamola interculturità, che è ben altra cosa».
«Gentile redazione mi permetto una mia piccola riflessione corredata di foto sulla, ormai, e aggiungo io, purtroppo radicata "nuova cultura" che si è radicata nella nostra cultura. Da anni si festeggia la notte di Halloween anche in Italia, tra le nostre strade e tra le nostre case. Non v'è dubbio che possa essere l'occasione per un sano e simpatico svago per i più piccoli, ma spesso però si devono registrare dispetti poco simpatici e molto spiacevoli.
Come per esempio l'uovo gettato contro la lapide della piazza dedicata ad Antonio Cezza, un giovane carabiniere tranese trucidato durante un conflitto a fuoco. Se è questa la nuova cultura che dobbiamo accettare ma ne rammaricherei molto. Se questa cultura deve deridere e cancellare i nostri ricordi, la nostra storia. Se questa cultura deve prendere a schaffi, anche solo per gioco, il ricordo di un giovane io non la chiamerei cultura ma inciviltà. Non ci rendiamo conto ma stiamo educando le nuove generazioni all'inciviltà perche di questo si tratta quando i ragazzini trovando una porta chiusa buttano farina o uova, quando va bene o nei casi più gravi lanciano petardi.
Educhiamo all'inciviltà quando i bambini compiono dispetti contro chicchesia perchè non hanno ottenuto ciò che vogliono: il Dolcetto. Educhiamo all'inciviltà quando trasformiamo i nostri defunti in pupazzi che ci fanno scompisciare dalle risate. Educhiamo all'inciviltà perchè la notte di Halloween è intesa come la notte della trasgressione, della notte senza limiti. Educhiamo all'inciviltà quando aiutiamo a dimenticare le due successive ricorrenze che la nostra cultura ha nel DNA da tampo immemore: la solennità di tutti i Santi e la commemorazione dei defunti. Spesso ci si pone in posizione di attacco contro una certa cultura che chiede solo di integrarsi con noi e di fare solo ciò che la prorpia origine richiede e poi si difende con i denti una festa altrui. Se ci crea disagio l'Islamico che chiede una Moschea per poter pregare il suo Dio, senza alcun obbligo per noi, ci deve anche seccare preparare una festa non nostra, una festa che ha poco di italiano e sensato. Questo è il ridicolo e triste paradosso che il nostro modo di fare sta ormai e purtroppo stabilendosi nelle nostre coscienze. Dobbiamo rigettare questo modo di fare, dobbiamo sforzarci di non permettere più che scuole e società continuino ad inculcare nei fanciulli questa triste e lugubra mentalità.
Vedere quella lapide in quelle condizioni mi ha rattristato molto. Oggi Antonio Cezza, domani potrebbe succedere alla statua di Dante o di Giovanni Bovio. La nostra storia, la nostra cultura, gli uomini della nostra storia ridicolizzati.
Quando frequentavo le scuole elementari (non tanti anni fa ma lo scorso decennio) le mie maestre a me e ai miei compagni di classe ci facevano compilare il quaderno della storia di Trani. Farebbe bene la scuola ad insegnare chi sono Dante, Cezza, Beltrani, Bovio, de Amicis, Palumbo , Albanese, Gramsci, Cavour, Sturzo, Moro, Petronelli piuttosto che perder tempo con queste festicciole: e non chiamiamola interculturità, che è ben altra cosa».