Apatheia

L'improvvido

La cosa che mi lascia attonito non è Grillo ma sono i suoi seguaci...

La cosa che più mi lascia inerme non è Grillo con i suoi occhi spiritati e che non lascia nemmeno parlare ma vuole eliminare gli altri e lo fa in streaming non avendo all'uopo un monte Tabor, pensando a ragion veduta di far colpo sui suoi trascendentali adepti. Tanto si sa che fine fanno quelli che vogliono eliminare gli altri prima o poi, anzi purtroppo poi e perlopiù ad opera degli stessi ipnotizzati caudatari. Non che Renzi sia legittimato a reggere il fardello giacché figlio di primarie, un sistema che già Pilato trovò ributtante e pilotabile tanto che se ne lavò le mani, un sistema dove deciderebbero i simpatizzanti ma in realtà decidono assoldati ed economici lanzichenecchi e che in ogni caso non dovrebbero avere il diritto di tracciare per tutti gli uomini la via da seguire. La cosa che mi lascia attonito non è Grillo ma sono i suoi seguaci che - come accade sempre e la storia sfinita ce lo insegna - quando spuntano questi improvvidi salvatori di mondo, trasecolano alle coreografiche trasfigurazioni dei loro diletti e, quando per distrazione, per esaltazione o per desolazione, questi inciampano nella loro inadeguatezza, la caduta rovinosa dei loro idoli, è lo slancio impavido del volo imminente.

Come Cristo prendeva su di sé tutti i peccati del mondo, Berlusconi tutta l'invidia ed il desiderio degli italiani di voler essere come lui, Grillo prende su di sé tutto il loro terrore e la loro fame. Si sa, quando si ha paura e quando si ha fame, non si ragiona o si ragiona male. Gli italiani, navigatori, poeti, eccetera, sono soprattutto egoisti, ma non perché indifferenti alla sofferenza del povero, del giovane disoccupato, dell'anziano licenziato, dell'immigrato, dello sfrattato, ma perché ormai lo sono fino al punto di non aver premura neanche di lasciare un mondo accettabile ai figli, pensavano e pensano solo a garantirsi e a proteggere il loro, nemmeno futuro, ma presente. Vendono il loro voto a chi gli assicura un posto di lavoro, un appalto o finanche una cena e dopo decenni vissuti con posti di lavoro inventati in aziende pubbliche che a forza di riempirle di addetti alle fotocopie alla fine sono esplose, di appalti per tagliare l'erba che cresce sotto la piscia dei cani per una cooperativa e quella che cresce sotto la piscia dei gatti per un'altra cooperativa e di cene che non sono nemmeno come quei matrimoni popolari dove ti potevi riempire il vassoio per portare un po' di roba a casa per i giorni successivi, ora arriva il redentore che prende su di sé la rabbia del mondo.

E gli italiani, tra un Sanremo ed una partita di Coppa dei Campioni, che una volta erano sufficientemente appagati dal telecomando come scettro del pater familias nel piccolo regno dell'appartamento e che invece oggi possono addirittura scegliere chi buttar fuori dal Grande Fratello o decidere chi abbia vinto il duello tra due macchiette di cui uno non permette parlare e l'altro non riesce a parlare e poi se ne vantano, nostro malgrado, hanno i loro discepoli che comunque vada e comunque drammaticamente finisca, rimuoveranno il masso dalla tomba e diranno che il loro messia è risorto.
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La rubrica di Rino Negrogno

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