Politica

Verdi: dure considerazioni sulla questione termovalorizzatore

«La grande epopea degli inceneritoristi tranesi»

«La recente sentenza del Consiglio di Stato, che imprime nuove speranze agli inceneritoristi tranesi, impone alcune considerazioni. Gli ultimi due anni della cronaca locale sono stati imperniati, forzosamente, sulla tematica dell'inceneritore e del connesso ciclo dei rifiuti. La candidatura di Trani per la realizzazione del nefasto impianto è sicuramente attribuibile a pochi "illuminati" amministratori tranesi che, credendo, con somma presunzione di interpretare il pensiero dei cittadini si sono avventurati in questa spericolata quanto costosa ed insana epopea.

Il gruppetto degli inceneritoristi è vigorosamente capeggiato dal sindaco, che, in quanto medico oncologo, è riuscito a neutralizzare gli innumerevoli studi di scienziati di fama internazionale che, tuttavia, nulla contano rispetto alla sua incommensurabile sapienza. D'altro canto è incontestabile che un po' di salubre aerosol, proveniente dal gigantesco camino dell'impianto, avrebbe sicuramente giovato ai polmoni dei bambini, degli anziani e dei malati di asma.

Risulta vantaggioso, infatti, ignorare i recenti studi di ricercatori come Antonietta Gatti e Stefano Montanari, che con l'ausilio di un sofisticato ed innovativo microscopio elettronico a scansione ambientale, hanno scoperto i meccanismi con cui le nanoparticelle prodotte dalle combustioni sono capaci di entrare nell'organismo e di uccidere. Guarda caso si tratta delle stesse nanoparticelle che i sistemi di monitoraggio dei gestori non riescono o vorrebbero rilevare. Molti ormai sanno che la truffa scientifica che sta dietro gli inceneritori è ormai colossale ed in grado di imbavagliare la ricerca ‘dissidente'. Non a caso gli stessi ricercatori, Gatti e Montanari, si sono visti sottrarre lo strumento scientifico (microscopio ambientale) con cui provocavano grossi fastidi alle lobby degli inceneritoristi.

Accompagna l'allegra parata dei dogmatici tecnocrati futuristi, il Presidente dell'AMET. Il dott. Mangione, trainato dall'indomabile smania di fare del bene alle sempre più misere casse dell'azienda che presiede, ha sempre caldeggiato l'ardua impresa, al punto da fargli asserire, in una pubblica trasmissione televisiva del 2004, che al massimo entro due anni, Trani si sarebbe dotata del ‘magico' impianto. Evidentemente, così come il nostro insigne sindaco non vede l'ora di smaltire nanoparticelle nell'atmosfera, ben sapendo che sono salubri, benefiche o tutt'al più innocue. D'altro canto, l'inoffensività delle emissioni dall'imponente e tetro camino dell'inceneritore, sono state efficacemente garantite dai noti scienziati che gestiscono l'inceneritore di Dalmine che, in quanto neutrali e disinteressati, non hanno alcun interesse a fare false affermazioni. A questo punto è ragionevole ritenere che l'illustre combriccola degli inceneritoristi tranesi, negli anni Settanta, avrebbero sicuramente tifato per l'amianto, per l'eternit e per tutti i composti contenenti asbesto. Anche in quegli anni, infatti, si moltiplicavano gli studi "neutrali" che dimostravano la loro innocuità. Peccato che a distanza di pochi decenni sia stato accertato che quegli stessi studi erano stati finanziati dagli imparziali produttori che, nel frattempo, avevano avuto l'opportunità di invadere il pianeta con i loro funesti materiali.

Noi a Trani, ormai, dobbiamo rassegnarci: quelle dannate linee tecnologiche di separazione dei rifiuti (umido-secco), realizzate in prossimità della discarica dei RSU dell'AMIU, non fanno altro che attirare inceneritoristi da tutto il Mondo al pari di come le locuste potrebbero popolare le regioni tropicali nei noti flagelli biblici. Dovremmo, purtroppo, abituarci, conviverci e accapigliarci quasi quotidianamente. C'è da aggiungere che l'affare degli inceneritori non starebbe neppure in piedi economicamente se non li finanziasse lo Stato che gli passa 180 lire per ogni kwh prodotto in quanto li assimila sciaguratamente alle fonti energetiche rinnovabili. Infatti, se venisse modificato il D.L. 387/2003 che equipara la produzione di energia ottenuta dagli inceneritori a quella ottenuta con le vere fonti ecologiche rinnovabili, gli inceneritoristi cambierebbero mestiere e scapperebbero per primi dalla nave che affonda.

L'attribuzione alla COGEAM, della possibilità di costruire un impianto di CDR (combustibile da rifiuti), ottempera prioritariamente allo sciagurato bando regionale della passata legislatura e in subordine, sarebbe, invece, compatibile con il nuovo piano rifiuti proposto dall'amministrazione regionale attualmente presieduta da Vendola. Fu infatti lo stesso Fitto a contemplare l'impianto di CDR a Molfetta in alternativa all'inceneritore di Trani. Inoltre, il maligno impianto di incenerimento tranese sorgerà in contrasto con l'invocato 35% per cento di raccolta differenziata, condizione invocata dal noto Decreto Ronchi (D.L. 22/1997), per poter realizzare l'ultima fase del ciclo (incenerimento). Questo dato, concreto e inconfutabile, sarebbe sufficiente a inficiare il bando di gara che prevede l'inceneritore sul territorio tranese. Un'altra considerazione è legata all'ignobile farsa che gli illuminati amministratori tranesi hanno attuato per zittire ed imbavagliare la volontà popolare. Ricordiamo a tal proposito che lo stesso Consiglio Comunale, all'unanimità, aveva approvato l'iter per il referendum popolare che avrebbe, democraticamente, fatto esprimere i cittadini sull'annosa questione. Ebbene, se da un lato l'assise comunale illudeva i concittadini, dall'altro l'AMET agiva legalmente contro la decisione incaricando un importante quanto costoso studio legale barese. Ma non ha importanza, la parcella infatti, era pagata anche dagli oltre duemila tranesi che avevano firmato la petizione popolare per la richiesta del referendum.

A questo punto, nell'annunciare altre azioni di contrasto contro l'infausta scelta di localizzazione, chiediamo formalmente che qualora venisse realizzato l'impianto di incenerimento, in prossimità del cancello d'ingresso, venga anche realizzato un monumento per non dimenticare le disavventure legate alla sua realizzazione ed alla triste eredità che lascerà alle future generazioni. Inutile dire che, a futura memoria, sullo stesso monumento siano scolpiti i nomi di quei pochi "saggi" ed "illustri" concittadini che così "vigorosamente" lo vollero.»

Francesco Bartucci
Circolo di Trani di Legambiente
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