Apatheia

La scomparsa di un bambino

L’esercito degli investigatori

Quando mia moglie era incinta, avevamo già trentotto anni, restavo basito nell'apprendere come tutti, bastava avessero un figlio, fossero esperti conoscitori dei segreti della gravidanza e della maternità. Ad ogni occasione ci elargivano consigli, ci illustravano strategie e, soprattutto, ci dispensavano risoluti ammonimenti. Quando mio figlio è nato e finalmente anche noi avremmo potuto assurgere alla conoscenza delle idee e dispensare consigli sulla nascita, gli altri avevano fatto due figli ed erano di nuovo diventati più esperti di noi. Ho sempre sospettato che il mio prossimo fosse sagace e preparato soprattutto quando si tratta di argomenti inerenti la medicina e il calcio. Tuttavia in questi ultimi giorni sono persuaso dalla esorbitante competenza che la gente ostenta nel campo dell'investigazione. Un esercito di Sherlock Holmes sguinzagliato per le vie della città ed io sento come se un coro unisono, le voci impavide di questo esercito, mi dicesse ex cathedra: elementare Negrogno, elementare. Esattamente come accadeva quando mia moglie era incinta.

La scomparsa di un bambino ci terrorizza, ci angoscia e ci unisce, ci sbatte fuori dalle nostre case per una ricerca spasmodica. Ed è giusto così. Ma il terrore e l'angoscia che nei primissimi istanti ci uniscono, dopo un po'ci annichiliscono fino a far vacillare quasi tutte le nostre fragili certezze, quasi tutte le certezze svaniscono e il faro torreggiante che illuminava la nostra ricerca forsennata si affievolisce, l'unione si tramuta in divisione o, peggio ancora, in unione parziale contro la parte restante e la ricerca, da non avere una direzione o da averne tante, si dirige verso una sola via: il campo dei Rom. Un po' come quando armati di torce e forconi si andavano a catturare le streghe e gli orchi.

Non riesco ad avere le stesse certezze. Tuttavia sono preoccupato e mi domando cosa accadrebbe a chi non è abituato ad avere dubbi come me se queste certezze dovessero un giorno sgretolarsi. Se un giorno scomparisse un bambino Rom, ammesso che anche in quella circostanza vi scaraventiate fuori dalle vostre case, in quale campo andreste a cercare? A chi dareste la colpa?

Rubano l'auto ed è stato l'andriese. Il barlettano è pagghioso. Il coratino fa il bagno dopo aver mangiato. A Molfetta le donne sono belle. Il tranese è il migliore. Non esistono più le stagioni. Eccetera. Tutti genitori esperti di figli e decretiamo senza ombra di dubbi che a noi non potrebbe mai accadere di perdere di vista un figlio su una spiaggia affollata per cui l'ipotesi si può anzi si deve scartare e poi il nostro cuore indagatore si è talmente inaridito che se qualcuno trova un bimbo sporco, lo ripulisce, lo veste e chiama le forze dell'ordine, ci sembra un'ipotesi inverosimile, anche questa da scartare.

Queste certezze suscitano in me la stessa sensazione che provo al crepuscolo nell'osservare gli zappatori mentre tornano con i loro motocicli senza targa, senza specchi retrovisori, senza casco, senza niente ma carichi di bisacce, legna, arnesi e della loro assoluta certezza sulle loro ancestrali previsioni meteorologiche. Hanno l'aria sicura di chi abbia una dispensa agreste a dover rispettare certe inutili regole del codice della strada ma il resto lo sanno e, intanto, riedono fischiando alla loro parca mensa…

Ho fatto solo un figlio tanto poi gli esperti ne avrebbero fatti tre.
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La rubrica di Rino Negrogno

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