Cronaca
Usura, imprenditore suicida: condannato un 64enne andriese
Caso Losciale, 4 anni e diverse ammende per Sabino Zagaria
Trani - venerdì 31 luglio 2015
7.33
Il 30 dicembre 2012 decise di togliersi la vita. Alessandro Losciale, 49enne tranese, fu trovato impiccato in un box che utilizzava come deposito per la sua attività d'installatore di impianti di climatizzazione. Accanto al suo cadavere fu trovato un messaggio d'addio, scritto a stampatello su un pezzo di carta, indirizzato ai suoi cari: "Non ce la faccio più a portare il pane a casa".
Il sostituto procuratore della Repubblica di Trani Luigi Scimè avviò un'indagine per induzione al suicidio che ad un certo punto contò 17 indagati. Ben presto gli inquirenti ipotizzarono che la ragione dell'estremo gesto di Losciale fosse da ricercarsi nella sua grave situazione debitoria. Sullo sfondo il forte sospetto che l'uomo fosse da tempo finito anche in mano agli usurai, impegnando proprietà e dando titoli a garanzia per debiti poi rinegoziati ed aumentati ancor più a dismisura.
Dai ruoli del tribunale penale emerse che Losciale era parte offesa in due distinti processi. Uno dei quali si è ora concluso in primo grado (l'altro si concluse a marzo dell'anno scorso) con la condanna del 64enne andriese Sabino Zagaria. Il collegio penale presieduto da Giulia Pavese gli ha inflitto 4 anni di reclusione e 6mila euro di multa, con interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e confisca dei beni immobili e delle disponibilità finanziarie proprie e della moglie già finiti sotto sequestro a dicembre 2009. Uno dei due episodi di presunta usura contestati a Zagaria riguardava proprio un supposto prestito concesso a Losciale; con interessi da capogiro secondo l'accusa sostenuta dal pubblico ministero Antonio Savasta.
Secondo quanto ricostruirono le indagini, a fronte di un prestito dei 10 milioni di lire Losciale avrebbe rilasciato a Zagaria un assegno, a 30 giorni, maggiorato di 2 milioni (con un tasso del 243,34%) e, successivamente, cambiali in bianco con scadenza fino a dicembre 2015. Il prestito iniziale di 10 milioni di lire sarebbe così lievitato sino ad oltre 150.000 euro. Nel processo Losciale non si era costituito parte civile. Diversamente da un imprenditore oleario andriese, ritenuto pure finito nella morsa dei presunti interessi usurari di Zagaria, che ha visto riconosciuto dal Tribunale il diritto ad una provvisionale di 15mila euro a titolo di risarcimento per danno morale.
Il sostituto procuratore della Repubblica di Trani Luigi Scimè avviò un'indagine per induzione al suicidio che ad un certo punto contò 17 indagati. Ben presto gli inquirenti ipotizzarono che la ragione dell'estremo gesto di Losciale fosse da ricercarsi nella sua grave situazione debitoria. Sullo sfondo il forte sospetto che l'uomo fosse da tempo finito anche in mano agli usurai, impegnando proprietà e dando titoli a garanzia per debiti poi rinegoziati ed aumentati ancor più a dismisura.
Dai ruoli del tribunale penale emerse che Losciale era parte offesa in due distinti processi. Uno dei quali si è ora concluso in primo grado (l'altro si concluse a marzo dell'anno scorso) con la condanna del 64enne andriese Sabino Zagaria. Il collegio penale presieduto da Giulia Pavese gli ha inflitto 4 anni di reclusione e 6mila euro di multa, con interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e confisca dei beni immobili e delle disponibilità finanziarie proprie e della moglie già finiti sotto sequestro a dicembre 2009. Uno dei due episodi di presunta usura contestati a Zagaria riguardava proprio un supposto prestito concesso a Losciale; con interessi da capogiro secondo l'accusa sostenuta dal pubblico ministero Antonio Savasta.
Secondo quanto ricostruirono le indagini, a fronte di un prestito dei 10 milioni di lire Losciale avrebbe rilasciato a Zagaria un assegno, a 30 giorni, maggiorato di 2 milioni (con un tasso del 243,34%) e, successivamente, cambiali in bianco con scadenza fino a dicembre 2015. Il prestito iniziale di 10 milioni di lire sarebbe così lievitato sino ad oltre 150.000 euro. Nel processo Losciale non si era costituito parte civile. Diversamente da un imprenditore oleario andriese, ritenuto pure finito nella morsa dei presunti interessi usurari di Zagaria, che ha visto riconosciuto dal Tribunale il diritto ad una provvisionale di 15mila euro a titolo di risarcimento per danno morale.