Agorà
I cittadini chiedono fatti e non parole
Mentre a Roma si discute...
mercoledì 31 agosto 2011
La prima parte della locuzione «dum Romae consulitur» («mentre a Roma si discute») viene spesso usata nei confronti delle persone che perdono molto tempo in consultazioni continue senza prendere una decisione, in un contesto che invece richiederebbe rapide decisioni (il cardinale Salvatore Pappalardo la citò sul feretro del generale Carlo Alberto della Chiesa per un duro atto di accusa allo Stato nella stagione degli omicidi eccellenti di mafia). Rapportata alla politica tranese, il ricorso alla massima di Tito Livio non appare azzardato.
A Trani non si fa altro che discutere (primarie sì, primarie no, candidato X o candidato Y) mentre la città, proprio come l'antica Sagunto assediata dai cartaginesi, è, nel caso specifico, sull'orlo della caduta morale, economica e sociale. Se da una parte la democrazia, quella vera, si fonda sul dialogo con la minoranza che, dopo un civile confronto, si inchina alle decisioni della maggioranza, a Trani pare succeda il contrario.
Diversi partiti di un stessa area politica, dopo mesi e mesi di riunioni, discussioni, confronti, proposte, idee, progetti ed altro si sono ritrovati concordi per formare un fronte unico in vista delle prossime consultazioni amministrative, sottoscrivendo documenti programmatici e regolamenti. Ma il giorno dopo, qualcuno, chissà per quali finalità, ha cambiato idea, rimangiandosi in parte quanto sottoscritto il giorno prima e rimettendo tutto in discussione. Non è certo un segnale di coerenza e onestà politica nei confronti di una cittadinanza sull'orlo di una crisi di nervi, (l'assonanza col famoso film di Almodovar sembra quanto mai appropriata), che attende da anni un capovolgimento, un cambio di rotta di una politica fin qui affaristica, corrotta, ad usum delphini.
Si continua, o meglio si riprende dopo mesi e mesi di incontri, a discutere dimenticandosi soprattutto dei problemi della città. Si ignorano mesi e mesi di lavoro per costituire un unico esercito, anche se composto da truppe con bandiere diverse, alcune delle quali molto a corto di soldati. Ma quel che è più deleterio è che si rinnega uno dei principali punti cardine sottoscritti, ovvero la scelta del candidato sindaco che sarebbe dovuta venire dalle primarie a meno che non vi fosse stata unità di consensi su una data persona. Ma come è noto, i comunicati stampa a iosa degli ultimi giorni dimostrano, purtroppo, non c'è unità di vedute, per cui onestà intellettuale imporrebbe di far valere almeno quanto sottoscritto. Non entriamo nella meritocrazia dei nomi dei candidati sindaco che circolano, perché riteniamo più importante una stretta di mano fra gentiluomini anche se in ambito politico. Ma così, evidentemente, non è.
E allora di nuovo l'un contro l'altri armati (solo a parole, meno male), con riunioni carbonare, con infiltrati per carpire i segreti (di Pulcinella). Il tutto mentre dall'altra parte qualcuno gongola delle disgrazie altrui e Trani e i tranesi, come Sagunto, stanno per essere saccheggiati. Ma sarebbe pure ora che il popolo di Trani si desse una mossa e facesse sentire di più la sua partecipazione alle vicende della vita politica cittadina e non come i personaggi della tragicommedia di Beckett (Aspettando Godot), che attendono supinamente quel qualcuno che non verrà vivendo così una vita priva di scopo e di significato.
A Trani non si fa altro che discutere (primarie sì, primarie no, candidato X o candidato Y) mentre la città, proprio come l'antica Sagunto assediata dai cartaginesi, è, nel caso specifico, sull'orlo della caduta morale, economica e sociale. Se da una parte la democrazia, quella vera, si fonda sul dialogo con la minoranza che, dopo un civile confronto, si inchina alle decisioni della maggioranza, a Trani pare succeda il contrario.
Diversi partiti di un stessa area politica, dopo mesi e mesi di riunioni, discussioni, confronti, proposte, idee, progetti ed altro si sono ritrovati concordi per formare un fronte unico in vista delle prossime consultazioni amministrative, sottoscrivendo documenti programmatici e regolamenti. Ma il giorno dopo, qualcuno, chissà per quali finalità, ha cambiato idea, rimangiandosi in parte quanto sottoscritto il giorno prima e rimettendo tutto in discussione. Non è certo un segnale di coerenza e onestà politica nei confronti di una cittadinanza sull'orlo di una crisi di nervi, (l'assonanza col famoso film di Almodovar sembra quanto mai appropriata), che attende da anni un capovolgimento, un cambio di rotta di una politica fin qui affaristica, corrotta, ad usum delphini.
Si continua, o meglio si riprende dopo mesi e mesi di incontri, a discutere dimenticandosi soprattutto dei problemi della città. Si ignorano mesi e mesi di lavoro per costituire un unico esercito, anche se composto da truppe con bandiere diverse, alcune delle quali molto a corto di soldati. Ma quel che è più deleterio è che si rinnega uno dei principali punti cardine sottoscritti, ovvero la scelta del candidato sindaco che sarebbe dovuta venire dalle primarie a meno che non vi fosse stata unità di consensi su una data persona. Ma come è noto, i comunicati stampa a iosa degli ultimi giorni dimostrano, purtroppo, non c'è unità di vedute, per cui onestà intellettuale imporrebbe di far valere almeno quanto sottoscritto. Non entriamo nella meritocrazia dei nomi dei candidati sindaco che circolano, perché riteniamo più importante una stretta di mano fra gentiluomini anche se in ambito politico. Ma così, evidentemente, non è.
E allora di nuovo l'un contro l'altri armati (solo a parole, meno male), con riunioni carbonare, con infiltrati per carpire i segreti (di Pulcinella). Il tutto mentre dall'altra parte qualcuno gongola delle disgrazie altrui e Trani e i tranesi, come Sagunto, stanno per essere saccheggiati. Ma sarebbe pure ora che il popolo di Trani si desse una mossa e facesse sentire di più la sua partecipazione alle vicende della vita politica cittadina e non come i personaggi della tragicommedia di Beckett (Aspettando Godot), che attendono supinamente quel qualcuno che non verrà vivendo così una vita priva di scopo e di significato.