Apatheia
Pensandoci bene sono tutti innocenti
Finché vi saranno queste regole, difficilmente le cose potranno cambiare
sabato 27 dicembre 2014
7.06
Pensandoci bene sono tutti innocenti. Ovviamente non parlo della possibilità che abbiano o meno commesso i reati contestati, questo lo appurerà la magistratura, parlo della possibilità teorica di scegliere in piena libertà se commettere o meno il reato. Mi spiego.
Nella nostra società liberale, già di per sé, il principio di rappresentanza, che è la delega a governare il popolo concessa tramite voto ad alcuni cittadini, determina sempre di più una separazione spropositata tra individuo e governanti. Oggi con il fallimento fin troppo evidente di questa nostra società dal punto di vista morale, politico ed economico, il cittadino vive trincerato in un individualismo ed egoismo esasperato. Prosperando questi sentimenti, vengono meno non solo gli ideali di uguaglianza e giustizia sociale ma anche l'ineluttabile interesse a promuovere il bene comune. I singoli individui sono perennemente in guerra, una bellum omnium contra omnes per inseguire solo i loro interessi, talvolta alleandosi in gruppi costituiti per fini comuni ma sempre contro il capro espiatorio di turno impersonato ordinariamente dal più debole. Quando votiamo non possiamo mai essere assolutamente certi che il governante da noi scelto sia un buon governante quindi il principio di rappresentanza si rivela tanto più fallace e contrario alla democrazia quanto meno vincoli e meno possibilità di revoca della nomina a rappresentarci vi siano e, allo stesso tempo, questa impossibilità di revocare l'incarico, crea nel cittadino la convinzione che tutto debba arrivare dalla politica, dall'alto, senza nessun altro sforzo, quindi egli si sente legittimato a limitare i suoi unici sforzi nell'attribuire l'incarico al rappresentante di turno il giorno delle votazioni, disinteressandosi successivamente del suo operato, fino a quando potrà affermare che la politica sia sporca, che siano tutti egualmente farabutti e, conseguentemente, creando fugaci profeti risolutori da crocifiggere successivamente.
Possiamo chiedere dieci, cento dimissioni ed andare a votare dieci, cento volte. Finché vi saranno queste regole, difficilmente le cose potranno cambiare. Finché il governante potrà nominare assessori, amministratori di aziende pubbliche e collaboratori, difficilmente vi saranno assessori, amministratori e collaboratori capaci di gestire la cosa pubblica. Finché l'assessore sarà nominato su pressione dei partiti sulla base dei voti che l'assessore indicato ha apportato alla causa, difficilmente troveremo un assessore competente al ramo preposto. Finché il controllato nominerà il controllore o viceversa, difficilmente vi sarà realmente controllo.
Se vi fosse un concorso per titoli ed esami controllato direttamente dai cittadini per nominare assessori, amministratori di aziende pubbliche e collaboratori, senza coinvolgimento dei politici oppure un'estrazione a sorte tra tutti i cittadini in possesso dei titoli necessari a svolgere un determinato incarico, se vi fosse la possibilità, da parte dei cittadini, di revocare queste nomine in qualunque momento per inadempienza, incapacità o dolo, se fosse solo un lavoro come gli altri dove per avere lo stipendio, uguale a quello degli altri, bisogna produrre, forse, la rappresentanza avrebbe un senso. Probabilmente non vi sarebbe nemmeno il rischio del voto di scambio perché, nell'impossibilità di monetizzare quei voti, nell'impossibilità di nominare assessori e amministratori, verrebbe meno anche l'avidità di farsi nominare a rappresentare il popolo per il solo ed unico fine di risolvere i suoi complessi ed annosi problemi.
Invece, nella situazione in cui siamo, quello che accade nei governi cittadini e nazionali è, purtroppo e paradossalmente, inevitabile. Teoricamente, se uno viene nominato dal governante o dal partito, potrà mai non essere riconoscente se non succube verso quel governante o quel partito? Sicuramente qualche probo o sprovveduto irriconoscente in giro per il mondo ci sarà ma non avendo la possibilità al momento del voto di valutarne la propensione alla santità o quantomeno all'incorruttibilità e all'ingratitudine, l'unica soluzione sarebbe non rischiare.
Non possiamo più permetterci di aspettare il governante onesto oltre che capace e che rimanga onesto una volta entrato nel turbine vorticoso di gare, nomine, gestione di somme di denaro e quant'altro; dovremmo fissare delle regole, diverse da quelle attuali, che riducano al minimo il rischio di essere indotti in tentazione ed invischiati nel malaffare. In questo senso bisognerebbe lavorare, prefiggendosi tali traguardi.
Nella nostra società liberale, già di per sé, il principio di rappresentanza, che è la delega a governare il popolo concessa tramite voto ad alcuni cittadini, determina sempre di più una separazione spropositata tra individuo e governanti. Oggi con il fallimento fin troppo evidente di questa nostra società dal punto di vista morale, politico ed economico, il cittadino vive trincerato in un individualismo ed egoismo esasperato. Prosperando questi sentimenti, vengono meno non solo gli ideali di uguaglianza e giustizia sociale ma anche l'ineluttabile interesse a promuovere il bene comune. I singoli individui sono perennemente in guerra, una bellum omnium contra omnes per inseguire solo i loro interessi, talvolta alleandosi in gruppi costituiti per fini comuni ma sempre contro il capro espiatorio di turno impersonato ordinariamente dal più debole. Quando votiamo non possiamo mai essere assolutamente certi che il governante da noi scelto sia un buon governante quindi il principio di rappresentanza si rivela tanto più fallace e contrario alla democrazia quanto meno vincoli e meno possibilità di revoca della nomina a rappresentarci vi siano e, allo stesso tempo, questa impossibilità di revocare l'incarico, crea nel cittadino la convinzione che tutto debba arrivare dalla politica, dall'alto, senza nessun altro sforzo, quindi egli si sente legittimato a limitare i suoi unici sforzi nell'attribuire l'incarico al rappresentante di turno il giorno delle votazioni, disinteressandosi successivamente del suo operato, fino a quando potrà affermare che la politica sia sporca, che siano tutti egualmente farabutti e, conseguentemente, creando fugaci profeti risolutori da crocifiggere successivamente.
Possiamo chiedere dieci, cento dimissioni ed andare a votare dieci, cento volte. Finché vi saranno queste regole, difficilmente le cose potranno cambiare. Finché il governante potrà nominare assessori, amministratori di aziende pubbliche e collaboratori, difficilmente vi saranno assessori, amministratori e collaboratori capaci di gestire la cosa pubblica. Finché l'assessore sarà nominato su pressione dei partiti sulla base dei voti che l'assessore indicato ha apportato alla causa, difficilmente troveremo un assessore competente al ramo preposto. Finché il controllato nominerà il controllore o viceversa, difficilmente vi sarà realmente controllo.
Se vi fosse un concorso per titoli ed esami controllato direttamente dai cittadini per nominare assessori, amministratori di aziende pubbliche e collaboratori, senza coinvolgimento dei politici oppure un'estrazione a sorte tra tutti i cittadini in possesso dei titoli necessari a svolgere un determinato incarico, se vi fosse la possibilità, da parte dei cittadini, di revocare queste nomine in qualunque momento per inadempienza, incapacità o dolo, se fosse solo un lavoro come gli altri dove per avere lo stipendio, uguale a quello degli altri, bisogna produrre, forse, la rappresentanza avrebbe un senso. Probabilmente non vi sarebbe nemmeno il rischio del voto di scambio perché, nell'impossibilità di monetizzare quei voti, nell'impossibilità di nominare assessori e amministratori, verrebbe meno anche l'avidità di farsi nominare a rappresentare il popolo per il solo ed unico fine di risolvere i suoi complessi ed annosi problemi.
Invece, nella situazione in cui siamo, quello che accade nei governi cittadini e nazionali è, purtroppo e paradossalmente, inevitabile. Teoricamente, se uno viene nominato dal governante o dal partito, potrà mai non essere riconoscente se non succube verso quel governante o quel partito? Sicuramente qualche probo o sprovveduto irriconoscente in giro per il mondo ci sarà ma non avendo la possibilità al momento del voto di valutarne la propensione alla santità o quantomeno all'incorruttibilità e all'ingratitudine, l'unica soluzione sarebbe non rischiare.
Non possiamo più permetterci di aspettare il governante onesto oltre che capace e che rimanga onesto una volta entrato nel turbine vorticoso di gare, nomine, gestione di somme di denaro e quant'altro; dovremmo fissare delle regole, diverse da quelle attuali, che riducano al minimo il rischio di essere indotti in tentazione ed invischiati nel malaffare. In questo senso bisognerebbe lavorare, prefiggendosi tali traguardi.