Apatheia
Habemus Papam
Non è vero che destra e sinistra non esistono più. Non esiste più la sinistra
mercoledì 20 marzo 2013
16.26
Non è vero che destra e sinistra non esistono più. Non esiste più la sinistra. Forse per cultura, forse per paura ma è meglio restare chiusi in casa piuttosto che in piazza tra la gente che soffre e che protesta, è meglio erigere delle mura piuttosto che trovare insieme una soluzione per combattere la miseria che ormai è del mondo e, presto, ci seppellirà tutti. È meglio non vedere, è meglio non sapere dei bambini morti di fame o morti ammazzati, è meglio far festa per un Papa o per una partita di calcio piuttosto che vedere i bambini impiccati nello Sri Lanka. Ma, per noi che non abbiamo un lavoro, dove cazzo è lo Sri Lanka? Eppure esiste e neanche troppo lontano. Non me ne vogliate per la battuta sul Papa, può essere che mi sia sbagliato nel giudicarlo male, può darsi che mi sia sbagliato nel cercare su internet tutte le notizie contro di lui, anzi lo spero, lo ammetto, sono parecchio prevenuto, ma, ammetto anche questo, spero intensamente di sbagliarmi. Spero ogni minuto di sbagliarmi. Sicuramente ed ovviamente pretendo uno stato laico senza interferenze da una qualsivoglia religione ma, è vero lo ammetto, l'influenza la prendi comunque, anche se hai fatto il vaccino ed in questo caso la malattia è endemica. Non vedo l'ora di vedere la folla che ora lo acclama cominciare ad aver paura, che quegli uomini inebriati e bisognosi degli eventi che si ripetono ciclicamente ma raramente, tipo un Papa nuovo di zecca, comincino a sentir minate le loro certezze, i punti fermi, a sentirsi poco cristiani, poco cattolici. Diranno, come sempre, sono cristiano ma non cattolico. Come dire sono di sinistra del Pd.
Sì perché è difficile essere cristiani, quasi quanto essere di sinistra. L'altro giorno parlavo con un amico che cercava di convincermi sulle qualità del Papa, mi faceva notare la sua umiltà, il suo cammino vicino a Cristo. Poi è passato un Rom ed ha detto, infastidito, che puzzava e che – verbum pro verbo - bisogna mandar via queste merde. Se un giorno il mio amico dovesse aver paura del Papa, dovesse dire che il Papa è fuori dal mondo, che, sì va bene la carità, l'amore per il prossimo, però i rom, quelli no, a tutto c'è un limite ed il Papa è un sognatore, può perdonare lui che è il Papa ma noi no, noi vogliamo la polizia e, perché no, la pulizia. Anche Gesù era un sognatore, anche Marx, erano degli utopistici, romantici che non si potevano sentire.
Non vedo l'ora di vedere questo Papa occuparsi di certe faccende. Non dei gay o dell'aborto che, per Giove, finitela di pretendere che un Papa le benedica - è come chiedere a Marx di benedire un'azienda privata, ci sono dei punti di partenza e se uno non li condivide cambia serenamente strada - ma che si occupi dei bambini che muoiono invece di giocare, della fame, della miseria, della disperazione e lo faccia senza cedere alla tentazione dell'assistenzialismo misericordioso, della carità, lo faccia con la forza della volontà di una presa di coscienza, la proposta di un'alternativa ad un sistema violento e fallimentare.
Visto che l'influenza la prendono, seppur con minore intensità e ridotta espressione dei sintomi, anche quelli vaccinati, il Papa ci dia una mano, non con la pace, non con la misericordia ma con una spada per combattere le ingiustizie e per conquistare la giustizia e l'eguaglianza sociale. Stanno bene anche i baci e gli abbracci tra la folla estasiata ma il momento è drammatico ed è il tempo di cercare insieme una soluzione e, se vi parlo così, credetemi, è perché non ne ho la più pallida idea di cosa si possa fare e, sono certo, come me molti altri, anche quelli che ostentano una certa sicurezza televisiva od elettorale. Però parliamone, prima che sia troppo tardi, senza epigrammi anonimi, senza invidia, senza odio, senza presunzione.
Viva la rivoluzione.
Sì perché è difficile essere cristiani, quasi quanto essere di sinistra. L'altro giorno parlavo con un amico che cercava di convincermi sulle qualità del Papa, mi faceva notare la sua umiltà, il suo cammino vicino a Cristo. Poi è passato un Rom ed ha detto, infastidito, che puzzava e che – verbum pro verbo - bisogna mandar via queste merde. Se un giorno il mio amico dovesse aver paura del Papa, dovesse dire che il Papa è fuori dal mondo, che, sì va bene la carità, l'amore per il prossimo, però i rom, quelli no, a tutto c'è un limite ed il Papa è un sognatore, può perdonare lui che è il Papa ma noi no, noi vogliamo la polizia e, perché no, la pulizia. Anche Gesù era un sognatore, anche Marx, erano degli utopistici, romantici che non si potevano sentire.
Non vedo l'ora di vedere questo Papa occuparsi di certe faccende. Non dei gay o dell'aborto che, per Giove, finitela di pretendere che un Papa le benedica - è come chiedere a Marx di benedire un'azienda privata, ci sono dei punti di partenza e se uno non li condivide cambia serenamente strada - ma che si occupi dei bambini che muoiono invece di giocare, della fame, della miseria, della disperazione e lo faccia senza cedere alla tentazione dell'assistenzialismo misericordioso, della carità, lo faccia con la forza della volontà di una presa di coscienza, la proposta di un'alternativa ad un sistema violento e fallimentare.
Visto che l'influenza la prendono, seppur con minore intensità e ridotta espressione dei sintomi, anche quelli vaccinati, il Papa ci dia una mano, non con la pace, non con la misericordia ma con una spada per combattere le ingiustizie e per conquistare la giustizia e l'eguaglianza sociale. Stanno bene anche i baci e gli abbracci tra la folla estasiata ma il momento è drammatico ed è il tempo di cercare insieme una soluzione e, se vi parlo così, credetemi, è perché non ne ho la più pallida idea di cosa si possa fare e, sono certo, come me molti altri, anche quelli che ostentano una certa sicurezza televisiva od elettorale. Però parliamone, prima che sia troppo tardi, senza epigrammi anonimi, senza invidia, senza odio, senza presunzione.
Viva la rivoluzione.