Apatheia
Quando non piove
Le nuvole ridiventano cielo e arcobaleno, gli ombrellai strizzano angoli distanti di nessuno...
venerdì 28 marzo 2014
9.23
Che fine fanno gli ombrellai quando non piove?
Quando piove ai crocevia spuntano gli ombrellai tristi e senza sole, riso e occhi di limacce spaesate, d'estate saranno armille di granelli tra le onde e la sabbia. Quando piove son zuppe le coperte di cartone dei vagabondi e loro bestemmiano gli stessi santi per i tetti d'ombra. I mendicanti sotto i portici illuminati di sprazzi fulvi guazzano cappelli di monete colorate di rame, abbracciati sotto gli ombrelli le grinze aride dei vecchi, il bottegaio sa quanti giorni passano ad aspettare e l'acquerugiola diventa sulla vetrina cristalli di ricordi prepotenti.
Che fine fanno gli ombrellai quando non piove?
Ridiventano i nostri ombrelli chiusi e riposti, spariscono in silenzio tra i colori scuri dell'arcobaleno con la loro fame e la loro sete, i loro figli e i loro genitori da sfamare. La loro vita è come la pioggia sgradevole che ci bagna, di tanto in tanto offusca le nostre giornate di sole sebbene ci venda gli ombrelli per non bagnarci.
Che fine fanno?
Sono granelli di sabbia sotto il sole trascinando carri pieni di vestiti, teli, giochi per bambini e cianfrusaglie inutili come la loro povertà. Ecco dove vanno gli ombrellai quando non piove. Camminano sotto il sole con collane e braccialetti, si fermano coi loro carri pesanti, ci guardano mentre fingiamo di scegliere il niente, imparano la nostra abilità nel far trattative coi disperati e poi vanno via per lunghe giornate di sabbia bollente meno dolorose della guerra nella loro terra. Vendono accendini o porta cellulari, copri sedili, cappelli ed occhiali da sole oppure sono piegati sulla terra per raccogliere i pomodori, sottopagati e senza garanzie, rischiando anche di prendersi la colpa di aver sottratto il lavoro ai padroni di quella terra, perché la colpa è loro piuttosto che di chi li sfrutta in cambio di una miseria.
Le loro donne accarezzano i nostri vecchi, li vestono, li nutrono, li lavano, rimboccano le loro coperte ed il loro silenzio, senza guanti, per pochi soldi, mano nella mano percorrono con loro l'ultima strada.
Ecco ora non piove più, le nuvole ridiventano cielo e arcobaleno, gli ombrellai strizzano angoli distanti di nessuno, tornano invisibili occhi senza fame e senza sete, rivoli di lontananza scrosciando sul ciglio frusto
Quando piove ai crocevia spuntano gli ombrellai tristi e senza sole, riso e occhi di limacce spaesate, d'estate saranno armille di granelli tra le onde e la sabbia. Quando piove son zuppe le coperte di cartone dei vagabondi e loro bestemmiano gli stessi santi per i tetti d'ombra. I mendicanti sotto i portici illuminati di sprazzi fulvi guazzano cappelli di monete colorate di rame, abbracciati sotto gli ombrelli le grinze aride dei vecchi, il bottegaio sa quanti giorni passano ad aspettare e l'acquerugiola diventa sulla vetrina cristalli di ricordi prepotenti.
Che fine fanno gli ombrellai quando non piove?
Ridiventano i nostri ombrelli chiusi e riposti, spariscono in silenzio tra i colori scuri dell'arcobaleno con la loro fame e la loro sete, i loro figli e i loro genitori da sfamare. La loro vita è come la pioggia sgradevole che ci bagna, di tanto in tanto offusca le nostre giornate di sole sebbene ci venda gli ombrelli per non bagnarci.
Che fine fanno?
Sono granelli di sabbia sotto il sole trascinando carri pieni di vestiti, teli, giochi per bambini e cianfrusaglie inutili come la loro povertà. Ecco dove vanno gli ombrellai quando non piove. Camminano sotto il sole con collane e braccialetti, si fermano coi loro carri pesanti, ci guardano mentre fingiamo di scegliere il niente, imparano la nostra abilità nel far trattative coi disperati e poi vanno via per lunghe giornate di sabbia bollente meno dolorose della guerra nella loro terra. Vendono accendini o porta cellulari, copri sedili, cappelli ed occhiali da sole oppure sono piegati sulla terra per raccogliere i pomodori, sottopagati e senza garanzie, rischiando anche di prendersi la colpa di aver sottratto il lavoro ai padroni di quella terra, perché la colpa è loro piuttosto che di chi li sfrutta in cambio di una miseria.
Le loro donne accarezzano i nostri vecchi, li vestono, li nutrono, li lavano, rimboccano le loro coperte ed il loro silenzio, senza guanti, per pochi soldi, mano nella mano percorrono con loro l'ultima strada.
Ecco ora non piove più, le nuvole ridiventano cielo e arcobaleno, gli ombrellai strizzano angoli distanti di nessuno, tornano invisibili occhi senza fame e senza sete, rivoli di lontananza scrosciando sul ciglio frusto