Religioni

Ultimo botto dell’anno: la pinacoteca

Mercoledì l’inaugurazione con 120 opere di Ivo Scaringi

Il quadrilatero magico si compone: l'auditorium di San Luigi, il palazzo Borsellino sottratto ad Annacondia e consegnato alle Forze di polizia giudiziaria, la sezione ebraica del museo Diocesano a Sant'Anna. A chiudere, l'apertura della pinacoteca all'interno di palazzo Beltrani, i cui lavori sono ormai terminati. «Palazzo Beltrani diventa un vero e proprio palazzo delle arti» commenta il sindaco Tarantini, pronto a tagliare il nastro mercoledì 30 dicembre alle ore 19.

All'interno di palazzo Beltrani troveranno posto 120 opere firmate da Ivo Scaringi, cedute dalla famiglia dell'artista al Comune in comodato d'uso. E così, undici anni dopo la sua morte, il Comune di Trani ha deciso di dedicare uno spicchio consistente di pinacoteca all'artista.

Ivo Scaringi è scomparso il 25 giugno del 1998, a 61 anni, dopo che, un mese prima, con il giornalista e amico Michele Campione, aveva inaugurato una mostra di Domenico Cantatore a Trani. Figlio di scultore e allievo dei pittori Francesco Spizzico, Roberto De Robertis e Vito Stifano, maestri dell'istituto statale d'arte di Bari dove Scaringi ha anche insegnato, l'artista tranese ha legato la sua arte pittorica all'impegno sociale, facendone lo strumento di comunicazione di una filosofia che lo ha disimpegnato solo quando non c'era più bisogno di denunciare a colpi di
pennello.

Scaringi, ritenuto dalla critica uno dei maestri della pittura pugliese contemporanea, ha sviluppato la sua arte in 40 anni, scanditi, nell'ordine, dalle tensioni morali e culturali degli anni '60, dalle sonorità cromatiche che evidenziavano la denuncia sociale mista alla carica esistenziale, dalle sperimentazioni per superare i problemi di linguaggio degli anni '70, fino a giungere a quando, venute meno certe urgenze tematiche, l'impegno dell'artista fu sempre più rivolto alla forma.

La sua carriera è stata ricca di riconoscimenti e collaborazioni prestigiose. La sua ultima opera, incompiuta è un autoritratto, iniziato pochi mesi prima della morte, espressione ultima della grande sensibilità e lungimiranza dell'artista a cui il Comune di Trani dedicherà la sua pinacoteca, all'interno della quale sono anche presenti (al primo piano) le macchine tipografiche che appartennero a Valdemaro Vecchi.

Anche in questo caso, la collezione potrebbe arricchirsi. L'amministrazione ha chiesto ad un altro tipografo tranese (Landriscina) di mettere a disposizione della comunità altri preziosi macchinari dell'inizio del secolo. La presenza di una tipografia d'epoca potrebbe consentire ai visitatori del palazzo di poter stampare con i caratteri d'epoca documenti e atti. Un souvenir speciale per turisti e studenti, «un'altra scommessa – dice il sindaco - che si può tranquillamente vincere».
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