Apatheia

L’incidente stradale

Quanti incidenti stradali, quanti morti, troppi

Che strana sensazione di onnipotenza ci procura correre veloci sull'asfalto, che strano obnubilamento. Per alcuni è come un coito, più corrono più si sentono maschi e godono, alcuni se riescono a conquistarsi una precedenza non dovuta si sentono superdotati e se gliela rubano quando è loro dovuta potrebbe venirgli la gastrite, impazziscono. Quelli che sulla statale, mentre stai facendo un sorpasso restando nei limiti di velocità consentiti, ti arrivano dietro come un fulmine e cominciano a lampeggiarti. Avete mai fatto caso alla faccia? È come quella di Mike Tyson prima dell'incontro : se non ti sposti ti distruggo. Per altri è solo una questione di distrazione, di sottovalutazione, altri pensieri per la testa che possono rivelarsi fatali. Altri pensano di poter anche bere, farsi una canna o sniffarsi qualcosa tanto riescono sempre a gestire la situazione, sono superuomini. Così corriamo per andare ovunque : per andare al lavoro, per andare a casa, per andare a divertirci, finanche per andare da nessuna parte o perché siamo giovani e la morte non ci passa per nulla per la testa. Già quando siamo soli in auto dovremmo pensare che un nostro errore potrebbe causare un danno anche grave a chi abbia la sfortuna di trovarsi sul nostro cammino ma quando corriamo per andare a divertirci solitamente non siamo soli in auto, siamo con persone a cui volgiamo bene eppure non ci preoccupiamo, corriamo, corriamo felici e ridiamo, pregustiamo già la meta e allora acceleriamo perché non vediamo l'ora di divertirci, anzi ci divertiamo già, sorpassiamo quei maledetti lumaconi che non sanno guidare e corriamo, ridiamo, non prestiamo l'attenzione necessaria, nessuno ci può fermare.

Quanti incidenti stradali ho visto in dieci anni di lavoro al 118, quanti morti, troppi. Quanti feriti gravi che, se quando arriviamo noi sono coscienti, piangono e si disperano, maledicono quel giorno, la loro auto potente e, soprattutto, maledicono la loro imprudenza, quella sensazione di onnipotenza, la velocità, il sorpasso, la birra. Mentre noi facciamo tutto il possibile per salvarli, piangono, hanno paura, chiedono cosa sia accaduto ai loro amici, chiedono se sopravvivranno e, anche quando minimizziamo per cercare di tranquillizzarli, dicono di non crederci, dicono di sentire la morte che arriva inesorabile e piangono disperati. Piangono perché sono preoccupati per il dolore incommensurabile che procureranno alla madre, al padre, al figlio, alla compagna quando sapranno della loro morte. Dicono : "Povera mamma, se muoio, impazzirà dal dolore".

Poi ci sono le facce di quelli che non ne sanno niente, che se ne andavano piano, tranquilli e rispettosi del codice della strada e all'improvviso si sono visti piombare addosso un auto, magari guidata da un ubriaco e si ritrovano feriti, in gravi condizioni, moribondi. Hanno un'espressione mista tra disperazione e rabbia, impotenza e tristezza, erano stati così prudenti tanto da essere quasi certi che sarebbero tornati a casa e invece.

Sapete perché vi racconto questa cosa triste? Perché ogni volta che mi metto alla guida penso a tutte le facce disperate di quelli che ho cercato di salvare ma sono morti dopo un brutto incidente. Pensateci anche voi, anche se non vi capita di vedere quelle facce che muoiono ve le ho raccontate apposta e vedrete che dopo vi verrà naturale guidare prudentemente, vedrete che quando si arriva a destinazione, ci si diverte di più.
Apatheia

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La rubrica di Rino Negrogno

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