Sciopero Exprivia
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Scuola e Lavoro

Vertenza Exprivia, rischiano tanti lavoratori tranesi

Il paese dei coppoloni, ieri sciopero davanti al Comune di Molfetta

Ma l'Italia è davvero una repubblica fondata sul lavoro? Delicata situazione a Molfetta tra Exprivia Project e Network Contact, aziende che offrono lavoro anche a giovani tranesi.

"Enel Energia, Buongiorno sono Tizio e lavoro a tempo determinato. Un tempo determinato a scadenza immediata a causa dalla perdita della commessa della mia azienda. In pratica mi sento come lo yogurt che sta per scadere nel frigorifero". Se chiedi a uno qualunque dei lavoratori dell'Exprivia Project, oggi come si sente, risponderebbe così. Se di lavoratori si tratta e non di anonime matricole. Ma questa è un'altra storia.

Cosa succede? Si vince e si perde una gara, come sempre nella vita. E vai con il mors tua, vita mea. Macchiavelli docet. Questo sta succedendo a 160 lavoratori di Exprivia Projects, società del gruppo che si occupa dei servizi di call center con Enel in qualità di committente prevalente che per una serie di ragioni ha perso la commessa vinta dalla nuova società aggiudicatrice, Network Contact che si occupa sempre di attività di call center. Entrambe aziende di Molfetta, entrambe aziende esperte, entrambe aziende forti e vigorose che contano anche sulla presenza di lavoratori tranesi.

Ieri mattina i lavoratori hanno presidiato i palazzi del Comune in attesa di un incontro con il sindaco Paola Natalicchio, donna forte ed energica che sin da subito ha preso a cuore questa delicata situazione, ascoltando sia il Presidente Saitti della Network Contact così come anche il Presidente Exprivia, Favuzzi e mettendosi totalmente a disposizione al fine di risolvere il problema nel migliore dei modi possibili. La situazione si sarebbe potuta risolvere con il passaggio di tutti i lavoratori a Network Contact che, a differenza di Exprivia Project, ha molte altre commesse, ma la società ha potuto assorbire per ora solo 120 lavoratori, che, a dire il vero per timore, terrore e paura, sono autonomamente migrati da un'azienda all'altra, contando sulla fortuna che distano tra loro solo poche centinaia di metri, rinunciando in alcuni casi alla "stabilizzante" forma contrattuale in essere dall'altra parte.

Tra chi parla di esuberi e chi di ricollocamenti, tra chi pensa illusoriamente di tendere la mano e chi si sforza di salvare il salvabile c'è un'unica certezza, il dolore dei lavoratori senza distinzione di genere, nuovi indeterminati con job act, i vecchi indeterminati che con forza chiedono sia salvato quel minimo articolo 18 e anche i pochi ormai a tempo determinato. I lavoratori, donne e uomini, giovani in procinto di coronare sogni matrimoniali, padri e madri incapaci di assicurare un futuro glorioso ai propri figli. E sia ben chiaro che parliamo di geometri, ostetriche, avvocati, ingegneri, letterati, informatici e molto di più che pur di contrastare la Fornero e il suo celebre aggettivo choosy, con cui ha definito nel celebre discorso i giovani italiani, hanno scelto di lavorare, lavorare a prescindere e soprattutto lavorare bene.

In una gara c'è chi vince ed è bravo e fortunato e c'è chi perde ma parliamo di aziende che si occupano di un servizio in cui è il lavoratore che fa la parte centrale, oserei dire fondamentale. E allora che nessuno parli di appoggi, di aiuti né tantomeno di mani tese ma di necessità di garantire un solo, unico e insindacabile diritto, il diritto al lavoro e che sia dignitoso e rispettabile e che non miri a demistificare i sacrifici fatti, le insensatezze della vita e le capacità e i sogni riposti nel cassetto. La certezza è una sola: «È una vertenza difficilissima da gestire e me ne rendo conto. Ma coinvolge famiglie, vite in carne ed ossa, moltissimi giovani che dopo cinque anni rischiano di perdere salario e certezze. Le aziende devono fare ogni sforzo possibile per dare a tutti il maggior numero di tutele e assicurare la massima protezione. Sono vicina alla protesta dei lavoratori e mi metto a disposizione per fare la mia parte», ha detto Paola Natalicchio. Adesso spetta agli imprenditori fare le scelte giuste e ai lavoratori sperare che siano eque per loro e non per i numeri, quelli si sa sono spesso fallaci.
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