Attualità
Water vicino a letto e tavolo: nel carcere di Trani detenuti in condizioni difficili
La denuncia arriva dai sindacati di Polizia Penitenziaria
Trani - domenica 3 marzo 2019
11.21
Celle minuscole, spesso da condividere con un altro detenuto, in cui il water è a pochi centimetri dal tavolo su cui si mangia e al letto dove si dorme, mentre per lavarsi ci sono solo docce in comune da cui esce acqua fredda. Sono solo alcune delle condizioni in cui vivono i detenuti "dell'ala blu" del carcere di Trani, denunciate dal sindacato autonomo della polizia penitenziaria.
«Il Sappe - si legge in una nota - ritiene che oltre alle parole debbano essere le immagini a documentare lo scandalo del lager della sezione blu del carcere di Trani, ove a tutt'oggi è ospitata la stragrande maggioranza dei detenuti presenti 209 a fronte di una capienza totale di 336 detenuti. È inaccettabile che nel 2019 in un paese che si ritiene civile come l'Italia, nella sezione blu del carcere di Trani ci sia una situazione igienica sanitaria da terzo mondo, ove i detenuti giornalmente vengono offesi nella loro dignità di esseri umani, ed i poliziotti costretti a lavorare in condizioni assurde».
«È possibile – si legge ancora nel comunicato - che ad oggi si debbano costringere i detenuti a fare i loro bisogni senza alcuna privacy nella stessa stanza dove mangiano, dormono e passano la maggior parte della loro giornata, peggio degli animali?».
Un tempo dedicata a ospitare i brigatisti rossi, ora la sezione blu è popolata dai detenuti per reati comuni, ma il rischio che la tensione generata dalle loro condizioni si riversi sulle forze di polizia è altissimo.
«Anche i poliziotti penitenziari – scrivono ancora dal SAPPE - sono costretti a lavorare in questi ambienti fatiscenti, sporchi, freddi con i muri rigonfi di muffa o acqua che filtra da ogni dove, con sale docce senza igiene e privacy, senza videosorveglianza ed acqua calda».
La richiesta del sindacato, allora, è la chiusura immediata della sezione, «anche attraverso l'intervento delle autorità sanitarie o del sindaco di Trani, quale autorità sanitaria locale, cosa peraltro fatta in passato dal sindaco di Pordenone che chiuse il carcere della sua città, per le cattive condizioni igienico sanitarie», e per questo sono state annunciate nuove proteste «sia presso le sedi competenti nazionali che presso gli organismi internazionali dei diritti umani, nonché presso la magistratura ordinaria che dovrà accertare le continue violazioni in materia di sicurezza ed igiene».
«Il Sappe - si legge in una nota - ritiene che oltre alle parole debbano essere le immagini a documentare lo scandalo del lager della sezione blu del carcere di Trani, ove a tutt'oggi è ospitata la stragrande maggioranza dei detenuti presenti 209 a fronte di una capienza totale di 336 detenuti. È inaccettabile che nel 2019 in un paese che si ritiene civile come l'Italia, nella sezione blu del carcere di Trani ci sia una situazione igienica sanitaria da terzo mondo, ove i detenuti giornalmente vengono offesi nella loro dignità di esseri umani, ed i poliziotti costretti a lavorare in condizioni assurde».
«È possibile – si legge ancora nel comunicato - che ad oggi si debbano costringere i detenuti a fare i loro bisogni senza alcuna privacy nella stessa stanza dove mangiano, dormono e passano la maggior parte della loro giornata, peggio degli animali?».
Un tempo dedicata a ospitare i brigatisti rossi, ora la sezione blu è popolata dai detenuti per reati comuni, ma il rischio che la tensione generata dalle loro condizioni si riversi sulle forze di polizia è altissimo.
«Anche i poliziotti penitenziari – scrivono ancora dal SAPPE - sono costretti a lavorare in questi ambienti fatiscenti, sporchi, freddi con i muri rigonfi di muffa o acqua che filtra da ogni dove, con sale docce senza igiene e privacy, senza videosorveglianza ed acqua calda».
La richiesta del sindacato, allora, è la chiusura immediata della sezione, «anche attraverso l'intervento delle autorità sanitarie o del sindaco di Trani, quale autorità sanitaria locale, cosa peraltro fatta in passato dal sindaco di Pordenone che chiuse il carcere della sua città, per le cattive condizioni igienico sanitarie», e per questo sono state annunciate nuove proteste «sia presso le sedi competenti nazionali che presso gli organismi internazionali dei diritti umani, nonché presso la magistratura ordinaria che dovrà accertare le continue violazioni in materia di sicurezza ed igiene».