Apatheia
La congiuntivite
Chissà perché, ai tempi della scuola, spariva d'estate
lunedì 11 marzo 2013
9.58
Ai tempi del liceo, quando non ci andava di studiare, avevamo tre possibilità per salvarci il mattino seguente da un bel 2 sul registro.
La prima possibilità era quella degli studenti coraggiosi: rischiare, naturalmente dopo avveduti e precisi calcoli sulle probabilità, di essere interrogati. Se le probabilità erano inferiori al 30 % si poteva rischiare ma bisognava avere una faccia persuasa, di quelle che il professore, dopo aver letto il nome sul registro, alzava gli occhi e li riabbassava subito senza troppo scrutare. Con certi prof, il gioco era da infarto, camminavano tra i banchi, avanti e indietro, si fermavano all'improvviso, cambiavano direzione e studiavano le reazioni, il numero delle gocce di sudore sulla fronte per capire chi fosse più impreparato per smascherarlo pubblicamente.
La seconda possibilità era quella degli studenti furbi con famiglia complice: convincere la mamma o il papà di avere un male improvviso ed imprecisato, tipo una congiuntivite parossistica. Ma restare a casa a quei tempi senza Facebook e senza iPhone era un'impresa e soprattutto di una noia mortale quindi, gli impavidi, optavano per la terza possibilità: il fruscio, l'assenza senza consenso informato dei genitori. Così si poteva passare la mattinata a bisbocciare tra villa comunale e Ninuccio del biliardo, vero e proprio bunker anti genitori tranne qualche inaspettata retata sporadica sempre causata da soffiate di frusciatori pentiti. Il giorno dopo si falsificava la firma e si scriveva: assente per motivi di famiglia. Era la motivazione più gettonata, falsa ma inconfutabile proprio come una congiuntivite da giudizio, poi bastava avere una certa faccia da primari illuminati ed il gioco era fatto almeno fino all'assenza numero 5 che necessitava della presenza dei genitori per essere giustificata. Eppure anche per quel inghippo, noi che eravamo illuminati come i primari, avevamo escogitato un rimedio, non una vera e propria sorta di legittimo impedimento di genitori poco astuti ma quasi. Ma questo rimedio non ve lo racconto, non sono abbastanza vecchio per dare sia buoni consigli che il cattivo esempio.
Certo è che resto basito a sentir parlar sempre e solo di queste assenze, mai si parla del livello di preparazione raggiunta dallo studente, della costanza o meno del suo impegno nello studio, verso quale futuro sia orientato, se prediliga le materie letterarie o quelle scientifiche. Si parla sempre e solo delle assenze e dei professori, la colpa è sempre dei professori. Tra l'altro, ricordo che mai questa maledetta congiuntivite ci sorprendesse la sera quando si posava in via Roma, era altalenante, ci abbandonava la sera e ci assaliva all'apparire delle prime luci dell'alba. Noi, che eravamo tutto sommato svogliati ma intelligenti e soprattutto bravi ragazzi, prima o poi ci facevamo interrogare dai nostri prof e raccontavamo quel che sapevamo. Se uno era sempre assente voleva proprio dire che stava messo male, che nascondeva qualcosa e, sia che i professori provenissero direttamente da Mosca, sia che fossero tutti accaniti contro e solo uno studente, veniva bocciato punto e basta. Eppure amiamo disquisire sapientemente sulla ammissibilità o meno di questa assenza, se sia vera o meno la giustificazione, la malattia, la competenza di quel professore o di quel preside, il libretto delle assenze sgualcito, le aule poco accoglienti, la terra gira, fermati o sole ma appurare se lo studente abbia studiato o non abbia aperto libro pare non interessarci per niente. Dubito sulla buona fede di certi arringatori perché altrimenti cercherei di essere più chiaro e proverei a convincerli.
Poi arrivava l'estate e, come d'incanto, la congiuntivite scompariva sempre.
La prima possibilità era quella degli studenti coraggiosi: rischiare, naturalmente dopo avveduti e precisi calcoli sulle probabilità, di essere interrogati. Se le probabilità erano inferiori al 30 % si poteva rischiare ma bisognava avere una faccia persuasa, di quelle che il professore, dopo aver letto il nome sul registro, alzava gli occhi e li riabbassava subito senza troppo scrutare. Con certi prof, il gioco era da infarto, camminavano tra i banchi, avanti e indietro, si fermavano all'improvviso, cambiavano direzione e studiavano le reazioni, il numero delle gocce di sudore sulla fronte per capire chi fosse più impreparato per smascherarlo pubblicamente.
La seconda possibilità era quella degli studenti furbi con famiglia complice: convincere la mamma o il papà di avere un male improvviso ed imprecisato, tipo una congiuntivite parossistica. Ma restare a casa a quei tempi senza Facebook e senza iPhone era un'impresa e soprattutto di una noia mortale quindi, gli impavidi, optavano per la terza possibilità: il fruscio, l'assenza senza consenso informato dei genitori. Così si poteva passare la mattinata a bisbocciare tra villa comunale e Ninuccio del biliardo, vero e proprio bunker anti genitori tranne qualche inaspettata retata sporadica sempre causata da soffiate di frusciatori pentiti. Il giorno dopo si falsificava la firma e si scriveva: assente per motivi di famiglia. Era la motivazione più gettonata, falsa ma inconfutabile proprio come una congiuntivite da giudizio, poi bastava avere una certa faccia da primari illuminati ed il gioco era fatto almeno fino all'assenza numero 5 che necessitava della presenza dei genitori per essere giustificata. Eppure anche per quel inghippo, noi che eravamo illuminati come i primari, avevamo escogitato un rimedio, non una vera e propria sorta di legittimo impedimento di genitori poco astuti ma quasi. Ma questo rimedio non ve lo racconto, non sono abbastanza vecchio per dare sia buoni consigli che il cattivo esempio.
Certo è che resto basito a sentir parlar sempre e solo di queste assenze, mai si parla del livello di preparazione raggiunta dallo studente, della costanza o meno del suo impegno nello studio, verso quale futuro sia orientato, se prediliga le materie letterarie o quelle scientifiche. Si parla sempre e solo delle assenze e dei professori, la colpa è sempre dei professori. Tra l'altro, ricordo che mai questa maledetta congiuntivite ci sorprendesse la sera quando si posava in via Roma, era altalenante, ci abbandonava la sera e ci assaliva all'apparire delle prime luci dell'alba. Noi, che eravamo tutto sommato svogliati ma intelligenti e soprattutto bravi ragazzi, prima o poi ci facevamo interrogare dai nostri prof e raccontavamo quel che sapevamo. Se uno era sempre assente voleva proprio dire che stava messo male, che nascondeva qualcosa e, sia che i professori provenissero direttamente da Mosca, sia che fossero tutti accaniti contro e solo uno studente, veniva bocciato punto e basta. Eppure amiamo disquisire sapientemente sulla ammissibilità o meno di questa assenza, se sia vera o meno la giustificazione, la malattia, la competenza di quel professore o di quel preside, il libretto delle assenze sgualcito, le aule poco accoglienti, la terra gira, fermati o sole ma appurare se lo studente abbia studiato o non abbia aperto libro pare non interessarci per niente. Dubito sulla buona fede di certi arringatori perché altrimenti cercherei di essere più chiaro e proverei a convincerli.
Poi arrivava l'estate e, come d'incanto, la congiuntivite scompariva sempre.