Apatheia

Mal di casa

Quando si esegue uno sfratto, lo spettacolo non è gradevole

Quando si esegue uno sfratto, lo spettacolo non è gradevole. Ci sono gli avvocati, la polizia, i carabinieri, l'ufficiale giudiziario, i curiosi, il padre preoccupato, i bambini divertiti, la madre sofferente ed il proprietario dell'appartamento. Non è una guerra, non ci sono invasori ed oppressi. Hanno ragione tutti nella loro grande disperazione e tutti hanno l'aspetto ed il fare di chi ha ragione. Ha ragione il locatore perché ha il diritto di riprendersi la sua casa, ha ragione il padre di famiglia disperato perché non sa dove andare, hanno ragione i bambini smarriti tra cartoni, leggi ed urla di uomini adirati perché non sanno come gira il mondo, ha ragione la madre a stramazzare addolorata perché lo sa come gira il mondo, perché è madre. In questa storia non ci sono buoni e cattivi anche se potrebbe sembrare, ad un occhio malaccorto, di intravedere certe facce belle ed altre meno belle. Ma proprio perché sono tutti buoni o tutti cattivi può sembrare difficile dirimere il grattacapo.

In realtà il problema non riguarda nessuno dei personaggi della storia anche perché possono esserci tanti particolari sconosciuti della storia. Morosità, matrimonio imminente del figlio del locatore o altri fatti personali. Conoscere la storia ed i suoi personaggi non è importante. Se una famiglia non ha una casa, il fallimento riguarda tutti noi, non un locatario ed un conduttore. Una città per essere ridente oltre ad avere una cattedrale sul mare, lussuosi uffici comunali, cumuli di ville inavvicinabili per i comuni mortali e palazzoni eleganti svenduti deve avere anche case popolari non brutte e con affitti equi. Le case popolari sono un diritto in una società civile e un dovere per chi amministra, ad un prezzo equo dovrebbero essere tra le cose più importanti da fare per qualunque amministrazione, un tema condiviso da tutti gli amministratori. Mi chiedo se sia più importante stabilizzare dirigenti, rendere vivibili uffici di governanti o piantare alberi, quasi regalati, da campo dei miracoli. La scelta, secondo me, deve essere tra costruire case popolari o costruire nuove carceri. Sì perché se non vogliamo imbatterci tra nuovi accampamenti e baraccopoli, tra sempre più disperati, infreddoliti ed affamati che tra una baracca ed una cella non è così importante scegliere, costruire case per chi ne abbia davvero bisogno è una necessità, è un passo avanti, più di ogni alleanza vincente, al quale deve seguire immediatamente la risoluzione del problema lavoro.

Promuovere e creare opportunità di lavoro e costruire case popolari a fitti equi mi sembrano due ingredienti per cominciare a stilare un programma politico che favorisca le classi più deboli ed indirettamente tutti i cittadini. Offrendo alle famiglie bisognose la possibilità che almeno un componente percepisca uno stipendio minimo e riducendo le spese destinate all'affitto della casa, avremo famiglie che rivolgeranno maggiore fiducia al futuro ed alle istituzioni e che quindi contribuiranno più favorevolmente al progresso della città. E dopo aver costruito case per i nostri bambini e lavoro per i loro padri, il terzo ingrediente è la creazione di giardini e parchi gioco per loro.

È solo un idea per iniziare a fare sul serio.
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