Apatheia
L’assessore tifoso
Se tutti fossero "tifosi"...ognuno nel proprio ambito
mercoledì 22 ottobre 2014
7.28
Ci sono certi luoghi a Trani, immobili, senza tempo, quasi incontaminati, con la grazia e la lentezza dei vecchi e del sole che accarezza i cesti in vimini sugli sgabelli. Via Fiume, via de Brado, via Sasso, sembrano vicoli, traverse di corsi, scorciatoie usate per rivedere la processione dall'inizio, zigzagate per arrivare prima. Sono ricordi dove esistono ancora i sottani con le sedie per sedersi in cerchio fuori, con l'odore del bucato, spalancati per arieggiare i materassi riempiti con la lana lavata alla fine dell'estate prima di fare la salsa, asciugata al sole e pizzicata con le mani per ammorbidirla. Dove esistono le vecchie dietro la tenda con in mano qualcosa da rammendare che ti guardano vispe, più forti dei loro uomini forti ormai morti. Esistono ancora la bottega del fabbro e del fornaio, il contadino seduto sull'uscio con la maggiorana e le olive nere davanti all'unica stanza intorno al desco e ti ubriaca in ottobre l'odore del mosto che pervade dai portoni con tanto di tini e arnesi.
In fondo siamo ancora così a Trani anche se questi posti stanno scomparendo, restiamo inguaribili personaggi di Guareschi, in un mondo piccolo di mare, tanto che l'assessore allo sport difende il tifoso incazzato che protesta e blocca i treni alla stazione. Mi rallegra sapere dell'assessore che difende il manifestante. Dovrebbe essere sempre così. Come vorrei che l'assessore alla Pubblica Istruzione difendesse lo studente incazzato che protesta perché non ci sono aule, che l'assessore alle politiche sociali difendesse il disoccupato incazzato che protesta sotto il municipio, che l'assessore alla salute difendesse i malati incazzati che protestano per essere curati, che il sindaco difendesse il cittadino incazzato che protesta perché non ha una casa. La verità è che l'assessore allo sport, non lo fa per propaganda, lo fa perché è un tifoso, per questo ci riesce bene, certo, ci guadagnerà i voti bipartisan dei tifosi, ma lui non lo fa per propaganda, lo fa perché ci crede. Come vorrei che l'assessore alla Pubblica Istruzione fosse uno studente senza aule, che l'assessore alle politiche sociali fosse un disoccupato, che l'assessore alla salute fosse un malato, che il sindaco fosse un cittadino senza casa. Sperando che non resti solo il tifo per la squadra di calcio a restare intatto dopo l'eventuale nomina.
Mentre percorro stralunato questi vicoli, mio figlio mi chiede come mai zigzaghiamo e non preferiamo la strada principale. Gli rispondo come Kavafis di non affrettare il viaggio, che duri a lungo. Gli dico di osservare i sottani, il fabbro e il fornaio perché fanno parte di un mondo che va scomparendo, quel mondo che ho appena fatto in tempo a vedere io quand'ero bambino. Nel frattempo, un contadino che avrà avuto un ottantina d'anni, seduto su una seggiola sgangherata, dietro una cassa di legno colma d'uva Italia e un'anfora con delle olive, prende in mano una grossa zucca e rivolgendosi a mio figlio esclama: "bimbo vuoi la zucca di allouin?" Probabilmente l'avrebbe scritto così, peraltro nemmeno io so come si scrive ed è inutile controllare su Google. Guardo il contadino, ha le rughe disegnate da mille giorni di sole, reca un ramoscello d'ulivo alle labbra, un cappello di paglia sfilacciato sulla tesa. Allouin mi riporta alla realtà.
In fondo siamo ancora così a Trani anche se questi posti stanno scomparendo, restiamo inguaribili personaggi di Guareschi, in un mondo piccolo di mare, tanto che l'assessore allo sport difende il tifoso incazzato che protesta e blocca i treni alla stazione. Mi rallegra sapere dell'assessore che difende il manifestante. Dovrebbe essere sempre così. Come vorrei che l'assessore alla Pubblica Istruzione difendesse lo studente incazzato che protesta perché non ci sono aule, che l'assessore alle politiche sociali difendesse il disoccupato incazzato che protesta sotto il municipio, che l'assessore alla salute difendesse i malati incazzati che protestano per essere curati, che il sindaco difendesse il cittadino incazzato che protesta perché non ha una casa. La verità è che l'assessore allo sport, non lo fa per propaganda, lo fa perché è un tifoso, per questo ci riesce bene, certo, ci guadagnerà i voti bipartisan dei tifosi, ma lui non lo fa per propaganda, lo fa perché ci crede. Come vorrei che l'assessore alla Pubblica Istruzione fosse uno studente senza aule, che l'assessore alle politiche sociali fosse un disoccupato, che l'assessore alla salute fosse un malato, che il sindaco fosse un cittadino senza casa. Sperando che non resti solo il tifo per la squadra di calcio a restare intatto dopo l'eventuale nomina.
Mentre percorro stralunato questi vicoli, mio figlio mi chiede come mai zigzaghiamo e non preferiamo la strada principale. Gli rispondo come Kavafis di non affrettare il viaggio, che duri a lungo. Gli dico di osservare i sottani, il fabbro e il fornaio perché fanno parte di un mondo che va scomparendo, quel mondo che ho appena fatto in tempo a vedere io quand'ero bambino. Nel frattempo, un contadino che avrà avuto un ottantina d'anni, seduto su una seggiola sgangherata, dietro una cassa di legno colma d'uva Italia e un'anfora con delle olive, prende in mano una grossa zucca e rivolgendosi a mio figlio esclama: "bimbo vuoi la zucca di allouin?" Probabilmente l'avrebbe scritto così, peraltro nemmeno io so come si scrive ed è inutile controllare su Google. Guardo il contadino, ha le rughe disegnate da mille giorni di sole, reca un ramoscello d'ulivo alle labbra, un cappello di paglia sfilacciato sulla tesa. Allouin mi riporta alla realtà.