Apatheia
Mamma aiutami
E' la prima persona che chiamiamo ed è anche l’ultima
martedì 10 luglio 2012
Ieri sono stato da una vecchietta di 101 anni. Stava morendo, non era cosciente, respirava male e tra un respiro agonico e l'altro diceva: "Mamma, aiutami, mamma". Ho fatto prima un pensiero sorridente, ho pensato che sua madre ne avrebbe almeno 120 di anni. Mi sono chiesto chissà da quanto tempo, prima di finire in questo stato, non chiamasse sua madre. Ho riflettuto sul fatto che quasi tutti, almeno quelli che hanno ancora un filo di voce, in questi momenti chiamano la loro mamma. Ho pensato a mia madre. Mia madre dice che quando uno sta per morire, i suoi cari scendono dal cielo per fargli coraggio, per accompagnarlo fino alla nuova vita. La fortuna di mia madre è che, almeno sembra, ci crede senza che questa sia una speranza cui aggrapparsi solo in punto di morte. Ho pensato che quando muore una vecchietta di 101 anni è come se cadesse un grattacielo, un monumento, come se si perdesse un libro importante.
La mamma è la prima persona che chiamiamo ed è anche l'ultima.
Ho pensato a quelle mamme disperate che abbandonano o uccidono i loro figli. A quei figli che abbandonano o uccidono le loro madri. Alle mamme che rinunciano a terapie salvavita perché hanno in grembo un figlio, a quelle che abortiscono, a quelle che non divorziano da mariti sbagliati perché pensano, credo erroneamente, di salvaguardare così la serenità dei loro figli. Ho pensato alle mamme gelose che pensano le loro nuore siano la rovina dei loro figli, alle nuore che saranno anche loro mamme e suocere. Alle mamme nel cuore ma che non potranno mai esserlo. Alle mamme bambine costrette ad elemosinare agli incroci delle strade, alle mamme per errore o per distrazione, a quelle convinte ma che poi non lo sono più state. Alle mamme che sono anche papà, alle mamme di chi lavora e rischia la vita, a quelle di chi il lavoro non ce l'ha. Ho pensato alle mamme di chi è papà ed è anche mamma, di chi soffre per il proprio figlio. Alle mamme dei ladri, degli assassini e dei carcerati. Alle mamme che non capiscono i propri figli, non capiscono questo mondo e credono senza alcun dubbio di essere loro giuste ed il mondo sbagliato, cresciuto troppo in fretta.
Ora devo andare, la vecchietta di 101 anni, con una voce sempre più flebile, continua a chiamare sua madre, le ho tenuto ancora un po' la mano così ovunque andrà dopo, penserà che sia stata sua madre a prenderla per mano.
La mamma è la prima persona che chiamiamo ed è anche l'ultima.
Ho pensato a quelle mamme disperate che abbandonano o uccidono i loro figli. A quei figli che abbandonano o uccidono le loro madri. Alle mamme che rinunciano a terapie salvavita perché hanno in grembo un figlio, a quelle che abortiscono, a quelle che non divorziano da mariti sbagliati perché pensano, credo erroneamente, di salvaguardare così la serenità dei loro figli. Ho pensato alle mamme gelose che pensano le loro nuore siano la rovina dei loro figli, alle nuore che saranno anche loro mamme e suocere. Alle mamme nel cuore ma che non potranno mai esserlo. Alle mamme bambine costrette ad elemosinare agli incroci delle strade, alle mamme per errore o per distrazione, a quelle convinte ma che poi non lo sono più state. Alle mamme che sono anche papà, alle mamme di chi lavora e rischia la vita, a quelle di chi il lavoro non ce l'ha. Ho pensato alle mamme di chi è papà ed è anche mamma, di chi soffre per il proprio figlio. Alle mamme dei ladri, degli assassini e dei carcerati. Alle mamme che non capiscono i propri figli, non capiscono questo mondo e credono senza alcun dubbio di essere loro giuste ed il mondo sbagliato, cresciuto troppo in fretta.
Ora devo andare, la vecchietta di 101 anni, con una voce sempre più flebile, continua a chiamare sua madre, le ho tenuto ancora un po' la mano così ovunque andrà dopo, penserà che sia stata sua madre a prenderla per mano.