Enti locali
Villa Dragonetti, timidi spiragli di luce nella crisi
Per la struttura protetta, la Asl garantirà il pagamento del 50% delle rette. Riserbato e Camero hanno fatto il punto della situazione
Trani - venerdì 8 febbraio 2013
11.01
Si è tenuto a Trani, presso la sede della Provincia di via De Gemmis, un incontro di verifica della situazione di crisi che da tempo attanaglia la casa di riposo e la struttura protetta di villa Dragonetti, gestite dalla Congregazione delle suore Piccole operaie del Sacro cuore. Su espressa richiesta del sindaco di Trani Luigi Riserbato, l'assessore provinciale alle politiche attive del lavoro, Pompeo Camero, ha chiamato le parti sociali al tavolo nell'ambito della vertenza collettiva in atto, per verificare le ragioni del ritardo accumulato dall'amministrazione della struttura per anziani nella corresponsione degli emolumenti ai dipendenti, relativamente alle mensilità di dicembre 2012, parte della tredicesima e di gennaio 2013.
L'assise si è incentrata prevalentemente sulla verifica di assetti gestionali ed amministrativi, indispensabili a comprendere l'affidabilità di gestione negli impegni sinora assunti verso il personale dipendente. L'accertamento ha posto in evidenza che la struttura, assestata complessivamente su 158 posti letto, per metà è munita di autorizzazione definitiva relativamente alla struttura protetta che ospita circa 70 anziani non autosufficienti, per i quali è stata da qualche giorno sottoscritta con la Asl Bat una convenzione che dovrebbe assicurare, già nei prossimi giorni, la regolarizzazione nei pagamenti delle rette, con fatture da emettersi finalmente con le nuove tariffe ma al 50% dell'ammontare (in quanto il restante 50% grava sulle famiglie di appartenenza dei singoli ospiti), cancellando definitivamente, almeno per questa parte della struttura, l'intollerabile regime delle anticipazioni che dissanguano le casse dell'Ente.
Rimane tuttora in autorizzazione provvisoria la casa di riposo, per la quale la Congregazione ha dovuto persino affrontare una battaglia giudiziaria davanti al Tar Puglia, ottenendo la sospensione degli effetti della revoca emanata dal Comune di Trani dell'autorizzazione stessa. In questa parte della struttura ci sono altri 70 ospiti, disabili psichici, per i quali la Asl corrisponde una retta di 51 euro al giorno per anziano, assolutamente sottodimensionata rispetto ai costi sostenuti. «E' il caso – ha detto Camero - che l'amministrazione comunale, attraverso l'assessorato alle politiche sociali, verifichi possibili forme di sostegno per un servizio economicamente in perdita e che nel tempo potrebbe andare in default». L'assessore Camero pur constatandone l'immanente situazione di crisi, ha avuto modo di sottolineare che villa Dragonetti, tenendo sotto controllo la regolarità nella corresponsione dei contributi previdenziali assistenziali ed assicurativi, riesce ad ottenere ancora dall'Inps un durc che ne certifica la regolarità.
«La conduzione – spiega Camero – è abbottonata, tiene lontana per il momento la sospensione dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni, evitando di innescare una crisi che si rivelerebbe irreversibile. In seduta, ci è stato assicurato dalla direzione che non appena la Asl liquiderà le ultime fatture all'incasso, per gli 82 dipendenti ci sarà il saldo degli arretrati. Occorre che ci si stringa tutti intorno alla struttura, vero patrimonio della migliore tradizione assistenziale della città di Trani e dell'intera Bat, affinché si reperiscano le risorse necessarie agli adeguamenti strutturali, ammontanti ad 1.300.000 euro. Ho avuto modo di apprezzare l'atteggiamento collaborativo assunto sulla vicenda dalle organizzazioni sindacali rappresentanti dei lavoratori, così come con piacere ho constatato che siamo dinanzi ad amministratori di buon senso, che non hanno avuto la benché minima esitazione nell'avviare villa Dragonetti verso gli adeguamenti strutturali ed organici imposti attraverso la legge regionale 19/2006 ed il connesso regolamento di esecuzione. Ora però le risorse per gli ulteriori investimenti della casa scarseggiano e l'attività a sportello messa a punto dalla Regione Puglia, non è affatto adeguata ad assicurare la sopravvivenza di questo tipo di strutture, che con la stessa veste giuridica sono disseminate un po' dappertutto sul territorio regionale. Ottenere il 50% del finanziamento impone o la vendita di altri beni, il cui ricavato destinare al necessario intervento strutturale, oppure, laddove invece non vi sono cespiti da alienare, l'unica soluzione rimane il ricorso al mercato creditizio. Questi soggetti, come noto, non sono bancabili e di ciò, è ora che l'assessore regionale al welfare, Elena Gentile, e lo stesso presidente, Nichi Vendola, ne prendano atto. Spero per questo che la Regione Puglia sviluppi una sorta di capacity building, sostenendo concretamente questo tipo di imprese, impegnate nell'inclusione sociale, creando per loro una finanziaria ad hoc che, sostenuta da un fondo di garanzia, favorisca il ricorso al credito attraverso fideiussioni sostenibili».
L'assise si è incentrata prevalentemente sulla verifica di assetti gestionali ed amministrativi, indispensabili a comprendere l'affidabilità di gestione negli impegni sinora assunti verso il personale dipendente. L'accertamento ha posto in evidenza che la struttura, assestata complessivamente su 158 posti letto, per metà è munita di autorizzazione definitiva relativamente alla struttura protetta che ospita circa 70 anziani non autosufficienti, per i quali è stata da qualche giorno sottoscritta con la Asl Bat una convenzione che dovrebbe assicurare, già nei prossimi giorni, la regolarizzazione nei pagamenti delle rette, con fatture da emettersi finalmente con le nuove tariffe ma al 50% dell'ammontare (in quanto il restante 50% grava sulle famiglie di appartenenza dei singoli ospiti), cancellando definitivamente, almeno per questa parte della struttura, l'intollerabile regime delle anticipazioni che dissanguano le casse dell'Ente.
Rimane tuttora in autorizzazione provvisoria la casa di riposo, per la quale la Congregazione ha dovuto persino affrontare una battaglia giudiziaria davanti al Tar Puglia, ottenendo la sospensione degli effetti della revoca emanata dal Comune di Trani dell'autorizzazione stessa. In questa parte della struttura ci sono altri 70 ospiti, disabili psichici, per i quali la Asl corrisponde una retta di 51 euro al giorno per anziano, assolutamente sottodimensionata rispetto ai costi sostenuti. «E' il caso – ha detto Camero - che l'amministrazione comunale, attraverso l'assessorato alle politiche sociali, verifichi possibili forme di sostegno per un servizio economicamente in perdita e che nel tempo potrebbe andare in default». L'assessore Camero pur constatandone l'immanente situazione di crisi, ha avuto modo di sottolineare che villa Dragonetti, tenendo sotto controllo la regolarità nella corresponsione dei contributi previdenziali assistenziali ed assicurativi, riesce ad ottenere ancora dall'Inps un durc che ne certifica la regolarità.
«La conduzione – spiega Camero – è abbottonata, tiene lontana per il momento la sospensione dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni, evitando di innescare una crisi che si rivelerebbe irreversibile. In seduta, ci è stato assicurato dalla direzione che non appena la Asl liquiderà le ultime fatture all'incasso, per gli 82 dipendenti ci sarà il saldo degli arretrati. Occorre che ci si stringa tutti intorno alla struttura, vero patrimonio della migliore tradizione assistenziale della città di Trani e dell'intera Bat, affinché si reperiscano le risorse necessarie agli adeguamenti strutturali, ammontanti ad 1.300.000 euro. Ho avuto modo di apprezzare l'atteggiamento collaborativo assunto sulla vicenda dalle organizzazioni sindacali rappresentanti dei lavoratori, così come con piacere ho constatato che siamo dinanzi ad amministratori di buon senso, che non hanno avuto la benché minima esitazione nell'avviare villa Dragonetti verso gli adeguamenti strutturali ed organici imposti attraverso la legge regionale 19/2006 ed il connesso regolamento di esecuzione. Ora però le risorse per gli ulteriori investimenti della casa scarseggiano e l'attività a sportello messa a punto dalla Regione Puglia, non è affatto adeguata ad assicurare la sopravvivenza di questo tipo di strutture, che con la stessa veste giuridica sono disseminate un po' dappertutto sul territorio regionale. Ottenere il 50% del finanziamento impone o la vendita di altri beni, il cui ricavato destinare al necessario intervento strutturale, oppure, laddove invece non vi sono cespiti da alienare, l'unica soluzione rimane il ricorso al mercato creditizio. Questi soggetti, come noto, non sono bancabili e di ciò, è ora che l'assessore regionale al welfare, Elena Gentile, e lo stesso presidente, Nichi Vendola, ne prendano atto. Spero per questo che la Regione Puglia sviluppi una sorta di capacity building, sostenendo concretamente questo tipo di imprese, impegnate nell'inclusione sociale, creando per loro una finanziaria ad hoc che, sostenuta da un fondo di garanzia, favorisca il ricorso al credito attraverso fideiussioni sostenibili».