Avviso di chiamata
Barbe, cavalli di troia e «partiti venduti ai biscegliesi»
Avviso di chiamata per Nugnes, Ferrante e Di Marzio
giovedì 12 aprile 2012
Torniamo dopo la pausa dedicata alle vacanze pasquali. Trani naturalmente è sempre la stessa. Una grande palude. Ma qualcuno ha avvisato per esempio Beppe Grillo che era arrivato a Trani? Intanto il suo candidato Paolo Nugnes dovrebbe cominciare a tagliarsi quel barbone. In una delle città più conformiste d'Italia, non gioca certo a suo favore quell'ammasso di peli bianchi e neri raccolti intorno a quel faccione dal sorriso simpatico, ma che fa spaventare i paludati perbenisti della nostra città. Se poi la sua è solo una candidatura di rottura va bene così. Anche se qualche suo collega in altre città ha raccolto un numero di voti non proprio da candidatura di rottura. Quindi se vuole rompere davvero le uova a qualcuno cominci a radersi. Beppe Grillo non ci conosce. E' venuto a fare il solito predicozzo, pure dicendo cose giuste, ma dimenticando che qui a Trani lo vedevano nella sua componente mediatica, da fenomeno da baraccone, per dirla crudamente. Non come uno cui affidare fiducia politica. Trani non è un paese per Beppegrilli e mi auguro di essere smentito dall'esito elettorale.
Continuo a seguire, come mia nonna seguiva "Sentieri", la rocambolesca vicenda tra il PD ed i fuoriusciti seguaci di Ferrante. Non so a che puntata siamo. So soltanto che tutta la manfrina gioca a favore della destra, alla quale, nel ballottaggio, ipotizzo, ancora una volta, andranno i voti di Ferrante. Se finirà effettivamente così, dovremo giungere ad un'analisi spietata che ci porterà a vedere nello stesso Ferrante una specie di "cavallo di Troia" (absit iniuria verbis) che o involontariamente o perché incattivito dalle vicende avverse o solo paradossalmente, per il destino cinico e baro, diviene quel cavallo di sinistra, che però, nella sua pancia, porta un pacco di potenziali nemici per la sinistra stessa. Quindi un pacco di voti per la destra. Il caso è stato gestito male dal PD "casamadre", che avrebbe dovuto fermare Fabri Sfibra molto prima che si trasformasse in un vero Cavallo di Troia. Chi rompe paga. E i cocci sono suoi. Se poi aggiungiamo i dubbi di molti esponenti stessi della minoranza uscente sull'efficacia dell'opposizione di Ferrante, speriamo di non dare un ulteriore dispiacere al Fabrizio. Tanto per citarne una: uno a caso, il senatore Visibelli, uno dei pochi oppositori all'ultimo governo Pinucciano, sussurra, con una delle sue frasi colorite: "Caro Giovanni, tu non sai quante palle ho alzato a Ferrante in questi anni e lui non le ha schiacciate".
Nell'ultima Nota inviatami, Peppino Di Marzio prima mi lusinga, ma poi, seppur con eleganza, mi dà del "gossipparo", che per giunta produce inesattezze. Confermo invece tutto quello che ho scritto, in quanto la fonte delle informazioni è un noto esponente del PDL. Quando un giornalista fornisce notizie provenienti da dietro le quinte non fa gossip, ma racconta retroscena. Questi spunti, (diversi dai pettegolezzi che si evocano quando si ha intenzione di denigrare il lavoro del giornalista, riconducendo la sua attività ad un ambito da "Novella 2000" o da "Chi") sono ulteriori chiavi di lettura che il giornalista fornisce ai lettori per spiegare meglio cosa succede nelle sezioni di partito e per far meglio comprendere la realtà politica, che spesso riporta versioni ufficiali edulcorate. E' vero che la (discutibile) proposta di riservare le altre cariche (municipalizzate e co.) ai non eletti, comunque presenti in lista, (a detrimento – diciamo noi – delle qualità di chi, pur non candidato, abbia un curriculum più completo), veniva dalla segreteria provinciale, ma, dott. Di Marzio, nell'ambito di quella riunione di cui si parlava, Lei l'ha fatta sua e l'ha promossa. Non è vero poi che tutti siano stati d'accordo (questa sì che è un'inesattezza): mi risulta che altri, a cominciare da Beppe Corrado, abbiano votato contro. Non è vero che la candidatura del signor Novelli, per riferire un altro dato del pezzo, cui comunque Lei non fa riferimento, sia stata accettata da tutti. Pare che il sindaco abbia detto le testuali parole: "Sbatterò i coglioni sul tavolo affinchè quella candidatura non ci sia". Novelli era poi in lista, per cui presumiamo che gli attributi di Pinuccio siano un po' più leggeri di una volta. Se poi a tutto questo aggiungiamo che all'indomani di quella famosa riunione, uno come Ninni De Toma, presidente Amet ed ex assessore all'Urbanistica nell'era PUG, non certo l'usciere della sede del suo partito, abbia proferito le testuali parole: "Qui a Trani si stanno vendendo il partito ai biscegliesi", non mi sembra proprio che le fazioni non esistano. Infine: è vero che con un consigliere comunale è difficile stipulare accordi, ma se quest'ultimo viene eletto con l'appoggio di qualcuno, con voti garantiti proprio perché alle sue spalle c'è uno sponsor, beh! Il consigliere un minimo di gratitudine la dovrà al suo sponsor...
Continuo a seguire, come mia nonna seguiva "Sentieri", la rocambolesca vicenda tra il PD ed i fuoriusciti seguaci di Ferrante. Non so a che puntata siamo. So soltanto che tutta la manfrina gioca a favore della destra, alla quale, nel ballottaggio, ipotizzo, ancora una volta, andranno i voti di Ferrante. Se finirà effettivamente così, dovremo giungere ad un'analisi spietata che ci porterà a vedere nello stesso Ferrante una specie di "cavallo di Troia" (absit iniuria verbis) che o involontariamente o perché incattivito dalle vicende avverse o solo paradossalmente, per il destino cinico e baro, diviene quel cavallo di sinistra, che però, nella sua pancia, porta un pacco di potenziali nemici per la sinistra stessa. Quindi un pacco di voti per la destra. Il caso è stato gestito male dal PD "casamadre", che avrebbe dovuto fermare Fabri Sfibra molto prima che si trasformasse in un vero Cavallo di Troia. Chi rompe paga. E i cocci sono suoi. Se poi aggiungiamo i dubbi di molti esponenti stessi della minoranza uscente sull'efficacia dell'opposizione di Ferrante, speriamo di non dare un ulteriore dispiacere al Fabrizio. Tanto per citarne una: uno a caso, il senatore Visibelli, uno dei pochi oppositori all'ultimo governo Pinucciano, sussurra, con una delle sue frasi colorite: "Caro Giovanni, tu non sai quante palle ho alzato a Ferrante in questi anni e lui non le ha schiacciate".
Nell'ultima Nota inviatami, Peppino Di Marzio prima mi lusinga, ma poi, seppur con eleganza, mi dà del "gossipparo", che per giunta produce inesattezze. Confermo invece tutto quello che ho scritto, in quanto la fonte delle informazioni è un noto esponente del PDL. Quando un giornalista fornisce notizie provenienti da dietro le quinte non fa gossip, ma racconta retroscena. Questi spunti, (diversi dai pettegolezzi che si evocano quando si ha intenzione di denigrare il lavoro del giornalista, riconducendo la sua attività ad un ambito da "Novella 2000" o da "Chi") sono ulteriori chiavi di lettura che il giornalista fornisce ai lettori per spiegare meglio cosa succede nelle sezioni di partito e per far meglio comprendere la realtà politica, che spesso riporta versioni ufficiali edulcorate. E' vero che la (discutibile) proposta di riservare le altre cariche (municipalizzate e co.) ai non eletti, comunque presenti in lista, (a detrimento – diciamo noi – delle qualità di chi, pur non candidato, abbia un curriculum più completo), veniva dalla segreteria provinciale, ma, dott. Di Marzio, nell'ambito di quella riunione di cui si parlava, Lei l'ha fatta sua e l'ha promossa. Non è vero poi che tutti siano stati d'accordo (questa sì che è un'inesattezza): mi risulta che altri, a cominciare da Beppe Corrado, abbiano votato contro. Non è vero che la candidatura del signor Novelli, per riferire un altro dato del pezzo, cui comunque Lei non fa riferimento, sia stata accettata da tutti. Pare che il sindaco abbia detto le testuali parole: "Sbatterò i coglioni sul tavolo affinchè quella candidatura non ci sia". Novelli era poi in lista, per cui presumiamo che gli attributi di Pinuccio siano un po' più leggeri di una volta. Se poi a tutto questo aggiungiamo che all'indomani di quella famosa riunione, uno come Ninni De Toma, presidente Amet ed ex assessore all'Urbanistica nell'era PUG, non certo l'usciere della sede del suo partito, abbia proferito le testuali parole: "Qui a Trani si stanno vendendo il partito ai biscegliesi", non mi sembra proprio che le fazioni non esistano. Infine: è vero che con un consigliere comunale è difficile stipulare accordi, ma se quest'ultimo viene eletto con l'appoggio di qualcuno, con voti garantiti proprio perché alle sue spalle c'è uno sponsor, beh! Il consigliere un minimo di gratitudine la dovrà al suo sponsor...