Apatheia

Terra mia

"Trovati degli uomini onesti e capaci, devi provarci"

Terra mia oltraggiata da troppi anni dall'egoismo dei tuoi amministratori, avvilita dall'immobilismo e dal ricatto, dimenticata e abbandonata ogni giorno dai tuoi figli talvolta accecati e consolati dai brumosi fasti del passato anche quando quel passato portava in seno il male che oggi ci appare incurabile. Terra mia, perla annerita, moribonda sullo sciabordio ammorbato dove un tempo innalzavi lieve la tua pietra; i tuoi figli sembrano greggi da pascere, non cercano la strada delle foglie ma inseguono illusioni, si dimenano da un pastore all'altro incantati dal suo fischio, non sanno né vogliono sapere dove li condurrà finanche quando il pastore è lo stesso che il giorno prima li ha condotti a brucare sullo scrimolo. Terra mia nuda, svestita di luci festanti, di negozi vuoti e commercianti che ripetutamente spazzano tristi il marciapiede lucido davanti alle vetrine lasciate buie il più possibile, fino a tardi, di lampioni gialli indolenti nelle case di riposo, bottiglie di plastica in coda alle fontane, di giovani infreddoliti il sabato sera, ammucchiati tutti davanti ad un bar per sembrare in tanti, ubriachi per passatempo. Terra mia senza teatro, senza concerti, senza cultura, senza verde, senza spazi per i bambini, senza lavoro. Senza speranza. Terra mia rassegnata, parcheggi sotterranei tombe di denaro, stazione senza ferrovieri, unico riparo per i barboni lasciati soli, fuga di treni in transito e figli disillusi. Ammalata in un letto d'ospedale dove si entra e si aspetta solo di morire. Terra mia derisa, le tue strade sempre vuote, rifiuti e auto incendiate, incertezze di pescatori ai bordi del porto, negozi dismessi che ancora profumano di vernice fresca e confetti benaugurali. Terra mia di code che si allungano alla mensa per i poveri, di fabbriche chiuse e lavoratori disperati pieni di vergogna davanti agli occhi dei figli e di coppie senza figli per paura di finire con la vergogna.

Terra mia che ti sveglierai tra qualche giorno e improvvisamente le piastrelle delle piazze verranno perforate, inondate di manifesti e di volti incravattati poco rassicuranti, si ripopoleranno come quando ci sono le processioni le tue strade, di uomini che camminano giù dal marciapiede ed hanno una miriade di soluzioni a portata di mano, gli stessi che le avevano in passato e che poi sono scomparsi e scompariranno come accenditori di lampioni quando la notte gocce a gocce ricadrà sulla città che si riaddormenta. Terra mia cieca, che dovrai vedere le tue periferie senza asili e scuole trasformarsi per gli accenditori in strade assolate e passerelle dove far lunghe passeggiate esplorative. Dovrai sorbirti i loro saluti plateali con quel ripassato sorriso seducente.

Terra mia non arrenderti, non pensare che basti esserne insofferente per mandarli via, non pensare che non si possano cacciar via una volta per tutte. Rialzati, per i nostri figli, rinasci, in una domenica di sole, in una primavera di fiori, dimentica il passato che è padre del presente e ricomincia una nuova vita, una vita come se non fossi mai esistita, non avessi mai creduto nei bugiardi, come se non avessi mai sbagliato. Terra mia governati con le tue pietre, con la tua forza, trovati degli uomini onesti e capaci, ce ne sono in giro, cerca tra quelli che hanno già realizzato qualcosa di buono per la città senza mai governare, cerca tra quelli che hanno raggiunto i loro traguardi personali con le loro capacità e con la loro onestà, cerca tra quelli che non hanno bisogno di altro per essere uomini valorosi se non di vivere in una città sana e giusta per loro e per i loro figli. Terra mia devi provarci.
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La rubrica di Rino Negrogno

Indice rubrica
La telefonata 6 marzo 2015 La telefonata
Le primarie 15 febbraio 2015 Le primarie
Il professore di Trani 25 gennaio 2015 Il professore di Trani
Le  "dita " 31 dicembre 2014 Le "dita"
Il sindaco arrestato 21 dicembre 2014 Il sindaco arrestato
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