Apatheia

L'accordo c'è stato o non c'è stato?

Sicuramente è stato un errore accettare quell’incarico

Il fascismo si è presentato come l'anti-partito, ha aperto le porte a tutti i candidati, ha dato modo a una moltitudine incomposta di coprire con una vernice di idealità politiche vaghe e nebulose lo straripare selvaggio delle passioni, degli odi, dei desideri. Il fascismo è divenuto così un fatto di costume, si è identificato con la psicologia antisociale di alcuni strati del popolo italiano. Antonio Gramsci, L'Ordine Nuovo, 26 aprile 1921.

Quattro anni fa ho smesso di fumare, lo stesso giorno di 23 anni fa invece si concludeva amaramente la storia del PCI, dividendosi in due, divisione che resterà fatale per gli anni a venire. Così stamattina ho una voglia irrefrenabile di Gramsci.

Il presidente della commissione consiliare pubblica istruzione e cultura Francesco De Noia, durante la trasmissione Diritto & Rovescio ha affermato che all'epoca del ballottaggio tra il candidato sindaco Riserbato ed il candidato sindaco Operamolla, ci sarebbe stato un accordo tra il sindaco Riserbato ed il candidato sindaco Ferrante a cui sarebbe stata offerta la presidenza del consiglio a patto che lui ed i suoi si astenessero così da consentire la rosicata vittoria di Riserbato. Se quest'affermazione dovesse corrispondere a verità, ci troveremmo di fronte ad una drammatica ed ennesima beffa nei confronti dei cittadini tranesi ed una pesante ed ulteriore sconfitta per la politica e comunque, verità o gossip che sia, l'affermazione altro non fa che favorire l'ormai inarrestabile fuga dei cittadini dalla politica e la ricerca o la proposta di soluzioni alternative, populiste e spesso violente.

In questi due giorni in cui si è parlato di accordi, di gossip, querele e tant'altro di cui nulla potesse interessare ai cittadini che non possono sfamare i figli, che non possono pagare l'affitto e le bollette, i cittadini senza casa che mangiano una volta al giorno alla mensa della Caritas e dormono al freddo alla stazione, i giovani che non trovano un lavoro, me ne sono stato in silenzio a riflettere, ne sono stati coinvolti anche i miei pensieri. Sicuramente ho provato un'amarezza infinita nel sentire uno un uomo di governo che parla di un accordo scellerato tra coalizioni opposte per farne vincerne una in cambio di una presidenza del consiglio, è un fatto che ti destabilizza profondamente, ti allontana ulteriormente ed inesorabilmente dalla politica. Ma - parafrasando la celebre frase che pronunciò Pio VII all'ufficiale napoleonico il 5 luglio 1809 mentre gli intimava di cedere alla Francia i territori dello Stato Pontificio - ho deciso che non ci posso credere, non ci devo credere, non ci voglio credere. Riflettendo, ho pensato che nemmeno lo sprovveduto più accurato potrebbe mai commettere una simile ingenuità, il re che si avvia nudo ben sapendo che ci sarà certamente il bambino ingenuo che non farà finta di non vederlo nudo, una presidenza talmente infruttuosa che solo senza accordi si poteva accettare. Penso che Fabrizio si sia astenuto per lo stesso motivo per cui mi sono astenuto io, per amarezza, per delusione. Anch'io a quel tempo scelsi di astenermi ma non per avvantaggiare un sindaco anziché un altro bensì perché ero troppo amareggiato e deluso per il risultato elettorale da me ottenuto, risultato che imputavo soprattutto ad una sinistra divisa quindi non convincente e perdente.

Oggi ritengo sia stato un errore, sia quello di Fabrizio che il mio, quello di astenersi, ritengo che un sentimento personale non debba mai farsi avanti in politica e se dovesse succedere bisogna sopprimerlo con forza e sacrificare ogni incertezza per il bene comune. Ritengo anche che sia stato un errore accettare quell'incarico, non perché un presidente del consiglio non possa essere dell'opposizione ma per le circostanze che si erano delineate in quel particolare momento, perché l'evento si prestava ghiotto ad interpretazioni di questo tipo e poi perché, ovviamente, mentre la tempesta si avvicina, qualcuno per agitare ancora di più le acque, dalla folla avrebbe potuto urlare: "Il re è nudo."

Che tutto serva da monito per me, per i compagni e un po' per tutti.
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La rubrica di Rino Negrogno

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