Avviso di chiamata
Bastardissimo voto disgiunto
L'ennesimo passaggio anomalo della politica tranese
giovedì 10 maggio 2012
Il tenue vento di primavera si porta via e impolvera i tanti "santini" dei candidati che anche stavolta hanno tentato la fortuna, il "superenalotto" di una tornata elettorale che potesse dare una svolta alla loro vita. Mentre esco di casa per depositare il sacchetto della spazzatura, mi piace prenderli a calci e vedere come si ribaltano: faccia, fac- simile; faccia di candidato, fac – simile per votare. Non esistendo scuola politica o partito che insegni a fare politica, la stragrande maggioranza di loro ha tenta questo autentico terno al lotto, sperando di sistemare i figli o uscire dall'anonimato soffocante della provincia (peggio ancora se quello dell'inutile BAT) o illudendosi di essere amici del Loro candidato sindaco. Buoni segnali dal PDL, che dopo Silvio puttaniere, almeno a Trani sembra aver imboccato la via delle redenzione e del cammino di purificazione, dal momento che ha candidato anche il priore di una nota Arciconfraternita cittadina.
Ma è il voto disgiunto, ad aver caratterizzato l'ennesimo passaggio anomalo della politica tranese; esso appare sempre più come una forma di perversione politica, una certificazione di estinzione d'ogni forma di civiltà ideologica, pensiero razionale, coerenza; è la certificazione dell'eterno "tengo famiglia", di quelli che vogliono tenere due piedi in una scarpa, che si dividono i voti in famiglia un tanto al chilo: il padre a sinistra, la madre a destra, il figlio al centro, la nonna con Grillo ("la no', vota là e non rompere i coglioni!"). Ma dopo questo voto disgiunto, figlio della madre stracciona della politica tranese, l'Incoerenza, e del padre magnaccio, ossia il Fine Personale, c'è anche un voto disgiunto figlio di quella politica perfida e vendicativa vissuta all'interno dei partiti: come da qualche tempo andiamo raccontando, i partiti stessi, anche i più piccoli, sono dilaniati al proprio interno da invidie personali, rancori, ruggine, vendette incrociate che hanno trovato il proprio appagamento finale in questo tipo di voto bastardo, ibrido, che oscilla tra un favore al candidato amico (magari quello per il consiglio) ed un calcio nelle terga del candidato sindaco, non troppo amato all'interno della coalizione o del singolo partito. Il voto disgiunto è la dimostrazione che l'eccesso di democrazia può portare anche delle distorsioni, un'impossibilità o una difficoltà permanente di governo.
Detto brutalmente, il vento tenue di questa primavera tranese si porta via forse le speranze di Nonno Ugo ( e del suo composito e largo, forse fin troppo, entourage), di sedersi sulla poltrona di sindaco e al governo della città: i messaggi elettorali sui manifesti, quasi un romanzo epistolare, la diaspora di Ferrante (che raccoglie proprio i voti che segnano il distacco, alquanto ampio, da Giggino "cavissimo"), quel "niente di personale" che coccia contro la mentalità corrente della politica tranese che è sempre invece basata su di un fatto strettamente personale (leggi sopra), quelle liste che hanno portato una dote anemica, a tratti insulsa, mettono il timbro su di un'avventura che probabilmente finisce prima ancora di cominciare. Senza premio di maggioranza, inutile dirlo, non si può andare lontano; si può anche ballare un anno, fare una passerella, mandare segnali, fare bei discorsi, ma alla fine, come tutti sappiamo, in politica contano i numeri. Senza di quelli non si approva nulla o si deve cercare sempre il compromesso, l'accordo con chi si prepara a farti le scarpe chiedendoti il conto. E nonno Ugo, piuttosto, che fare questa fine, penso preferisca sedersi più tranquillamente sulla seggiola di consigliere, per sfoderare almeno conoscenze, senso del diritto e arringhe sul rispetto delle regole. Pure Giggino però, anche in caso di vittoria, dovrà guardarsi dai nemici interni, che non sono mancati nemmeno nelle maggioranze blindate di Pinuccio T.. Evito di tornarci ora, perché potrebbe sembrare prematuro. Ma un Giggino politicamente debole, un segnale è arrivato anche per lui dal bastardo voto disgiunto, potrebbe portare ad un eventuale Tarantini III nel giro di un paio d'anni, anche se l'interessato, Pinuccio, smentisce; tanto con la sinistra divisa, masochista, capricciosa e tafazziana (da quel personaggio che si dava delle botte sui testicoli) e con una destra che trova sempre il modo di farsi votare, questa Trani sarà destinata ancora a lungo a non conoscere la dimensione dell'alternanza di governo. Il Carissimo, anzi Cavissimo Giggino, dovrà saper usare una croccante carota ed un duro bastone, oltre ai cosiddetti attributi, se non vorrà cominciare a navigare a vista e imbattersi in qualche falla provocata dal fuoco amico, più che dalla ennesima futura opposizione bonacciona. Prosit. Anzi, pvosit.
Ma è il voto disgiunto, ad aver caratterizzato l'ennesimo passaggio anomalo della politica tranese; esso appare sempre più come una forma di perversione politica, una certificazione di estinzione d'ogni forma di civiltà ideologica, pensiero razionale, coerenza; è la certificazione dell'eterno "tengo famiglia", di quelli che vogliono tenere due piedi in una scarpa, che si dividono i voti in famiglia un tanto al chilo: il padre a sinistra, la madre a destra, il figlio al centro, la nonna con Grillo ("la no', vota là e non rompere i coglioni!"). Ma dopo questo voto disgiunto, figlio della madre stracciona della politica tranese, l'Incoerenza, e del padre magnaccio, ossia il Fine Personale, c'è anche un voto disgiunto figlio di quella politica perfida e vendicativa vissuta all'interno dei partiti: come da qualche tempo andiamo raccontando, i partiti stessi, anche i più piccoli, sono dilaniati al proprio interno da invidie personali, rancori, ruggine, vendette incrociate che hanno trovato il proprio appagamento finale in questo tipo di voto bastardo, ibrido, che oscilla tra un favore al candidato amico (magari quello per il consiglio) ed un calcio nelle terga del candidato sindaco, non troppo amato all'interno della coalizione o del singolo partito. Il voto disgiunto è la dimostrazione che l'eccesso di democrazia può portare anche delle distorsioni, un'impossibilità o una difficoltà permanente di governo.
Detto brutalmente, il vento tenue di questa primavera tranese si porta via forse le speranze di Nonno Ugo ( e del suo composito e largo, forse fin troppo, entourage), di sedersi sulla poltrona di sindaco e al governo della città: i messaggi elettorali sui manifesti, quasi un romanzo epistolare, la diaspora di Ferrante (che raccoglie proprio i voti che segnano il distacco, alquanto ampio, da Giggino "cavissimo"), quel "niente di personale" che coccia contro la mentalità corrente della politica tranese che è sempre invece basata su di un fatto strettamente personale (leggi sopra), quelle liste che hanno portato una dote anemica, a tratti insulsa, mettono il timbro su di un'avventura che probabilmente finisce prima ancora di cominciare. Senza premio di maggioranza, inutile dirlo, non si può andare lontano; si può anche ballare un anno, fare una passerella, mandare segnali, fare bei discorsi, ma alla fine, come tutti sappiamo, in politica contano i numeri. Senza di quelli non si approva nulla o si deve cercare sempre il compromesso, l'accordo con chi si prepara a farti le scarpe chiedendoti il conto. E nonno Ugo, piuttosto, che fare questa fine, penso preferisca sedersi più tranquillamente sulla seggiola di consigliere, per sfoderare almeno conoscenze, senso del diritto e arringhe sul rispetto delle regole. Pure Giggino però, anche in caso di vittoria, dovrà guardarsi dai nemici interni, che non sono mancati nemmeno nelle maggioranze blindate di Pinuccio T.. Evito di tornarci ora, perché potrebbe sembrare prematuro. Ma un Giggino politicamente debole, un segnale è arrivato anche per lui dal bastardo voto disgiunto, potrebbe portare ad un eventuale Tarantini III nel giro di un paio d'anni, anche se l'interessato, Pinuccio, smentisce; tanto con la sinistra divisa, masochista, capricciosa e tafazziana (da quel personaggio che si dava delle botte sui testicoli) e con una destra che trova sempre il modo di farsi votare, questa Trani sarà destinata ancora a lungo a non conoscere la dimensione dell'alternanza di governo. Il Carissimo, anzi Cavissimo Giggino, dovrà saper usare una croccante carota ed un duro bastone, oltre ai cosiddetti attributi, se non vorrà cominciare a navigare a vista e imbattersi in qualche falla provocata dal fuoco amico, più che dalla ennesima futura opposizione bonacciona. Prosit. Anzi, pvosit.