Avviso di chiamata
Gli altri sono morti ma lui è impagliato
E a Trani si avvicina la madre di tutte le poltrone: Amet
giovedì 4 aprile 2013
10.26
Dopo le sollecitazioni derivate dai nostri ultimi articoli, continuano ad accavallarsi le voci sui futuri scenari della politica tranese. Uno dei dissidenti (termine impreciso, lo ribadiamo, ma efficace) è sicuro: «Qualcosa si sta muovendo, stiamo dialogando col sindaco: a breve potrebbero esserci novità, magari se non l'azzeramento della giunta, l'azzeramento di qualche singola casella potrebbe esserci; ma non vogliamo metterla su questo piano, se non sembra che stiamo lì solo ad aspettare di avere qualcosa». Giusto via il cappello dalle mani e metti la cravatta migliore.
Il "qualcosa" dovrebbe essere, detto con brutalità, qualche poltrona di assessore che effettivamente potrebbe saltare; dopo tutto siamo a quasi un anno dall'elezione del sindaco e qualche manovra camuffata da rimpastino potrebbe starci. Le poltrone che ballano maggiormente sono quelle di Rosa Uva, malvista da fette della stessa maggioranza, per una gestione troppo "assistenzialista", anche qui il termine è semplificativo, non condivisa dalle stesse fette (vedi articolo della scorsa settimana "Tiro al piccione"). Anche Fabrizio Sotero non dorme sonni tranquilli, pur avendo le spallacce coperte dal duo Silvestris-Amoruso, che gli tiene non due ma quattro mani sulle spalle, stile Cresima. Pare che anche i rapporti tra Peppino De Simone e Gigi R. non siano più idilliaci, ma qui la mano sulla spalla del Professore la tiene direttamente Di Marzio. Ah, la vecchia DC qui è sempre forte, altro che Beppe Grillo. Certo che l'assessorato all'edilizia farebbe poi sempre gola e ricordiamo che la pubblica istruzione, comunque una poltrona sempre a rischio rogne, è vacante ed attualmente in mano allo stesso Gigi R.
Tutte queste rischiano però di apparire comunque come questioni minimali rispetto al vero spartiacque della tenzone e della storia politica contemporanea: il rinnovo del consiglio Amet. Il vero "qualcosa", il quid per eccellenza, la madre di tutte le poltrone, la torta che fa più gola è la poltrona della presidenza Amet (non sappiamo fino a che punto, però, visto che uno degli stessi dirigenti ci confida: «Se andiamo avanti così è meglio vendere tutto a Enel»). Andare avanti così significherebbe continuare a non rendere competitiva sul mercato Amet, a non renderla produttrice di utili ma di debiti, come avviene e avverrà, continuare ad utilizzarla come sfogatoio delle ambizioni o delle frustrazioni da consolare dei mediocri politici tranesi. Ad una domanda ad un consigliere PDL: «Per Amet presidenza seguirete il curriculum o il partito?», la risposta fu più che esplicita: «Che domande! Il partito (PDL, ndr): dopo che non abbiamo espresso né il sindaco, né il presidente del consiglio, vuoi vedere che ci facciamo sfuggire anche l'Amet?». Non sappiamo cosa sfuggirà o cosa non sfuggirà al PDL stavolta, ma Gigi R. continua a pagare a caro prezzo la "maledetta" vittoria delle primarie, che, scombinando gli equilibri nel PDL e facendo rimanere saldamente nella cabina di comando proprio lo sconfitto di quella competizione, ha riversato sul nostro sindaco tutte le contraddizioni, i livori o le auto legittimazioni di potere (e questo è proprio il caso dello sfidante Di Marzio che quelle primarie perse in maniera incredibile avendo dalla sua il super partito di maggioranza, contro il partitino di Gigi; ed in quel caso il super partito non votò in massa Di Marzio, come avrebbe dovuto essere: di qui l'inizio delle lotte). E mentre consigliamo al PDL di evitare future primarie, visto poi cosa succede in caso di elezione del sindaco, aspettiamo impazienti l'avvicinarsi del verdetto, del giro di boa, dello spartiacque decisivo. L'Amet, simbolo di questa politica svuotata, si avvicina come un ectoplasma. Simbolo di finto potere e di politica bisognosa di premi di consolazione. I pronostici davano favorito un uomo vicino a Pasquale De Toma, uno dei quasi ex dissidenti. Ma pare che da dietro le quinte si sia già alzata la voce tonante di uno dei capoccia del PDL regional – provincial: «Ma chi l'ha detto che l'Amet deve andare a De Toma, dove sta scritto?». Doccia scozzese gelata, con cubetti ghiacciati. L'è tutto da rifare? Siamo alle solite.
E intanto mentre a Trani tutti aspettano l'epifania del presidente Amet, per capire cosa succederà dopo, in Italia tutti aspettano cosa farà Grillo, che invece di darsi da fare per compiere quelle riforme di cui il Paese ha bisogno, sta seduto lì a vedere la fine come un novello Nerone, attaccando per giunta i giornalisti precari. Gli altri saranno morti ma lui è impagliato. Sì: chiamiamolo L'Impagliato. Dopo tanti nomignoli affibbiati ad altri, credo che questo gli calzi a pennello. Un Impagliato ci seppellirà.
Il "qualcosa" dovrebbe essere, detto con brutalità, qualche poltrona di assessore che effettivamente potrebbe saltare; dopo tutto siamo a quasi un anno dall'elezione del sindaco e qualche manovra camuffata da rimpastino potrebbe starci. Le poltrone che ballano maggiormente sono quelle di Rosa Uva, malvista da fette della stessa maggioranza, per una gestione troppo "assistenzialista", anche qui il termine è semplificativo, non condivisa dalle stesse fette (vedi articolo della scorsa settimana "Tiro al piccione"). Anche Fabrizio Sotero non dorme sonni tranquilli, pur avendo le spallacce coperte dal duo Silvestris-Amoruso, che gli tiene non due ma quattro mani sulle spalle, stile Cresima. Pare che anche i rapporti tra Peppino De Simone e Gigi R. non siano più idilliaci, ma qui la mano sulla spalla del Professore la tiene direttamente Di Marzio. Ah, la vecchia DC qui è sempre forte, altro che Beppe Grillo. Certo che l'assessorato all'edilizia farebbe poi sempre gola e ricordiamo che la pubblica istruzione, comunque una poltrona sempre a rischio rogne, è vacante ed attualmente in mano allo stesso Gigi R.
Tutte queste rischiano però di apparire comunque come questioni minimali rispetto al vero spartiacque della tenzone e della storia politica contemporanea: il rinnovo del consiglio Amet. Il vero "qualcosa", il quid per eccellenza, la madre di tutte le poltrone, la torta che fa più gola è la poltrona della presidenza Amet (non sappiamo fino a che punto, però, visto che uno degli stessi dirigenti ci confida: «Se andiamo avanti così è meglio vendere tutto a Enel»). Andare avanti così significherebbe continuare a non rendere competitiva sul mercato Amet, a non renderla produttrice di utili ma di debiti, come avviene e avverrà, continuare ad utilizzarla come sfogatoio delle ambizioni o delle frustrazioni da consolare dei mediocri politici tranesi. Ad una domanda ad un consigliere PDL: «Per Amet presidenza seguirete il curriculum o il partito?», la risposta fu più che esplicita: «Che domande! Il partito (PDL, ndr): dopo che non abbiamo espresso né il sindaco, né il presidente del consiglio, vuoi vedere che ci facciamo sfuggire anche l'Amet?». Non sappiamo cosa sfuggirà o cosa non sfuggirà al PDL stavolta, ma Gigi R. continua a pagare a caro prezzo la "maledetta" vittoria delle primarie, che, scombinando gli equilibri nel PDL e facendo rimanere saldamente nella cabina di comando proprio lo sconfitto di quella competizione, ha riversato sul nostro sindaco tutte le contraddizioni, i livori o le auto legittimazioni di potere (e questo è proprio il caso dello sfidante Di Marzio che quelle primarie perse in maniera incredibile avendo dalla sua il super partito di maggioranza, contro il partitino di Gigi; ed in quel caso il super partito non votò in massa Di Marzio, come avrebbe dovuto essere: di qui l'inizio delle lotte). E mentre consigliamo al PDL di evitare future primarie, visto poi cosa succede in caso di elezione del sindaco, aspettiamo impazienti l'avvicinarsi del verdetto, del giro di boa, dello spartiacque decisivo. L'Amet, simbolo di questa politica svuotata, si avvicina come un ectoplasma. Simbolo di finto potere e di politica bisognosa di premi di consolazione. I pronostici davano favorito un uomo vicino a Pasquale De Toma, uno dei quasi ex dissidenti. Ma pare che da dietro le quinte si sia già alzata la voce tonante di uno dei capoccia del PDL regional – provincial: «Ma chi l'ha detto che l'Amet deve andare a De Toma, dove sta scritto?». Doccia scozzese gelata, con cubetti ghiacciati. L'è tutto da rifare? Siamo alle solite.
E intanto mentre a Trani tutti aspettano l'epifania del presidente Amet, per capire cosa succederà dopo, in Italia tutti aspettano cosa farà Grillo, che invece di darsi da fare per compiere quelle riforme di cui il Paese ha bisogno, sta seduto lì a vedere la fine come un novello Nerone, attaccando per giunta i giornalisti precari. Gli altri saranno morti ma lui è impagliato. Sì: chiamiamolo L'Impagliato. Dopo tanti nomignoli affibbiati ad altri, credo che questo gli calzi a pennello. Un Impagliato ci seppellirà.