Apatheia

Le "dita"

A Capodanno non sparate, brindate

Gianni, Matteo e Vincenzo erano amici dai tempi delle scuole elementari, non si erano mai persi di vista benché le loro strade avessero preso rotte diverse. Gianni si era sposato a vent'anni ed aveva due figli, lavorava come idraulico specializzato presso un'azienda del paese. Aveva cominciato a lavorare molto presto, la scuola non gli piaceva e, soprattutto, non gli piaceva andarci senza soldi in tasca, aveva quattro fratelli ed i suoi genitori non potevano permettersi di pagare per loro anche gli studi. Anche Matteo si era sposato presto ma il loro amore era finito ed avevano divorziato dopo due anni; avevano un figlio che non avevano saputo crescere insieme, da piccolo passava il Natale con uno ed il Capodanno con l'altro, ora, che era diventato grande, trascorreva entrambe le feste per i fatti suoi. Matteo era socio di un'agenzia assicurativa ben avviata. Vincenzo non si era sposato, faceva l'avvocato, gli piaceva vivere liberamente e senza vincoli, di tanto in tanto si atteggiava a scapolo d'oro ma poi fuggiva sempre con uno stratagemma. Decisero di passare insieme il Capodanno a casa di Vincenzo.

Avrebbero cenato e giocato a poker ma senza farsi male, con limite massimo di rilancio di due euro. Vincenzo propose di acquistare dei botti per festeggiare la mezzanotte. Matteo ne fu entusiasta mentre Gianni un po' meno ma Vincenzo non volle sentir ragioni infatti, da sempre, lui era il capo della comitiva, quello che decideva lui andava sempre bene per tutti. Cenarono con pietanze luculliane e, sebbene avessero diviso la spesa, Vincenzo volle contribuire con una quota superiore rispetto agli altri due. Giocarono a poker e vinsero Gianni e Matteo, circa dieci euro a testa.

Quindici minuti prima di mezzanotte cominciarono ad allestire i botti. Mentre sistemavano la miccia qualcosa andò storto e un mortaretto esplose improvvisamente. I tre furono scaraventati ad un metro di distanza dall'esplosione e ci misero più d'un minuto per rialzarsi tra il fumo e le urla concitate. Non appena il fumo cominciò a diradarsi, ai tre, furono subito evidenti numerosi schizzi di sangue a ventaglio sulle pareti. A Gianni si erano distaccati l'indice ed il pollice della mano destra, a Matteo l'indice ed il medio della stessa mano, mentre a Vincenzo il pollice della mano destra ed il mignolo della mano sinistra. Con la voce roca chiamarono subito i soccorsi. I soccorritori, giunti sul posto, dopo aver tamponato le ferite, cercarono tra i residui dei cartocci ancora fumanti le dita ma le ritrovarono maciullate e divise in più parti. Al pronto soccorso poterono solo medicare e suturarne i monconi. Fuori dal finestrone appannato dell'astanteria scendeva silenziosamente la neve, a Gianni, ancora in lacrime, venne in mente quella storia di Hemingway: il vecchio al ponte. Un vecchio che badava ad alcune bestie era costretto ad abbandonarle dall'altra parte del ponte per sottrarsi al fuoco dell'artiglieria. Tra le bestie vi era anche un gatto. Il vecchio, superato il ponte, si era fermato perché non aveva più la forza per andare avanti; più che per lui, amareggiato e stanco, era preoccupato per le bestie che sarebbero finite sotto quel fuoco cieco. Il gatto se la caverà ma le bestie, pensava anche lui come il vecchio guardando i suoi due monconi bendati, Vincenzo continuerà a fare le sue arringhe e Matteo ad assicurare la gente ma non saranno più gli stessi. Come farò io dal due gennaio ad avvitare i tubi senza le dita?
  • Fuochi pirotecnici
  • Botti capodanno
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La rubrica di Rino Negrogno

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