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"Usati e buttati via dal Paese": lo sfogo amaro di un Oss a due giorni dalla scadenza dei contratti

Intanto Lopalco lascia alle Asl pugliesi la libertà di gestire i rinnovi

Riportiamo le parole di un operatore sanitario che rappresentano lo stato d'animo di tutti, esacerbati da un silenzio assordante della Sanità Pubblica a due giorni dalla scadenza del contratto e che si è interrotto con una decisione di Lopalco che assomiglia un po' alle mani lavate di Ponzio Pilato.

L'assessore Lopalco ha infatti lasciato alle Asl pugliesi la libertà di gestire eventuali rinnovi "in considerazione delle reali necessità delle singole aziende": ma la cosa, in mancanza non solo di un piano di fabbisogno che dal 2018 non viene presentato ma anche di uno stato di emergenza in cui versa il paese, fa apparire la posizione degli oss come di tappabuchi o formatori di coloro che a marzo non c'erano ma che - giustamente- essendo in graduatoria, oggi chiedono di essere assunti.

Perchè il dato certo è nel "cuneo" che blocca qualunque azione: la progressione verticale, la stabilizzazione e lo scorrimento graduatoria degli Oss assunti a tempo determinato fino a gennaio, vengono dopo l'assunzione dei vincitori del concorso di Foggia.

C'è da dire che la Asl di Lecce ha deciso di rinnovare i contratti stipulati nel 2020 durante la pandemia mentre le altre ancora tacciono.

Gli Oss dopo quasi un anno di abnegazione e dedizione all'emergenza pandemica, si sentono "presi e buttati via", addirittura con la possibilità di una proroga solo per formare il personale sanitario che nel marzo scorso latitò a quella che fu una vera e propria chiamata alle armi. Ne abbiamo parlato nei giorni scorsi in occasione di una protesta silenziosa davanti all'ospedale di Bisceglie mentre si attendevano gli esiti di un tavolo tecnico che poi non ebbe luogo (link all'articolo).

«Vergognoso. E si vergognoso. Nel 2021 in piena pandemia sanitaria quello che accade è scandaloso. Al 29/01 si parla solo di un rimbalzo di responsabilità come se fosse qualcosa di assurdo, non lasciare senza lavoro quei operatori che quando tutto era sconosciuto si sono esposti ad un rischio. Ma il nostro bel Paese non premia la meritocrazia.

No, no. Ci sarebbe un detto che non è riproponibile qui ma sarebbe adatto. Nel pubblico non si premia chi si distingue. Nel pubblico, i dirigenti e leader che grazie ai dipendenti che sono a contatto con gli utenti devono il loro merito di efficienza del loro lavoro, non ne tengono assolutamente conto. I dipendenti sono solo numeri. Uno vale l'altro. Tu puoi esser anche competente, professionista, aver maturato competenze specifiche. Ma questo non conta. Perché in un letto di ospedale il paziente è un comune cittadino e quindi non importa a nessuno se chi sta in prima linea sappia far bene il proprio lavoro, o grazie a coloro che erano li in prima linea, il sistema sanitario non è collassato. Ma l'italia è questa.

Il Paese chiama, tu rispondi e il Paese ti usa. Tutelati i lavoratori tutti, tranne loro. Li hanno chiamati eroi, hanno parlato di premi per loro ma ecco al 29/01 il premio è un calcio nel sedere. Una sola parola. Vergogna. I cittadini devono saperlo. Ad un'eventuale prossima necessità, cari dirigenti, cara sanità, caro paese e politici rimboccatevi le maniche e in prima linea andateci voi. Tutte le conseguenze psicologiche e fisiche sarà giusto portarle in conto a chi di dovere. P.s. Hanno utilizzato dosi di vaccino per gente che mandano via. E arriva gente per pochi mesi a cui somministrare altre dosi...».

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