Apatheia
Il bue, l'asinello e le bombe di Israele
Vi racconterò una storia...
mercoledì 21 novembre 2012
22.30
Questa mattina ho scoperto che, nella grotta dove nacque il bambin Gesù, non vi erano il bue e l'asinello e nemmeno la mangiatoia. Lo ha detto, ex cathedra, il papa. Che profondo senso di smarrimento ho provato, lo stesso che provai quando la mia maestra, atea integralista – di quelle che mentre gli altri bambini preparavano il lavoretto per il Natale, noi dovevamo restare con la testa sui libri a leggere, se ci andava bene, la storia e la geografia – ci chiese, con aria beffarda, come potevano i pastori portare le pecore al pascolo se nevicava, cosa che peraltro a Betlemme accadeva raramente e starsene fuori al freddo della notte a guardare gli angeli canterini e, nel silenzio di noi bambini attoniti, aggiunse che tutte quelle montagne da noi con tanto amore innalzate nei nostri sfavillanti presepi non erano appena che colline. Se lo diceva la maestra era come se lo dicesse il papa. Cominciai allora ad avere dei dubbi ma, dopo quel che ha detto il papa stamattina, finalmente dubbi non ne ho più.
Piuttosto che occuparmi del tipo di riscaldamento usato nella celebre grotta, mi preoccuperei del riscaldamento di chi una casa nemmeno la possiede. In questo momento sto pensando ai bambini di Gaza che, oltre a non averla, al posto del bue e dell'asinello, del loro alito amorevole e caldo, della mangiatoia, si ritrovano ad essere riscaldati dalle bombe lanciate da Isralele. Cosa possiamo fare, siamo impotenti mi direte. Possiamo almeno parlarne, indignarci, dissentire? O Natale deve arrivare comunque senza essere disturbati dal dolore degli altri? Non possiamo rinunciare ai regali ed ai cenoni, alla faccia della miseria, anche quella nostra. Saremmo disposti, come fa Lucariello nella celebre commedia "Natale in casa Cupiello", a pignorare gli orecchini della moglie pur di poter comprare il capitone ed addormentarci satolli e sereni? Anche per Lucariello e la sua famiglia, alla fine, la mazzata arriva proprio perché è stato cieco, ha preferito non vedere. Per quanto tempo ancora pignoreremo la nostra coscienza?
Vi racconterò una storia.
C'era una luogo dove i contadini si tramandavano la loro terra di padre in figlio. Non esistevano dei contratti, il possesso era una consuetudine quindi per chi non fosse del luogo quelle terre potevano essere res nullius (cosa di nessuno) e per questo, terra di cui appropriarsene o da vendere. Quel luogo oltre ad avere uno straordinario valore strategico per la sua posizione geografica, era ricco di giacimenti di petrolio, per cui cominciarono ad arrivare popoli da altre parti del mondo che desideravano occuparlo. I colonizzatori di questo luogo favorirono l'acquisto di terreni da parte di un gruppo che in breve si appropriò di buona parte del territorio. A quel punto quelle persone forti delle loro proprietà, del loro potere economico, cominciarono ad avanzare delle pretese che, inizialmente, furono solo di riconoscimento della loro esistenza ma presto divennero vere e proprie richieste di dominio di quel luogo. Ovviamente i nativi non furono molto d'accordo e si opposero con tutta la loro forza al tentativo meschino di indebita appropriazione. Ma il denaro, si sa, fa molti alleati e allora chi aveva il denaro ebbe gli alleati. Ci si appellò a tutto, anche a presunte promesse divine di terre pur di assopire la ragione e di nascondere i motivi reali della questione. Il diavolo ci mise in mezzo anche una città che era come una sorta di Ὄλυμπος (olimpo), casa di tutti gli dei. È un po' come sparare la luce del faro di un porto negli occhi ad un metro di distanza, non ci vedi più. Ridussero la terra dei nativi ad una striscia. Ma questi non si rassegnarono all'idea che tutto era scritto in sacri scritti di altri e continuarono a protestare, un po' come i nostri partigiani, che non erano certo dei terroristi con le loro imboscate agli invasori tedeschi. Arrivarono le bombe che uccisero tutti, compreso i bambini, i loro sogni, la giustizia, la nostra coscienza.
Poi arrivarono i Magi con i loro doni che al bambin Gesù non potevano servire, almeno in quel momento.
Piuttosto che occuparmi del tipo di riscaldamento usato nella celebre grotta, mi preoccuperei del riscaldamento di chi una casa nemmeno la possiede. In questo momento sto pensando ai bambini di Gaza che, oltre a non averla, al posto del bue e dell'asinello, del loro alito amorevole e caldo, della mangiatoia, si ritrovano ad essere riscaldati dalle bombe lanciate da Isralele. Cosa possiamo fare, siamo impotenti mi direte. Possiamo almeno parlarne, indignarci, dissentire? O Natale deve arrivare comunque senza essere disturbati dal dolore degli altri? Non possiamo rinunciare ai regali ed ai cenoni, alla faccia della miseria, anche quella nostra. Saremmo disposti, come fa Lucariello nella celebre commedia "Natale in casa Cupiello", a pignorare gli orecchini della moglie pur di poter comprare il capitone ed addormentarci satolli e sereni? Anche per Lucariello e la sua famiglia, alla fine, la mazzata arriva proprio perché è stato cieco, ha preferito non vedere. Per quanto tempo ancora pignoreremo la nostra coscienza?
Vi racconterò una storia.
C'era una luogo dove i contadini si tramandavano la loro terra di padre in figlio. Non esistevano dei contratti, il possesso era una consuetudine quindi per chi non fosse del luogo quelle terre potevano essere res nullius (cosa di nessuno) e per questo, terra di cui appropriarsene o da vendere. Quel luogo oltre ad avere uno straordinario valore strategico per la sua posizione geografica, era ricco di giacimenti di petrolio, per cui cominciarono ad arrivare popoli da altre parti del mondo che desideravano occuparlo. I colonizzatori di questo luogo favorirono l'acquisto di terreni da parte di un gruppo che in breve si appropriò di buona parte del territorio. A quel punto quelle persone forti delle loro proprietà, del loro potere economico, cominciarono ad avanzare delle pretese che, inizialmente, furono solo di riconoscimento della loro esistenza ma presto divennero vere e proprie richieste di dominio di quel luogo. Ovviamente i nativi non furono molto d'accordo e si opposero con tutta la loro forza al tentativo meschino di indebita appropriazione. Ma il denaro, si sa, fa molti alleati e allora chi aveva il denaro ebbe gli alleati. Ci si appellò a tutto, anche a presunte promesse divine di terre pur di assopire la ragione e di nascondere i motivi reali della questione. Il diavolo ci mise in mezzo anche una città che era come una sorta di Ὄλυμπος (olimpo), casa di tutti gli dei. È un po' come sparare la luce del faro di un porto negli occhi ad un metro di distanza, non ci vedi più. Ridussero la terra dei nativi ad una striscia. Ma questi non si rassegnarono all'idea che tutto era scritto in sacri scritti di altri e continuarono a protestare, un po' come i nostri partigiani, che non erano certo dei terroristi con le loro imboscate agli invasori tedeschi. Arrivarono le bombe che uccisero tutti, compreso i bambini, i loro sogni, la giustizia, la nostra coscienza.
Poi arrivarono i Magi con i loro doni che al bambin Gesù non potevano servire, almeno in quel momento.