Agorà
Cerchiamo etica condivisa
Rifiutiamo perditempo e alleanze poco chiare
domenica 2 ottobre 2011
A me pare che, oggi, sia quanto mai necessario che ritorni ad essere rispettato l'essenziale rapporto di fiducia (e di verifica) che deve legare gli eletti agli elettori. E' altresì indispensabile evitare trasformismi, alleanze assai poco trasparenti azzerando così il distacco tra gran parte dei politici e la gente normale, che vive ora più che mai i suoi problemi più veri e pressanti. E' il momento di voltare pagina ed anche evitare anche errori del passato.
Nella nostra città si esprima il sindaco ed i suoi consiglieri tra coloro che consentono a tutti di sentirsi rappresentati e si ricominci col diritto a sapere prima del voto da chi si candida ad amministrare che cosa vuole fare e assieme a chi vuole farlo. E' sempre più evidente che solo il confronto e un'assunzione di maggiore responsabilità di parte delle rappresentanze di interessi collettivi può fornire quello sforzo necessario per risollevarci. Il tempo degli uomini soli alle leve del comando e dei personalismi è davvero scaduto. Perchè la festa è finita e da parecchio. E chi si attarda ancora col cappellino o la trombetta o rifiuta di discutere, evidentemente non ha compreso che la gente chiede disponiblità, unità d'intenti ed impegno coerente per uscire da questa brutta situazione in cui ci si trova.
Occorre, pertanto, che torni la politica con la p maiuscola. Quella fatta per le persone, quella fatta da coloro che vagliano, mediano, mediano ancora e poi decidono guardando all'interesse generale ed al bene comune. E' consigliabile che i perditempo si astengano, anzi indietreggino. C'è un gran lavoro da fare perchè nell'azione politica ed amministrativa di priorità degne di questo nome e di ciò che conta per dare delle risposte concrete ai bisogni ed alle aspettative ce ne sono tante, anzi troppe. Servono amministratori capaci di speranza e non persone che generano confuse illusioni, uomini e donne capaci di generare futuro e rinascita in una città scorata e stanca.
Chi, come me, pensa prima di tutto ai problemi delle persone e non dimentica che il vino nuovo non va porto in otri vecchi chiede in questo momento che il tutto non si riduca ad una scelta di un nome e a puro spettacolo, ma si svolga attorno a questioni serie, a nodi da sciogliere. Nodi utili per fare rete. Quella che serve a tutti e può contribuire ad orientarci nel cammino verso il futuro. Il pensiero costituisce la vera grandezza dell'uomo solo quando si fa esempio ed azione concreta. Non basta avere idee, anche giuste, se esse rimangono solo come uno sfarfallio della mente, un gioco di progetti e non guardano all'agire. Comunque e sempre, però, il confronto delle idee e la conversazione intelligente riescono a trasformare ed ad arricchire le relazioni e le persone ben più rispetto a rapporti regolati dai reciproci vantaggi.
A chi mi ha chiede del perchè abbia scelto di scrivere, in questa rubrica, rispondo ripensando a quando Don Milani ha scritto ai suoi: «Me ne importa, mi interessa». Mi interessa che la città sia amministrata da persone perbene ed il mio Paese sia governato da galantuomini. Mi interessa costruire un clima di fiducia. Mi interessa essere costruttore di futuro. Mi interessa il gusto per la riflessione per evitare di accontentarsi di verità preconfezionate. Per fare ciò è fondamentale proprio la passione e la fatica per raggiungerle. Insieme, da buoni cristiani. Ovviamente non servono smancerie. Noi cattolici siamo capaci di stare in silenzio ma anche capaci di parlare, di testimoniare, anche in politica.
Qual è la città che vogliamo costruire? Qual è la città che vogliamo lasciare? Il futuro della politica nella nostra città si gioca sulla capacità di coinvolgere ed entusiasmare i cittadini, aggregando e privilegiando la qualità degli aderenti, persone credibili e capaci di superare le visioni personali, creandone una comune. Si è pronti a cogliere questa sfida?
Sono convinto che questa crisi è anche il frutto della debolezza della riflessione economica legata alla riflessione culturale e politica. La riflessione politica è ormai diventata un gioco di interessi in cui si è perso il senso del bene comune. Inziamo a sostituire il termine potere con il termine responsabilità. Chi è la persona responsabile? E quella che risponde all'altro e risponde di se stessa e delle proprie scelte. Una questione di parole? Assolutamente no. Detto anche con altri termini, anzi utilizzando un linguaggio oggi di moda, è etica condivisa. Che eviti il prevalere di predatori.
Nella nostra città si esprima il sindaco ed i suoi consiglieri tra coloro che consentono a tutti di sentirsi rappresentati e si ricominci col diritto a sapere prima del voto da chi si candida ad amministrare che cosa vuole fare e assieme a chi vuole farlo. E' sempre più evidente che solo il confronto e un'assunzione di maggiore responsabilità di parte delle rappresentanze di interessi collettivi può fornire quello sforzo necessario per risollevarci. Il tempo degli uomini soli alle leve del comando e dei personalismi è davvero scaduto. Perchè la festa è finita e da parecchio. E chi si attarda ancora col cappellino o la trombetta o rifiuta di discutere, evidentemente non ha compreso che la gente chiede disponiblità, unità d'intenti ed impegno coerente per uscire da questa brutta situazione in cui ci si trova.
Occorre, pertanto, che torni la politica con la p maiuscola. Quella fatta per le persone, quella fatta da coloro che vagliano, mediano, mediano ancora e poi decidono guardando all'interesse generale ed al bene comune. E' consigliabile che i perditempo si astengano, anzi indietreggino. C'è un gran lavoro da fare perchè nell'azione politica ed amministrativa di priorità degne di questo nome e di ciò che conta per dare delle risposte concrete ai bisogni ed alle aspettative ce ne sono tante, anzi troppe. Servono amministratori capaci di speranza e non persone che generano confuse illusioni, uomini e donne capaci di generare futuro e rinascita in una città scorata e stanca.
Chi, come me, pensa prima di tutto ai problemi delle persone e non dimentica che il vino nuovo non va porto in otri vecchi chiede in questo momento che il tutto non si riduca ad una scelta di un nome e a puro spettacolo, ma si svolga attorno a questioni serie, a nodi da sciogliere. Nodi utili per fare rete. Quella che serve a tutti e può contribuire ad orientarci nel cammino verso il futuro. Il pensiero costituisce la vera grandezza dell'uomo solo quando si fa esempio ed azione concreta. Non basta avere idee, anche giuste, se esse rimangono solo come uno sfarfallio della mente, un gioco di progetti e non guardano all'agire. Comunque e sempre, però, il confronto delle idee e la conversazione intelligente riescono a trasformare ed ad arricchire le relazioni e le persone ben più rispetto a rapporti regolati dai reciproci vantaggi.
A chi mi ha chiede del perchè abbia scelto di scrivere, in questa rubrica, rispondo ripensando a quando Don Milani ha scritto ai suoi: «Me ne importa, mi interessa». Mi interessa che la città sia amministrata da persone perbene ed il mio Paese sia governato da galantuomini. Mi interessa costruire un clima di fiducia. Mi interessa essere costruttore di futuro. Mi interessa il gusto per la riflessione per evitare di accontentarsi di verità preconfezionate. Per fare ciò è fondamentale proprio la passione e la fatica per raggiungerle. Insieme, da buoni cristiani. Ovviamente non servono smancerie. Noi cattolici siamo capaci di stare in silenzio ma anche capaci di parlare, di testimoniare, anche in politica.
Qual è la città che vogliamo costruire? Qual è la città che vogliamo lasciare? Il futuro della politica nella nostra città si gioca sulla capacità di coinvolgere ed entusiasmare i cittadini, aggregando e privilegiando la qualità degli aderenti, persone credibili e capaci di superare le visioni personali, creandone una comune. Si è pronti a cogliere questa sfida?
Sono convinto che questa crisi è anche il frutto della debolezza della riflessione economica legata alla riflessione culturale e politica. La riflessione politica è ormai diventata un gioco di interessi in cui si è perso il senso del bene comune. Inziamo a sostituire il termine potere con il termine responsabilità. Chi è la persona responsabile? E quella che risponde all'altro e risponde di se stessa e delle proprie scelte. Una questione di parole? Assolutamente no. Detto anche con altri termini, anzi utilizzando un linguaggio oggi di moda, è etica condivisa. Che eviti il prevalere di predatori.