Agorà
Un patto per Trani
La democrazia deve servire a motivare i cittadini
domenica 13 novembre 2011
La democrazia deve servire a motivare i cittadini perché senza il loro consenso non si può avere una buona selezione della classe politica dirigente. Senza la domanda di democrazia, non può esserci una buona offerta. Nessuno può chiamarsi fuori, soprattutto in questi momenti di crisi e in particolare nella formazione delle alleanze.
In questo clima odierno, da cattolico mi piacerebbe, che le alleanze presenti in città (destra, sinistra, centro) scegliessero di non contrapporsi ma di concentrare insieme alcuni grandi compiti comuni nel fronteggiare i problemi ed i disagi di tutti. Se ciò avverrà la politica dimostrerà di non essere stata messa in un angolo, di essere in grado di fornire risposte ai tranesi. Ovviamente questo nuovo clima politico potrebbe riservare sorprese, e beninteso, critiche. Banalmente si cerca la tranquillità sociale attraverso il salire a compromessi. Sicuramente per i cattolici già in azione il problema non è essere credenti ma essere credibili.
L'esperienza ci dice che i piccoli furti sono numerosi soprattutto quando c'è povertà o addirittura miseria in troppe famiglie. Non si rischia la galera senza motivi gravi: chi non riesce a sopravvivere con altri mezzi – dopo aver chiesto qua e là, al Comune o alle parrocchie (sempre in prima fila) – cosa deve fare per sostenersi? I piccoli rubano per fame. I grossi delinquenti o rapinatori abili, per arricchirsi senza faticare troppo. I ricchi (alcuni) rubano coi guanti gialli, magari evadendo le tasse. Così va il mondo.
Nel dopoguerra ci furono uomini in grado di risollevarsi dalla povertà, con il rigore morale ed intellettuale che li sostenevano. Torni, allora, la loro presenza e si occupino del bene comune. Perché nessun tranese, anche chi non si interessa di politica, non dovrebbe avere interesse a costruire una città dove si prevedono peggioramenti nelle condizioni di vita.
Sarebbe un errore troppo grande affidare la guida della città a chi non ha a cuore la costruzione del futuro di ciascuno e di tutti. La storia, però, è piena di errori, anche gravi, che nessuno individualmente vuole ma che collettivamente sono stati enormi. Facciamo allora di tutto perché si allarghi la soglia del dialogo dandoci obiettivi limitati, precisi e grandi.
Serve un maggior contributo di solidarietà sottoscritto come un patto per costruire una città migliore soprattutto per i più deboli. Questa idea , da trasformarsi in una iniziativa concreta, viene da un semplice cittadino e senza secondi fini. L'idea vale solo se molti la seguono. Cosi la proposta ci aiuta a credere nel futuro e a prepararlo. Io ci sto. Lo dico con una dose di consapevole orgoglio per la portata e l'incisività delle intelligenze e delle forze buone che caratterizzano ancora e sempre la nostra comunità cittadina e che sanno mettersi a disposizione al tempo giusto. Per settimane si sta chiedendo a chi ha senso di responsabilità e potere di chiamare e motivare i migliori ad esercitare la capacità di agire e di darsi con generosità. Indicando obiettivi concreti e coinvolgenti, per credere e preparare un futuro comune. Il che vuol dire farsi carico, con lucidità e priorità chiare, dei problemi presenti: sviluppo e rilancio, lavoro, politiche sociali, cultura, sicurezza.
Mi sembra di non sbagliare nel riferire di un professionista stimato da più parti che si è offerto di scendere in campo, dicendo con chiarezza la sua. Non capita tutti i giorni. Quando capita fa piacere. Regala entusiasmo. Serve come segno di fiducia e di incoraggiamento per tutti coloro che si impegnano nel volontariato, negli oratori, nelle associazioni. Serve per considerare la politica nuovamente uno strumento per educare alla vita. Una politica fatta bene, con persone competenti e preparate, ma assolutamente aperta a tutti. Per il bene di tutti, anche degli avversari, con un'attenzione agli ultimi. Servirà per raccontare ai più giovani come mantenere diritta la propria vita, far bene il proprio lavoro, non tradire i principi ai quali ci è stato insegnato a credere, per migliorare il tono della vita di ognuno e di tutti. Servirà a raccontare che qualsiasi situazione negativa passa anche per le nostre defezioni, per le nostre incoerenze, per l'infedeltà verso il bene comune e che tutto ciò, portato avanti negli anni, alla fine chiede di essere pagato da tutti, soprattutto dai più deboli. Soprattutto noi cattolici, non l'abbiamo ascoltata tutti la storia di San Martino, da bambini? Quella dell'uomo in sella al suo cavallo orgoglioso che si ferma, si china, impietosito, a coprire un miserabile, a dividere il suo mantello con un mendicante?
Ricordiamo ai politici che c'è un mondo generoso e non raccontato, parallelo, che tesse le nostre giornate, e le cambia innervandole di un'anima che nessuna logica puramente utilitaristica può avere. Nelle parrocchie, negli oratori, nelle Caritas, nelle associazioni anche laiche. Così rinasce la speranza e si presenta come un appello. Prendere l'esempio di questa gratuità che si riscopre soltanto se si ascolta, se si hanno gli occhi per guardare. Questa ricchezza che dapprima suscita stupore, e poi una strana commozione, come se fosse ancora possibile volere un bene comune, e costruirlo assieme.
Chi ha risorse culturali e energie interiori deve rifiutare la maschera. I cattolici tranesi in politica già in prima linea devono essere insieme impegnati contro le conseguenze più mordaci della crisi che si scarica sempre di più e prima sui più poveri ed essere portatori di progetti di investimento sui giovani. Portando il proprio contributo originale che innanzitutto si chiama speranza. Che non è una ricetta politica o una magia economica. Ma è il rimboccarsi le maniche con cuore e pazienza.
Serve la capacità di non mascherare i problemi per affrontarli con una infinita positività ed ognuno esprimendo il meglio di sé. E' questo che i cattolici tranesi devono. Essere credibili è un dovere.
In questo clima odierno, da cattolico mi piacerebbe, che le alleanze presenti in città (destra, sinistra, centro) scegliessero di non contrapporsi ma di concentrare insieme alcuni grandi compiti comuni nel fronteggiare i problemi ed i disagi di tutti. Se ciò avverrà la politica dimostrerà di non essere stata messa in un angolo, di essere in grado di fornire risposte ai tranesi. Ovviamente questo nuovo clima politico potrebbe riservare sorprese, e beninteso, critiche. Banalmente si cerca la tranquillità sociale attraverso il salire a compromessi. Sicuramente per i cattolici già in azione il problema non è essere credenti ma essere credibili.
L'esperienza ci dice che i piccoli furti sono numerosi soprattutto quando c'è povertà o addirittura miseria in troppe famiglie. Non si rischia la galera senza motivi gravi: chi non riesce a sopravvivere con altri mezzi – dopo aver chiesto qua e là, al Comune o alle parrocchie (sempre in prima fila) – cosa deve fare per sostenersi? I piccoli rubano per fame. I grossi delinquenti o rapinatori abili, per arricchirsi senza faticare troppo. I ricchi (alcuni) rubano coi guanti gialli, magari evadendo le tasse. Così va il mondo.
Nel dopoguerra ci furono uomini in grado di risollevarsi dalla povertà, con il rigore morale ed intellettuale che li sostenevano. Torni, allora, la loro presenza e si occupino del bene comune. Perché nessun tranese, anche chi non si interessa di politica, non dovrebbe avere interesse a costruire una città dove si prevedono peggioramenti nelle condizioni di vita.
Sarebbe un errore troppo grande affidare la guida della città a chi non ha a cuore la costruzione del futuro di ciascuno e di tutti. La storia, però, è piena di errori, anche gravi, che nessuno individualmente vuole ma che collettivamente sono stati enormi. Facciamo allora di tutto perché si allarghi la soglia del dialogo dandoci obiettivi limitati, precisi e grandi.
Serve un maggior contributo di solidarietà sottoscritto come un patto per costruire una città migliore soprattutto per i più deboli. Questa idea , da trasformarsi in una iniziativa concreta, viene da un semplice cittadino e senza secondi fini. L'idea vale solo se molti la seguono. Cosi la proposta ci aiuta a credere nel futuro e a prepararlo. Io ci sto. Lo dico con una dose di consapevole orgoglio per la portata e l'incisività delle intelligenze e delle forze buone che caratterizzano ancora e sempre la nostra comunità cittadina e che sanno mettersi a disposizione al tempo giusto. Per settimane si sta chiedendo a chi ha senso di responsabilità e potere di chiamare e motivare i migliori ad esercitare la capacità di agire e di darsi con generosità. Indicando obiettivi concreti e coinvolgenti, per credere e preparare un futuro comune. Il che vuol dire farsi carico, con lucidità e priorità chiare, dei problemi presenti: sviluppo e rilancio, lavoro, politiche sociali, cultura, sicurezza.
Mi sembra di non sbagliare nel riferire di un professionista stimato da più parti che si è offerto di scendere in campo, dicendo con chiarezza la sua. Non capita tutti i giorni. Quando capita fa piacere. Regala entusiasmo. Serve come segno di fiducia e di incoraggiamento per tutti coloro che si impegnano nel volontariato, negli oratori, nelle associazioni. Serve per considerare la politica nuovamente uno strumento per educare alla vita. Una politica fatta bene, con persone competenti e preparate, ma assolutamente aperta a tutti. Per il bene di tutti, anche degli avversari, con un'attenzione agli ultimi. Servirà per raccontare ai più giovani come mantenere diritta la propria vita, far bene il proprio lavoro, non tradire i principi ai quali ci è stato insegnato a credere, per migliorare il tono della vita di ognuno e di tutti. Servirà a raccontare che qualsiasi situazione negativa passa anche per le nostre defezioni, per le nostre incoerenze, per l'infedeltà verso il bene comune e che tutto ciò, portato avanti negli anni, alla fine chiede di essere pagato da tutti, soprattutto dai più deboli. Soprattutto noi cattolici, non l'abbiamo ascoltata tutti la storia di San Martino, da bambini? Quella dell'uomo in sella al suo cavallo orgoglioso che si ferma, si china, impietosito, a coprire un miserabile, a dividere il suo mantello con un mendicante?
Ricordiamo ai politici che c'è un mondo generoso e non raccontato, parallelo, che tesse le nostre giornate, e le cambia innervandole di un'anima che nessuna logica puramente utilitaristica può avere. Nelle parrocchie, negli oratori, nelle Caritas, nelle associazioni anche laiche. Così rinasce la speranza e si presenta come un appello. Prendere l'esempio di questa gratuità che si riscopre soltanto se si ascolta, se si hanno gli occhi per guardare. Questa ricchezza che dapprima suscita stupore, e poi una strana commozione, come se fosse ancora possibile volere un bene comune, e costruirlo assieme.
Chi ha risorse culturali e energie interiori deve rifiutare la maschera. I cattolici tranesi in politica già in prima linea devono essere insieme impegnati contro le conseguenze più mordaci della crisi che si scarica sempre di più e prima sui più poveri ed essere portatori di progetti di investimento sui giovani. Portando il proprio contributo originale che innanzitutto si chiama speranza. Che non è una ricetta politica o una magia economica. Ma è il rimboccarsi le maniche con cuore e pazienza.
Serve la capacità di non mascherare i problemi per affrontarli con una infinita positività ed ognuno esprimendo il meglio di sé. E' questo che i cattolici tranesi devono. Essere credibili è un dovere.