Apatheia
La fortuna dello scrutatore
Cosa ne faranno i disoccupati dell'ambita cifra di 170 euro?
giovedì 1 maggio 2014
9.11
Sono d'accordo con il sorteggio degli scrutatori ma quelle 5756 persone che sperano di essere sorteggiate per i 218 posti a disposizione per lavorare soltanto 2 giorni per poco più di 4 euro all'ora mi fa davvero incazzare oltre che rendermi molto triste. E quei poveri disoccupati che riceveranno l'ambita cifra di 170 euro cosa ne faranno? Pagheranno la bolletta della luce? Acquisteranno un abito o le scarpe per il proprio figlio. Sicuramente il più grande, i fratelli più piccoli ovviamente riceveranno quelli rattoppati dei fratelli più grandi. O, siccome hanno avuto fortuna ad essere stati estratti su 5756 aspiranti, penseranno che il periodo è per loro propizio e quindi investiranno questo improvviso giro di buona sorte in 170 euro di gratta e vinci. Come mi rende triste tutto questo oltre che molto incazzato.
Questa incazzatura e, insieme, questa tristezza, mi hanno fatto fare delle ulteriori riflessioni. Il proletario, che per Jean Charles Léonard Simonde de Sismondi si distingue in proletario antico ovvero un non lavoratore che vive a spese della società e in uno moderno ossia un lavoratore sulla cui attività vive la società, costituiva già in età romana la sesta classe, quella degli uomini privi di beni materiali, in possesso unicamente dei propri figli (proles), censiti per capo (capite censi) ed esclusi dal servizio militare. Marx distingue dal proletariato - che può essere reso cosciente della sua essenza, della sua condizione e reificazione che lo rende pari ad una merce, pari ad un articolo commerciale e, infine, del suo scopo rivoluzionario - il sottoproletariato che lui chiama lumpenproletariat, una classe sia economicamente che culturalmente degradata, priva di coscienza politica, costituita da uomini che traggono il loro reddito da occupazioni simili a quelle del proletariato ma occasionali e che spesso sconfinano nell'illegalità. Nella maggior parte delle rivoluzioni, così come in quella francese, la borghesia si serve del proletariato per combattere i soprusi ed i privilegi dell'aristocrazia, del mondo feudale e del clero. Ma questo sfruttamento del proletariato da parte della borghesia per sostituirsi alle classi dominanti è un'arma a doppio taglio infatti, come i borghesi hanno distrutto il mondo feudale, così i proletari sono destinati a distruggere la società borghese, perché sono l'unica classe veramente rivoluzionaria. Così le armi che la borghesia ha costruito e con le quali ha vinto l'aristocrazia ed il feudalesimo si rivolgeranno un giorno contro la borghesia stessa. La borghesia non solo ha fabbricato le armi ma ha generato anche gli uomini che le useranno contro di essa: i proletari.
Domenica scorsa, tornando a casa dal lavoro, ho scoperto che la zona stadio era stata completamente blindata e che vi era un'ordinanza che stabiliva dove non si potesse andare, Ve lo confesso, per un attimo ho pensato che quell'agognata rivoluzione auspicata da Marx del proletariato unito contro la borghesia sfruttatrice stesse per cominciare e stesse per cominciare proprio vicino casa mia.
Invece poi ho scoperto che tutto questo avveniva perché ci stava la partita di pallone Trani – Andria, partitone che mi hanno riferito non essere una partita come le altre. Non frequentando il mondo del pallone ho sempre pensato che una partita di calcio dovrebbe essere una festa e non una situazione di pericolo tanto da blindare una parte di città.
Finché avremo bisogno di blindare le città per una partita di pallone, finché avremo bisogno di sperare di essere sorteggiati per 170 euro per poi tornare uomini silenziosi e senza speranze o, come dice Santorsola, privati dei sogni, se non quello di fare gli scrutatori, non dico la rivoluzione ma anche un tranquillo fabianismo, un bisogno di giustizia ed eguaglianza sociale, una lotta per il cambiamento, li vedo piuttosto lontani.
Anzi, queste sono le condizioni migliori per dividere, la speranza di una vittoria, la speranza di un sorteggio, dividono.
Questa incazzatura e, insieme, questa tristezza, mi hanno fatto fare delle ulteriori riflessioni. Il proletario, che per Jean Charles Léonard Simonde de Sismondi si distingue in proletario antico ovvero un non lavoratore che vive a spese della società e in uno moderno ossia un lavoratore sulla cui attività vive la società, costituiva già in età romana la sesta classe, quella degli uomini privi di beni materiali, in possesso unicamente dei propri figli (proles), censiti per capo (capite censi) ed esclusi dal servizio militare. Marx distingue dal proletariato - che può essere reso cosciente della sua essenza, della sua condizione e reificazione che lo rende pari ad una merce, pari ad un articolo commerciale e, infine, del suo scopo rivoluzionario - il sottoproletariato che lui chiama lumpenproletariat, una classe sia economicamente che culturalmente degradata, priva di coscienza politica, costituita da uomini che traggono il loro reddito da occupazioni simili a quelle del proletariato ma occasionali e che spesso sconfinano nell'illegalità. Nella maggior parte delle rivoluzioni, così come in quella francese, la borghesia si serve del proletariato per combattere i soprusi ed i privilegi dell'aristocrazia, del mondo feudale e del clero. Ma questo sfruttamento del proletariato da parte della borghesia per sostituirsi alle classi dominanti è un'arma a doppio taglio infatti, come i borghesi hanno distrutto il mondo feudale, così i proletari sono destinati a distruggere la società borghese, perché sono l'unica classe veramente rivoluzionaria. Così le armi che la borghesia ha costruito e con le quali ha vinto l'aristocrazia ed il feudalesimo si rivolgeranno un giorno contro la borghesia stessa. La borghesia non solo ha fabbricato le armi ma ha generato anche gli uomini che le useranno contro di essa: i proletari.
Domenica scorsa, tornando a casa dal lavoro, ho scoperto che la zona stadio era stata completamente blindata e che vi era un'ordinanza che stabiliva dove non si potesse andare, Ve lo confesso, per un attimo ho pensato che quell'agognata rivoluzione auspicata da Marx del proletariato unito contro la borghesia sfruttatrice stesse per cominciare e stesse per cominciare proprio vicino casa mia.
Invece poi ho scoperto che tutto questo avveniva perché ci stava la partita di pallone Trani – Andria, partitone che mi hanno riferito non essere una partita come le altre. Non frequentando il mondo del pallone ho sempre pensato che una partita di calcio dovrebbe essere una festa e non una situazione di pericolo tanto da blindare una parte di città.
Finché avremo bisogno di blindare le città per una partita di pallone, finché avremo bisogno di sperare di essere sorteggiati per 170 euro per poi tornare uomini silenziosi e senza speranze o, come dice Santorsola, privati dei sogni, se non quello di fare gli scrutatori, non dico la rivoluzione ma anche un tranquillo fabianismo, un bisogno di giustizia ed eguaglianza sociale, una lotta per il cambiamento, li vedo piuttosto lontani.
Anzi, queste sono le condizioni migliori per dividere, la speranza di una vittoria, la speranza di un sorteggio, dividono.