Agorà
Urge un nuovo soggetto politico d'ispirazione popolare
E un sogno?
lunedì 22 agosto 2011
Molti amici mi stanno chiedendo che cosa ne penso della crisi finanziaria visto che lavoro in banca da oltre trent'anni. Vi sottoporrò le mie considerazioni in maniera molto semplice. La crisi finanziaria pur essendo una fenomeno complesso e difficile da spiegare a mio avviso è una crisi tutta politica, causata da una cattiva regolamentazione e superabile solo dal ristabilimento di un ordinamento basato sulla responsabilità e sull'assunzione del ragionevole rischio.
Ci sono tre modi per analizzare quello che sta succedendo. Il primo è quello di guardare il problema con un'ottica eslusivamente economica, il secondo si basa sulla crisi culturale e valoriale, il terzo pone in correlazione i primi due. Come negli anni '90 è soprattutto una crisi di fiducia ed è il prezzo della distanza tra il sistema politico e la gente. Una distanza che è frutto di uno sguardo corto che per troppi anni ha guidato le scelte della nostra classe dirigente. Occorrerà intervenite con tempestività, competenza ed autorevolezza. Ciò a cui non si potrà rinunciare è far emergente una nuova classe dirigente responsabile, libera da conflitti di interesse, coerente, affidabile e, perciò, votabile.
E' soprattutto nei momenti difficili che queste qualità devono risaltare. Mi chiedono e vi chiedo: dove stiamo andando? Beh, io mi sforzo di essere sempre ottimista. Spero in un tempo nuovo nel quale chi sta in politica sappia garantire, con lucidità e serena volontà di incidere, una dedizione al bene comune generosa come i grandi valori a cui si ispira. Smemorati e scaldapoltrone non servono, anzi fanno danno. Ovviamente per noi cattolici la mancanza di un unico soggetto politico che interpreti questa esigenza culturale e valoriale indebolisce, di fatto, la costruzione di una politica cristianamente ispirata. Ecco perchè, nell'attuale fase poltica, confusa e contraddittoria, l'unica risposta credibile e realmente praticabile resta quella di unire le forze - a livello trasversale pur senza tentazioni consociative - per marcare una presenza politica significativa e originale. Le occasioni non mancano e le possibilità neppure.
Se riusciamo, in questa fase, a tracciare la strada per far pesare di più i cattolici in termini ideali, culturali e politici forse avremmo già compiuto in significativo passo in avanti. Questa crisi deve strapparci dall'indifferenza: bisogna partire, bisogna chiedere trasparenza. E' arrivata l'ora di indignarci. Bisogna dare precedenza al programma e subordinare il potere (la ripartizione di posti e poltrone) alle esigenze di attuazione di scelte coraggiose ed efficaci, facendo prevalere sempre il bene comune sugli interessi particolari. L'urgenza di una rifondazione della presenza dei cattolici torna - ora più che mai - alla ribalta. Visto che per i cattolici il pluralismo di opzioni politiche concrete è del tutto normale e legittimo, che fare? Militare all'interno dei diversi partiti democratici o scegliere liberamente di impegnarsi in gruppo unendosi con chi condivide determinati valori? E' chiaro che agendo uniti ed insieme i valori si possono affermare più efficacemente, evitando il pericolo di divenire insignificanti all'interno di soggetti politici nei quali il confronto su certi valori è spesso impossibile o infruttuoso.
Fermo restando sempre il dovere fondamentale di comportarsi sempre con coerenza, Don Sturzo capì che la coerenza dei cattolici in politica non stava tanto nel richiamo formale al nome cristiano (al quale egli fu sempre decisamente contrario), quanto nel rigore morale, nella tensione ideale al servizio, unitamente all'efficacia operativa del programma, la cui coerenza cristiana sarebbe testimoniata dalle scelte coraggiose e dal coinvolgimento popolare del territorio, ispirato ai valori fondamentali della persona, della solidarietà, del bene comune.
Perchè non tentare di ripartire dalla società civile, facendo nascere un nuovo soggetto politico, non alternativo ma complementare alle altre forze politiche riformiste presenti nello spazio intermedio? Non si tratta di scomporre i partiti esistenti, ma di recuperare le diverse realtà progressiste operanti sul territorio (circoli culturali, associazioni ed altro) non in alternativa ai partiti, ma in vista di una possibile coalizione con loro. Solo un nuovo soggetto politico d'ispirazione popolare, insieme con le altre forze riformiste che occupano oggi il medesimo spazio intermedio (tra la destra e la sinistra), sarebbe in grado di recuperare la massa degli indecisi e degli assenteisti, dando vita a un rinnovamento. Questa soluzione, nell'ottica dell'alternanza,vi sembra che possa apparire una via per realizzare democraticamente un'alternativa effettiva al populismo imperante? A me si.
Ebbene Susanna, Antonio, Pinuccio, Sergio, Mario, Angelo e company: è un sogno? In un certo senso si. Nonostante tutto, però, conserva ancora una sua attualità. Anche se sa di...!
Attendo.
Ci sono tre modi per analizzare quello che sta succedendo. Il primo è quello di guardare il problema con un'ottica eslusivamente economica, il secondo si basa sulla crisi culturale e valoriale, il terzo pone in correlazione i primi due. Come negli anni '90 è soprattutto una crisi di fiducia ed è il prezzo della distanza tra il sistema politico e la gente. Una distanza che è frutto di uno sguardo corto che per troppi anni ha guidato le scelte della nostra classe dirigente. Occorrerà intervenite con tempestività, competenza ed autorevolezza. Ciò a cui non si potrà rinunciare è far emergente una nuova classe dirigente responsabile, libera da conflitti di interesse, coerente, affidabile e, perciò, votabile.
E' soprattutto nei momenti difficili che queste qualità devono risaltare. Mi chiedono e vi chiedo: dove stiamo andando? Beh, io mi sforzo di essere sempre ottimista. Spero in un tempo nuovo nel quale chi sta in politica sappia garantire, con lucidità e serena volontà di incidere, una dedizione al bene comune generosa come i grandi valori a cui si ispira. Smemorati e scaldapoltrone non servono, anzi fanno danno. Ovviamente per noi cattolici la mancanza di un unico soggetto politico che interpreti questa esigenza culturale e valoriale indebolisce, di fatto, la costruzione di una politica cristianamente ispirata. Ecco perchè, nell'attuale fase poltica, confusa e contraddittoria, l'unica risposta credibile e realmente praticabile resta quella di unire le forze - a livello trasversale pur senza tentazioni consociative - per marcare una presenza politica significativa e originale. Le occasioni non mancano e le possibilità neppure.
Se riusciamo, in questa fase, a tracciare la strada per far pesare di più i cattolici in termini ideali, culturali e politici forse avremmo già compiuto in significativo passo in avanti. Questa crisi deve strapparci dall'indifferenza: bisogna partire, bisogna chiedere trasparenza. E' arrivata l'ora di indignarci. Bisogna dare precedenza al programma e subordinare il potere (la ripartizione di posti e poltrone) alle esigenze di attuazione di scelte coraggiose ed efficaci, facendo prevalere sempre il bene comune sugli interessi particolari. L'urgenza di una rifondazione della presenza dei cattolici torna - ora più che mai - alla ribalta. Visto che per i cattolici il pluralismo di opzioni politiche concrete è del tutto normale e legittimo, che fare? Militare all'interno dei diversi partiti democratici o scegliere liberamente di impegnarsi in gruppo unendosi con chi condivide determinati valori? E' chiaro che agendo uniti ed insieme i valori si possono affermare più efficacemente, evitando il pericolo di divenire insignificanti all'interno di soggetti politici nei quali il confronto su certi valori è spesso impossibile o infruttuoso.
Fermo restando sempre il dovere fondamentale di comportarsi sempre con coerenza, Don Sturzo capì che la coerenza dei cattolici in politica non stava tanto nel richiamo formale al nome cristiano (al quale egli fu sempre decisamente contrario), quanto nel rigore morale, nella tensione ideale al servizio, unitamente all'efficacia operativa del programma, la cui coerenza cristiana sarebbe testimoniata dalle scelte coraggiose e dal coinvolgimento popolare del territorio, ispirato ai valori fondamentali della persona, della solidarietà, del bene comune.
Perchè non tentare di ripartire dalla società civile, facendo nascere un nuovo soggetto politico, non alternativo ma complementare alle altre forze politiche riformiste presenti nello spazio intermedio? Non si tratta di scomporre i partiti esistenti, ma di recuperare le diverse realtà progressiste operanti sul territorio (circoli culturali, associazioni ed altro) non in alternativa ai partiti, ma in vista di una possibile coalizione con loro. Solo un nuovo soggetto politico d'ispirazione popolare, insieme con le altre forze riformiste che occupano oggi il medesimo spazio intermedio (tra la destra e la sinistra), sarebbe in grado di recuperare la massa degli indecisi e degli assenteisti, dando vita a un rinnovamento. Questa soluzione, nell'ottica dell'alternanza,vi sembra che possa apparire una via per realizzare democraticamente un'alternativa effettiva al populismo imperante? A me si.
Ebbene Susanna, Antonio, Pinuccio, Sergio, Mario, Angelo e company: è un sogno? In un certo senso si. Nonostante tutto, però, conserva ancora una sua attualità. Anche se sa di...!
Attendo.