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L’uomo col fischietto in bocca

Ma ancora lì stanno? Noi abbiamo fatto cenoni, botti e cin cin e quelli sono ancora lì?

Chi è l'uomo col fischietto in bocca? Di solito è l'arbitro che sta per fischiare la fine di una partita. Chi è l'uomo col fischietto in bocca qui a Trani in questo momento? Un presidente del consiglio che consulta, pur nella legittimità formale dell'azione, ma con una sfumatura surreale, il Prefetto per capire se le dimissioni del sindaco sono "corrette" dal punto di vista della grammatica burocratica? Questa mossa mi farebbe venire in mente, per restare in ambito sportivo, un arbitro che decide se si debbano dare cinque o addirittura sei minuti di recupero in un finale di partita in cui una delle due squadre sta già perdendo sei o sette a zero. E qui, al momento sappiamo bene, chi, fuor di metafora, sta perdendo sette a zero. Puoi dare e cercare tutto il recupero che vuoi, ma qui si sono incassate già sette reti, cribbio.

Fai rimanere il pubblico al freddo di stì tempi? Chi è allora l'uomo col fischietto in bocca? Un sindaco che dà le dimissioni e tra meno di venti giorni le conferma? Ma intorno a lui c'è ancora gente che evita di dimettersi, perché teme che se il nostro le revocasse, si rischierebbe l'esclusione. Ma chi vorrebbe tornare a lavorare (si fa per dire) in un consesso politico ridotto in tale stato? Ma questi ci sono o ci fanno? Ma si finge di non capire che la campana è suonata, ed il fischietto sta per fischiare? Tra la campana a morto che è suonata sin da quella maledetta/benedetta mattina del 20 dicembre, e lo stridulo fischietto che dovrebbe mettere fine ad una delle partite più brutte della nostra storia politica, c'è tempo per il pozzo senza fondo. Si può ancora scavare; c'è ancora tempo per trovare i senza palle che non si presentano agli appuntamenti per firmare le dimissioni dicendo che "c'è la neve e non ho la macchina" (scuse che non usano più nemmeno gli ultimi somari per evitare un'interrogazione); c'è ancora modo di studiare le miserie umane nelle loro varie sfaccettature e vedere come ci può essere la fuga dalla nave che affonda, o ancora, la paura di essere per sempre cancellati (a giusta ragione) da tutte le scuole del Regno, come si diceva una volta, ossia cancellati da ogni tipo di amministrazione (pure quelle condominiali); c'è la falsità; c'è la povertà economica che in certi casi, se congiunta al disperato impegno politico, porta alla povertà morale; c'è il rifiuto di accettare una sconfitta; l'ostinazione nel non riconoscere i propri limiti; il far finta che il marcio non fosse in casa propria, ma in casa di quelli della porta accanto (si è sentita pure la frase "perché dobbiamo dimetterci noi che non abbiamo fatto niente?"); ma perché – è semplice dirlo- sarà pure vero che in carcere ci son finiti in 5 o 6, ma quanti altri vantaggi (questo continueranno a raccontarcelo nelle prossime puntate gli unici dotati di palle in tutta questa storia: i giudici) sarebbero eventualmente giunti ad altri attori della triste commedia della politica tranese di questi anni? Nel campionario di miserie umane che si stanno dispiegando davanti agli occhi di allibiti cittadini (e giornalisti) c'è pure l'ipocrisia e l'invidia, il ribaltamento della frittata (nei dibattiti di questi giorni qualcuno dell'opposizione è arrivato a dire ad uno come De Laurentis che voleva dimettersi sin dall'inizio senza se e senza ma: "Tu ci fai un danno a dimetterti in modo isolato, perché tu appari l'immacolato e noi i cattivi".

Insomma un reportage senza fine sulla meschinità e l'infantilismo di chi era stato votato per rappresentare le istituzioni. Opposizione compresa; anche se alla fine il problema era soprattutto della maggioranza auto- liquefattasi, ma senza dimissioni, quindi codarda e senza palle. C'è pure chi rivendica doti da preveggente ( o da sensitivo con le carte): sin da settembre Triminì aveva preannunciato in un consiglio comunale un suono di carrozze in arrivo (le carrozze con cui una volta si andavano a prendere i futuri ospiti delle patrie galere). Aveva in mano la famosa carta della Carrozza Nera. La galleria degli orrori non ha fine: c'è il consigliere di maggioranza Lima che decide di dimettersi dopo i vari cenoni, un po' in ritardo coi tempi, ma certe decisioni meglio prenderle con le idee chiare e non a digiuno (la battuta non è ironica ma reale e oggettiva, in quanto il nostro, mesi addietro aveva annunciato una dieta vera in pompa magna). Ma c'è pure la caterva d'incivili insulti che investe lo stesso Lima, trenta secondi dopo l'annuncio delle sue dimissioni: magari è qualcuno dei senza palle recidivo della sua coalizione, che oltre a non dare le dimissioni, insulta via web con la maschera dell'anonimato sul forum. O qualche amichetto. Due volte senza palle.

Alla fine, dopo tutto questo marasma e col fischietto passato miseramente di bocca in bocca, pure, però, più dignitosamente, in quelle dei nove consiglieri dimissionari (tra questi un saluto a Paonazzo Tortosa, uno dei più citati in questa rubrica e che s'è pure beccato un "vai a mettere i timbri alle poste", cioè un'eufemistica mandata affanculo in diretta – avrebbe già dovuto dimettersi allora-); alla fine dicevo, chi sarà il vero uomo col fischietto in bocca? Chi darà il triplice fischio, senza miseri recuperi? Il signor Prefetto? Il grande capo Capristo? L'audace e fotogenico Ruggiero? O lo stesso Riserbato che rimpiangerà tanto le videointerviste col sottoscritto (sicuramente meglio quelle che gli interrogatori, immagino) o le domeniche alla radio? La Terra, attonita, immota, al nunzio sta.
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