Avviso di chiamata
Il "Triangolo" no: Gigi, Fabrizio e Beppe
Il “tengo famiglia, tengo mutuo, tengo i giudici ai calcagni” rinsecchisce la politica tranese
giovedì 15 maggio 2014
7.40
Avviso di chiamata per Beppe Corrado, Gigi Riserbato, Peppino Di Marzio e per l'opposizione (Laurora, Cuccovillo, Santorsola). Delegare il ruolo dell'oppositore principe a Beppe Corrado non sarebbe il massimo per il centro – sinistra tranese. Con le tante persone che aspettano col cappello in mano un assessorato, una poltrona, uno strapuntino, col pericolo di accordi sottobanco, col pericolo di rimanere impantanati ancora per molto nella politica e nella strategia di non fare né un passo avanti, né un passo indietro, aspettando che sia il fato, il destino,- un fattore estraneo all'inventiva e all'abilità dei governanti,- a determinare il futuro prossimo e più lontano della città, finisce che l'unico grande protagonista sia lui in questo momento. Il "tengo famiglia e tengo mutuo" o il "tengo i magistrati alle calcagna" di tanti, rinsecchisce le velleità di opporsi, governare veramente, o fare politica reale, dare slancio alla politica come interesse comune.
E pensare che, fuori dai calcoli dell'interessato, Corrado, per una possibile futura candidatura a sindaco, (prendendo fin d'ora le distanze da chi governa qui e ora), questo signore avrebbe dovuto essere il delfino designato, l'erede naturale di quel gruppo - famiglia del centro – destra, che aveva prosperato a Trani negli anni scorsi, grazie ai voti dei tranesi. Quel centro – destra cameratesco e da pacca sulla spalla, del "non preoccuparti, è tutto a posto", dei comizi ad effetto, della delega in bianco ai dirigenti. Beppe Corrado, al netto delle ambizioni già note di Di Marzio, ma soprattutto di quelle, improvvise e sorprendenti di Riserbato (che poi portarono quest'ultimo alla doppia vittoria: primarie ed elezioni vere e proprie) avrebbe dovuto essere il continuatore di quel tipo di destra, poi disperso dalle inchieste delle magistratura da una parte e dal calo delle ambizioni da un'altra.
In questo vuoto pneumatico, hanno trovato terreno fertile e voti (anche se con più fatica rispetto al passato) le ambizioni del giovane Riserbato, fondamentalmente estraneo, per cultura e formazione personali, a quel tipo di destra di cui sopra. Tutto il divario tra la categoria di Riserbato ed il suo gruppo, meno numeroso e di matrice "democristiana", e la categoria di quella destra di cui Corrado era il delfino designato, s'è visto in questi due anni. Fin troppo chiaramente. Divario che è sfociato in un ingresso in opposizione del "deluso" Corrado, cui ora l'opposizione delega incredibilmente, il ruolo di prim'attore. Ruolo che avrebbe potuto essere di Ferrante, il cui impegno, però, super partes, che ha deciso d'incarnare, quello di presidente del consiglio eletto coi voti di un'affannata e arrembante destra, gli impedisce e forse gli impedirà, di essere.
In questo gioco di specchi della politica tranese, interpretata da due, tre giovani ambiziosi, democristiani di varie correnti, in fin dei conti, si delinea il futuro della nostra città. Con buona pace di chi aspetta vere svolte e rilanci ormai utopici. Da questo gioco di ambizioni e vanità dei tre, Gigi, Beppe e Fabrizio, è rimasto spiazzato pure uno come Di Marzio, che pur mantenendo sulla carta un ruolo preminente, è entrato in un cono d'ombra, in parte favorito dalle "triangolazioni" volute o involontarie, implicite ed esplicite dei tre, oltre che da un gioco logorante che è quello degli anni e della politica soprattutto, nota fonte di "sangue e merda", come disse Formica. Oggi "più merda che sangue". Il dato finale, da cui siamo partiti è proprio questo: tra un PD sempre dilaniato dalle sue varie anime, Cucccovillo che sembra Piero Pelù a The Voice, Santorsola che ricorda il Tognazzi amaro degli ultimi film, con le sue note sempre più dolenti, Tommaso Laurora sempre più impegnato, seguendo ormai un copione quasi macchiettistico, e smarcandosi dall'istituzionale "padre politico" Ferrante, nella ricerca di una sua identità e per non farsi dire che lui era l'amico di quello là, l'opposizione finisce per dare una delega in bianco ad uno come Beppe Corrado, il figlio politico di Ninni De Toma, dominus della politica di destra degli anni scorsi; quelli che, il centro – sinistra, avrebbe dovuto osteggiare. Ma sono gli anni del renzismo, bellezza, e tu non puoi farci nulla.
E pensare che, fuori dai calcoli dell'interessato, Corrado, per una possibile futura candidatura a sindaco, (prendendo fin d'ora le distanze da chi governa qui e ora), questo signore avrebbe dovuto essere il delfino designato, l'erede naturale di quel gruppo - famiglia del centro – destra, che aveva prosperato a Trani negli anni scorsi, grazie ai voti dei tranesi. Quel centro – destra cameratesco e da pacca sulla spalla, del "non preoccuparti, è tutto a posto", dei comizi ad effetto, della delega in bianco ai dirigenti. Beppe Corrado, al netto delle ambizioni già note di Di Marzio, ma soprattutto di quelle, improvvise e sorprendenti di Riserbato (che poi portarono quest'ultimo alla doppia vittoria: primarie ed elezioni vere e proprie) avrebbe dovuto essere il continuatore di quel tipo di destra, poi disperso dalle inchieste delle magistratura da una parte e dal calo delle ambizioni da un'altra.
In questo vuoto pneumatico, hanno trovato terreno fertile e voti (anche se con più fatica rispetto al passato) le ambizioni del giovane Riserbato, fondamentalmente estraneo, per cultura e formazione personali, a quel tipo di destra di cui sopra. Tutto il divario tra la categoria di Riserbato ed il suo gruppo, meno numeroso e di matrice "democristiana", e la categoria di quella destra di cui Corrado era il delfino designato, s'è visto in questi due anni. Fin troppo chiaramente. Divario che è sfociato in un ingresso in opposizione del "deluso" Corrado, cui ora l'opposizione delega incredibilmente, il ruolo di prim'attore. Ruolo che avrebbe potuto essere di Ferrante, il cui impegno, però, super partes, che ha deciso d'incarnare, quello di presidente del consiglio eletto coi voti di un'affannata e arrembante destra, gli impedisce e forse gli impedirà, di essere.
In questo gioco di specchi della politica tranese, interpretata da due, tre giovani ambiziosi, democristiani di varie correnti, in fin dei conti, si delinea il futuro della nostra città. Con buona pace di chi aspetta vere svolte e rilanci ormai utopici. Da questo gioco di ambizioni e vanità dei tre, Gigi, Beppe e Fabrizio, è rimasto spiazzato pure uno come Di Marzio, che pur mantenendo sulla carta un ruolo preminente, è entrato in un cono d'ombra, in parte favorito dalle "triangolazioni" volute o involontarie, implicite ed esplicite dei tre, oltre che da un gioco logorante che è quello degli anni e della politica soprattutto, nota fonte di "sangue e merda", come disse Formica. Oggi "più merda che sangue". Il dato finale, da cui siamo partiti è proprio questo: tra un PD sempre dilaniato dalle sue varie anime, Cucccovillo che sembra Piero Pelù a The Voice, Santorsola che ricorda il Tognazzi amaro degli ultimi film, con le sue note sempre più dolenti, Tommaso Laurora sempre più impegnato, seguendo ormai un copione quasi macchiettistico, e smarcandosi dall'istituzionale "padre politico" Ferrante, nella ricerca di una sua identità e per non farsi dire che lui era l'amico di quello là, l'opposizione finisce per dare una delega in bianco ad uno come Beppe Corrado, il figlio politico di Ninni De Toma, dominus della politica di destra degli anni scorsi; quelli che, il centro – sinistra, avrebbe dovuto osteggiare. Ma sono gli anni del renzismo, bellezza, e tu non puoi farci nulla.