Territorio
Trivellazioni nell'Adriatico, il "no" dell'Arcivescovo Pichierri
«Come avventurarsi in progetti dall'esito incerto?»
Trani - venerdì 28 agosto 2015
6.56
Sulla proposta delle trivellazioni per la ricerca e l'estrazione di idrocarburi nelle acque del mare Adriatico, che ha sollevato molte polemiche nel mondo politico, è giunto anche il parere ufficiale di Mons. Giovan Battista Pichierri, Arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie, all'Avv. Gabriella Marcandrea, Presidente Ente Nazionale Protezione Ambiente/Animali Onlus di Barletta.
«Comincio, innanzitutto, con l'evidenziare una costante linea di tendenza che si è andata sempre più profilando all'interno della riflessione della Chiesa cattolica e soprattutto dell'insegnamento degli ultimi Papi, che desidero citare: Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco. Cioè una sempre più crescente attenzione ai temi ambientali con posizioni magisteriali chiare, coraggiose e per molti versi, intransigenti quanto al rispetto e alla cura del Creato. Si può dire che la recente enciclica di Papa Francesco è la più alta espressione di questo percorso che ripropone, con stile rinnovato e più esigente, la visione per la quale Dio pone nelle mani dell'uomo il Creato, quale "casa comune", e l'uomo deve approcciarsi ad essa con responsabilità e prendendosene cura. E ciò non sulla base di un astorico moralismo, ma su una ineludibile visione concreta dello stato di salute del nostro pianeta, ormai compromesso e seriamente minacciato dal degrado e dall'inquinamento in modo tale da far pensare a scenari preoccupanti principalmente per le future generazioni.
È bello sottolineare come tale riflessione sulle questioni ambientali debba essere fatta nel dialogo con gli scienziati e i rappresentanti di altre confessioni cristiane e religioni, proponendo così anche una sorta di metodo - quello di un comune confronto, tutti seduti ad uno stesso tavolo (istituzioni, chiese, mondo culturale e associazionismo) - che potrebbe essere proficuo per questioni più specifiche come quella delle trivellazioni. È questo l'orizzonte ideale nel quale va accolta la "Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato" che il Papa ha chiesto di celebrare il primo settembre, giorno in cui viene celebrata anche dalla Chiesa Ortodossa, all'inizio del loro anno liturgico. Cattolici ed Ortodossi insieme, in preghiera, per la cura del Creato diventa così un segno concreto di unità ecumenica.
Quanto alla questione delle trivellazioni nel nostro mare alla ricerca del petrolio, tenendo presente la premessa or ora esposta, sento di dovere fare due tipi di riflessioni. Sull'argomento si sono espressi, con dovizia di argomenti, alcuni confratelli Vescovi, tra cui Mons. Angiuli, in una intervista a Radio Vaticana, della quale ripropongo i passaggi più salienti: "Noto come a livello ecclesiale e civile ci sia un risveglio della coscienza e il desiderio di portare il proprio contributo alla soluzione di questi problemi. Porto un piccolo esempio: tutti i vescovi del Sud Salento, da Lecce in giù, hanno diramato un documento, letto in tutte le parrocchie e divenuto oggetto di riflessione da parte di tutto il popolo di Dio presente nel nostro territorio. Ciò ha suscitato una manifestazione comune; abbiamo fatto, insieme a tutti i vescovi e i rappresentanti delle associazioni, un momento di preghiera per fare poi un percorso fino a Leuca. Da questo sono nate tante altre iniziative. Quello che è importante sottolineare è la presa di coscienza anche dei sindaci dei nostri territori e delle Istituzioni regionali.(…). Il problema è innanzitutto di politica generale; una politica energetica di carattere generale, perché anche il governo più volte ha sostenuto che la politica portata avanti fino ad oggi deve essere assolutamente cambiata e che bisogna cercare altre fonti energetiche. Quindi c'è una questione di carattere strategico che riguarda l'impostazione di questa politica. Per quanto riguarda il problema più specifico, quello delle trivelle, pare sia acclarato che da noi ci sia poco petrolio, oltretutto di scarso valore. Non si vede quindi il motivo di impegnare questo nostro territorio, che si fonda sul turismo e non si capisce perché si debba deturparlo senza poi avere dei vantaggi, perché non ce ne sarà nessuno di carattere economico. La scelta non sembra quindi razionale. Questo è il punto fondamentale. Certo, non risulta comprensibile perché si debba dare addirittura a sette multinazionali il compito di portare avanti delle ricerche che non porteranno alcun vantaggio economico ma che sicuramente deturperanno il territorio. Se si tiene conto che l'unica risorsa del Meridione e del Sud Salento è il turismo, vuol dire che si aggiunge danno a danno; se poi si pensa che abbiamo già il grave problema della Xylella ancora non risolto, non so come si possa prevedere qualcosa del genere. Poi c'è tutto il problema dell'Ilva a Taranto… Insomma il Sud non può diventare una pattumiera con tutti questi problemi. Non si può aggiungere problema a problema. Non si vede il motivo per cui con i problemi che già abbiamo, si debba intervenire anche nel mare, tanto più che non ci sarà nessun guadagno dal punto di vista economico".
Come non fare proprie queste riflessioni? Come non tenere presente la vocazione naturale del nostro ambiente e delle nostre popolazioni? Come avventurarsi in progetti dall'esito incerto al costo della rottura di labili equilibri dell'ecosistema? Venendo alla seconda riflessione, significativi sono i pronunciamenti delle amministrazioni e dei rispettivi Presidenti della Provincia Barletta-Andria-Trani e della Regione Puglia, con i quali si esprime un netto "no" alle trivellazioni per la ricerca e l'estrazione di idrocarburi nelle acque del mare Adriatico. Pertanto, alla richiesta sulla questione delle trivellazioni fattami da parte dell'Avv. Gabriella Marcandrea, Presidente Ente Nazionale Protezione Ambiente/Animali Onlus di Barletta, alla luce di quanto suesposto, esprimo il mio parere negativo».
«Comincio, innanzitutto, con l'evidenziare una costante linea di tendenza che si è andata sempre più profilando all'interno della riflessione della Chiesa cattolica e soprattutto dell'insegnamento degli ultimi Papi, che desidero citare: Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco. Cioè una sempre più crescente attenzione ai temi ambientali con posizioni magisteriali chiare, coraggiose e per molti versi, intransigenti quanto al rispetto e alla cura del Creato. Si può dire che la recente enciclica di Papa Francesco è la più alta espressione di questo percorso che ripropone, con stile rinnovato e più esigente, la visione per la quale Dio pone nelle mani dell'uomo il Creato, quale "casa comune", e l'uomo deve approcciarsi ad essa con responsabilità e prendendosene cura. E ciò non sulla base di un astorico moralismo, ma su una ineludibile visione concreta dello stato di salute del nostro pianeta, ormai compromesso e seriamente minacciato dal degrado e dall'inquinamento in modo tale da far pensare a scenari preoccupanti principalmente per le future generazioni.
È bello sottolineare come tale riflessione sulle questioni ambientali debba essere fatta nel dialogo con gli scienziati e i rappresentanti di altre confessioni cristiane e religioni, proponendo così anche una sorta di metodo - quello di un comune confronto, tutti seduti ad uno stesso tavolo (istituzioni, chiese, mondo culturale e associazionismo) - che potrebbe essere proficuo per questioni più specifiche come quella delle trivellazioni. È questo l'orizzonte ideale nel quale va accolta la "Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato" che il Papa ha chiesto di celebrare il primo settembre, giorno in cui viene celebrata anche dalla Chiesa Ortodossa, all'inizio del loro anno liturgico. Cattolici ed Ortodossi insieme, in preghiera, per la cura del Creato diventa così un segno concreto di unità ecumenica.
Quanto alla questione delle trivellazioni nel nostro mare alla ricerca del petrolio, tenendo presente la premessa or ora esposta, sento di dovere fare due tipi di riflessioni. Sull'argomento si sono espressi, con dovizia di argomenti, alcuni confratelli Vescovi, tra cui Mons. Angiuli, in una intervista a Radio Vaticana, della quale ripropongo i passaggi più salienti: "Noto come a livello ecclesiale e civile ci sia un risveglio della coscienza e il desiderio di portare il proprio contributo alla soluzione di questi problemi. Porto un piccolo esempio: tutti i vescovi del Sud Salento, da Lecce in giù, hanno diramato un documento, letto in tutte le parrocchie e divenuto oggetto di riflessione da parte di tutto il popolo di Dio presente nel nostro territorio. Ciò ha suscitato una manifestazione comune; abbiamo fatto, insieme a tutti i vescovi e i rappresentanti delle associazioni, un momento di preghiera per fare poi un percorso fino a Leuca. Da questo sono nate tante altre iniziative. Quello che è importante sottolineare è la presa di coscienza anche dei sindaci dei nostri territori e delle Istituzioni regionali.(…). Il problema è innanzitutto di politica generale; una politica energetica di carattere generale, perché anche il governo più volte ha sostenuto che la politica portata avanti fino ad oggi deve essere assolutamente cambiata e che bisogna cercare altre fonti energetiche. Quindi c'è una questione di carattere strategico che riguarda l'impostazione di questa politica. Per quanto riguarda il problema più specifico, quello delle trivelle, pare sia acclarato che da noi ci sia poco petrolio, oltretutto di scarso valore. Non si vede quindi il motivo di impegnare questo nostro territorio, che si fonda sul turismo e non si capisce perché si debba deturparlo senza poi avere dei vantaggi, perché non ce ne sarà nessuno di carattere economico. La scelta non sembra quindi razionale. Questo è il punto fondamentale. Certo, non risulta comprensibile perché si debba dare addirittura a sette multinazionali il compito di portare avanti delle ricerche che non porteranno alcun vantaggio economico ma che sicuramente deturperanno il territorio. Se si tiene conto che l'unica risorsa del Meridione e del Sud Salento è il turismo, vuol dire che si aggiunge danno a danno; se poi si pensa che abbiamo già il grave problema della Xylella ancora non risolto, non so come si possa prevedere qualcosa del genere. Poi c'è tutto il problema dell'Ilva a Taranto… Insomma il Sud non può diventare una pattumiera con tutti questi problemi. Non si può aggiungere problema a problema. Non si vede il motivo per cui con i problemi che già abbiamo, si debba intervenire anche nel mare, tanto più che non ci sarà nessun guadagno dal punto di vista economico".
Come non fare proprie queste riflessioni? Come non tenere presente la vocazione naturale del nostro ambiente e delle nostre popolazioni? Come avventurarsi in progetti dall'esito incerto al costo della rottura di labili equilibri dell'ecosistema? Venendo alla seconda riflessione, significativi sono i pronunciamenti delle amministrazioni e dei rispettivi Presidenti della Provincia Barletta-Andria-Trani e della Regione Puglia, con i quali si esprime un netto "no" alle trivellazioni per la ricerca e l'estrazione di idrocarburi nelle acque del mare Adriatico. Pertanto, alla richiesta sulla questione delle trivellazioni fattami da parte dell'Avv. Gabriella Marcandrea, Presidente Ente Nazionale Protezione Ambiente/Animali Onlus di Barletta, alla luce di quanto suesposto, esprimo il mio parere negativo».