Vita di città

Trani e la sua storia: ricordo di Giuseppe Basile

A cura di Mario Schiralli

«L'occasione propizia per celebrarne il ricordo potrebbe essere quella legata alle giornate commemorative del 150° dell'Unità d'Italia. Perchè il personaggio non è certo di secondo piano visto che è anche ricordato nella toponomastica cittadina, come riportato da Giuseppe Giusto nel suo volume "Trani tante strade, tanta storia". Ma in tema di ricorrenze storiche non è la prima volta che Trani mostra disinteresse o vistose lacune. A parte la Cattedrale e gli Statuti Marittimi vi è ben altro. La storia e l'arte della città sono costellate da un'infinità di uomini, episodi e monumenti. Chi dice di voler fare cultura, quella vera, ha l'obbligo morale di rispettare e divulgare questo immenso patrimonio di memorie. Non a caso i grandi del passato ci ricordano che la storia è maestra di vita.

Questa volta mi riferisco al dott. Giuseppe Basile, spinazzolese di nascita (nella città natale si stanno organizzando varie iniziative), ma tranese di adozione al quale sarebbe stato opportuno dedicare quanto meno una giornata di studio (nella Biblioteca sono custodite le sue opere) per tutto ciò che di socialmente utile ha fatto nella nostra città. La fama di Basile nasce quando, da poco laureatosi in medicina a Napoli, ma già da un anno al seguito della spedizione dei Mille da Partinico a Palermo e da Napoli a Volturno, tra il generale dissenso dei più illustri colleghi, venticinque luminari della medicina italiani e stranieri, fu il solo a sostenere che la pallottola che aveva colpito Garibaldi ad Aspromonte, era ancora nella ferita al collo del piede del generale delle camicie rosse e che l'articolazione tibiotarsica era illesa per cui occorreva estrarla per fermare l'infezione e evitare la possibile amputazione dell'arto. Garibaldi licenziò tutti e volle essere curato solo dal dottorino pugliese. Lo racconta lo stesso Basile in un suo scritto "Storia della ferita di Garibaldi", stampato a Palermo un anno dopo la spedizione e corredato da numerosi disegni illustrativi.



Successivamente la sua fama si accrebbe a Trani dove si era stabilito dal 1873. Primo ufficiale sanitario della città, ottenne dal consiglio comunale l'autorizzazione ad aprire unico nell'Italia meridionale uno stabilimento idroterapico ed elettroterapico presso l'ex convento dei Cappuccini con macchinari acquistati a sue spese e fatti arrivare da Parigi. E fu proprio in quegli anni, 1873-1878, che scrisse un trattato sulla idroterapia e acque minerali della Basilicata.

Basile fu anche nedico dell'ospedale che riorganizzò migliorandone i servizi. Nel 1890, come medico condotto, ad oltre cinquant'anni di età (era nato il 14 febbraio 1838 a Spinazzola da dove, al ritorno della spedizione dei Mille, dopo aver seguito Garibaldi a Caprera, dovette partire per motivi politici), scrisse un'opera completa e dettagliata sulle condizioni igieniche di Trani intitolata "Morbilità nella città di Trani" e nel 1896, poco prima della sua morte avvenuta l'anno dopo (ebbe vasta eco sulla stampa nazionale), compilò il regolamento sanitario per Trani che fu adottato dal Consiglio Comunale. Non riuscì, però, a realizzare il suo più grande sogno, e cioè quello di attrrezzare in città un laboratorio d'igiene per poter analizzare gli alimenti e l'acqua. In questo laboratorio, cosa eccezionale per quei tempi, vi sarebbe stato un microscopio.

Ma una cosa eccezionale Basile l'aveva fatta tanti anni prima quando, appunto, aveva espreso la sua diagnosi sulla ferita di Garibaldi sconfessando quella di chirurghi famosi tra cui Porta, Zannetti, Palasciano (quest'ultimo sarà il promotore della prima conferenza internazionale della Croce Rossa), l'inglese Patridge, il russo Pirogoff e il celeberrimo francese Nèlaton, medico personale di Napoleone III. Allora non esistevano ancora i raggi X, ma Basile aveva visto giusto.

La scoperta di questo illustre figlio della nostra Terra coincise nel 1982 con la tappa a Trani, voluta con caparbietà dall'Amministrazione comunale su imput della Biblioteca "Bovio", della Mostra Documentaria-iconografica per il Centenario della morte di Garibaldi, allestita dall'Archivio di Stato. La Biblioteca "Bovio" partecipò a quella Mostra esponendo l'opera di Giusppe Basile sulla ferita di Garibaldi, da lui curata, e l'originale di una lettera autografa dello stesso Garibaldi, datata 10 novembre 1874 e inviata da Caprera alla contessa Ida Grecca del Carretto, vedova di Edoardo Fusco. La preziosa missiva, compresa nell'album donato nel 1909 dalla vedova Fusco alla Biblioteca, un autentico scrigno nel quale la nobile poetessa conservava gelosamente le lettere ricevute dalle eminenti personalità del suo tempo: letterati,uomini politici, artisti, scienziati.

Per tutti ricordiamo Victor Hugo, Emile Zola, Mazzini, Massimo d'Azeglio.è stata da me pubblicata nel volume "Autografi", edito nel 1991 e patrocinato dal Rotary Club di Trani. Ora, pare, che quel manoscritto sia sparito. Se così fosse, sarebbe un danno enorme per la cultura tranese con uil conseguente obbligo da parte dell'Amministrazione di individuarne le cause e prendere i relativi provvedimenti. E' appena il caso di ricordare che la mostra su Garibaldi ebbe un grande successo di pubblico in gran parte formato dagli alunni delle scuole medie inferiori e superiori di Trani e delle città vicine. Ma erano tempi in cui la cultura contava perchè sinonimo di crescita sociale».

Mario Schiralli
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