Apatheia

Quando eravamo in bianco e nero

Davvero pensate che quelli di una volta erano bravi politici?

Davvero ricordate con nostalgia settembre in bianco e nero di trent'anni fa, quelli della Rai che ci concedeva i film trasmessi di mattina solo nei primi giorni di settembre nel periodo della fiera e sempre gli stessi? Dite che erano bei tempi, che eravamo felici? Davvero lo pensate? Davvero pensate che l'Italia di Craxi, Andreotti e gli altri, quelli che hanno preparato e confezionato l'Italia di oggi, l'hanno lasciata a noi che abbiamo il disonore di doverla lasciare ai nostri figli, era un'Italia felice? Davvero pensate che quelli di una volta erano bravi politici perché mantenevano le promesse, perlopiù non promesse a vantaggio della collettività. Non pensate che siano proprio loro i veri colpevoli della drammatica situazione in cui versiamo oggi? Quelli che per mantenere le loro promesse, tra l'altro, riempivano aziende, pubbliche o convenzionate, di lavoratori che non servivano. Certo, tutti stavano bene, stavano bene le aziende che ricevevano soldi da qualche parte, stavano bene i politici che ricevevano consenso e stavano bene i disperati che avevano un lavoro che, essendo un lavoro di cui nessuno aveva bisogno, era un lavoro facile e leggero, inutile. Intanto il conto saliva.

Oppure il bianco e nero rendeva in televisione meno rosso il sangue, meno nera la povertà e meno bianco il nulla? Anche oggi si fanno tante promesse ma è diventato difficile mantenerle perché le aziende sono state riempite fino a farle scoppiare e stanno scoppiando, ora si è costretti a licenziarli i lavoratori, anche quelli utili, perché i lavori inutili oltre a non servire non ci sono più soldi per pagarli. Oggi ci viene presentato il conto, un conto troppo salato, della nostra mala gestione e del nostro disinteresse. Oggi la fame è così sentita, sentita perché ha colpito anche chi non era abituato ad averne, che basta promettere molto meno, bastano un po' di soldi per andare a tentare la fortuna con un gratta e vinci. Non è cambiato molto ma domani, un domani piuttosto vicino, non scoppieranno solo le aziende ma le famiglie, le città, le nazioni come peraltro sta già avvenendo intorno a noi.

I lavoratori in bianco e nero, quelli che non avevano un lavoro inutile avuto per grazia ricevuta, lavoravano con passione, non si ammalavano mai e se si ammalavano andavano comunque a lavorare. Capita spesso che questi vecchi, una volta andati in pensione, si ammalino e si ammalino sul serio fino a morire. Quanti figli sento dire: «Ora che aveva raggiunto la pensione e doveva godersi i nipoti…». Noi che siamo a colori, che non possiamo mantenere le promesse nemmeno quelle fatte ai nostri figli, non sappiamo se raggiungeremo mai l'età della pensione e, se morissimo oggi, altro che non godersi i nipoti, non ci sarebbe nessuno che si prenderebbe cura dei nostri figli.

Credo che l'unica cosa romantica di quegli anni fosse la nostra fanciullezza, la nostra la ingenuità, la nostra inconsapevolezza ed anche la nostra ignoranza, non la felicità dei tempi o di una televisione che non ci concedeva nessuna scelta e ci lasciava credere che la realtà fosse quella di Amedeo Nazzari, in bianco e nero.

Allora avevamo una certa coscienza collettiva e non avevamo i mezzi che abbiamo ora per sfruttarla al meglio, oggi che abbiamo i mezzi, abbiamo internet, abbiamo la possibilità di discutere, di passarci le informazioni, smascherare le bugie che i potenti dicono nei salotti della televisione, abbiamo perso la coscienza, ci è stata obnubilata da troppi anni in bianco e nero, tanto da restare a lungo ostaggi di un vecchio signore che vuole farla franca. Speriamo bene.
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La rubrica di Rino Negrogno

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