Avviso di chiamata
Lo chiameremo Pinuccio Agorà
Strade di merda? Ecco le piazze rifatte
giovedì 15 dicembre 2011
Il sindaco Pinuccio Tarantini ha sempre pensato che per essere ricordati a memoria eterna dai cittadini si dovesse lasciare qualcosa di tangibile, visibile, concreto. Al diavolo le critiche per i servizi offerti al cittadino che in questi anni hanno lasciato molto a desiderare, e sotto con slargamenti, ripavimentazioni, spianate e ritocchi di varia natura ai luoghi dell'incontro per eccellenza: le piazze. E' come se avesse voluto scusarsi così coi tranesi, per le terremotate strade di percorrenza e marciapiedi, che hanno costantemente accompagnato con sbriciolamenti, voragini e azzoppate dei cittadini il suo lungo governo.
Una specie di rimedio, di fioretto o di penitenza o contrappasso, a seconda dei punti di vista: strade di merda? Ecco le piazze rifatte: quasi tutte, con criteri svariati, ma con un minimo comun denominatore: il concetto di spianata, di tabula rasa. Ora l'applicazione di questo fattore è stato peggiorativo ad esempio per piazza Quercia, dove s'è sprecata l'occasione di rivalutare un sito unico, con la spianata partita senza pietà e senza fronzoli, con effetto miraggi e suolo incandescente nel deserto d'estate. Lo stesso fattore è stato però migliorativo in piazza Longobardi: persa la possibilità di ricostruire una chiesa nella piazza come era in passato, superata l'idea di mercato, in quanto il centro propulsore della città non era più quello, ci si era ridotti, con l'ultima dimensione di un mercato minimal, ad un'agghiacciante immagine: pensilina in cemento con tristissimi neon da ospedale, stile luoghi da capodanno fantozziano, e qui ci vorrebbe la voce di Villaggio a declamare; griglie per lo scolo di acqua al pesce marcio, impossibilità di fare una passeggiata nella piazza stessa, senza tornare in auto impestando la stessa, in quanto sotto i piedi ci si trascinava qualche testa di triglia. Stavolta il ritocco, che tra tavole degli Statuti e alberelli ha evitato in parte, in questo frangente, la tabula rasa, era proprio necessario ed ogni cosa, anche le ombre lunghe delle lapidi che si stagliano sul pavimento, con un'immagine degna della miglior letteratura sepolcrale, è meglio della precedente porcheria maxima, che s'era inflitta ad una piazza del centro storico.
Voleva essere ricordato per qualcosa, come sindaco: ha puntato sull'Opera della piazza rifatta; effettivamente anche piazza Teatro ha ricevuto un intervento migliorativo, rispetto alle macerie precedenti. Stavolta gli inviamo un avviso di chiamata, magari con un sms, ed un'etichetta a futura memoria: Pinuccio Agorà. Peccato che nelle altisonanti campagne elettorali si era promessa non solo l'agorà, ma anche lo splendore, il rilancio, l'epopea carolingia e le imprese dei cavalieri della Tavola Rotonda, i fasti dell'impero romano, una nuova era insomma: basta riguardarsi qualche dvd del tempo con gli spot. Ci son rimaste solo le piazze, per la gioia di geometri e architetti. Il sindaco giustamente ha detto che non era un ministro dello sviluppo e non poteva fare più di tanto per il lavoro. E' stato coerente: con le piazze rifatte c'è più spazio per i disoccupati per passeggiare e prendere il sole. L'ultimo contrappasso. Più piazze e meno lavoro per tutti.
Una specie di rimedio, di fioretto o di penitenza o contrappasso, a seconda dei punti di vista: strade di merda? Ecco le piazze rifatte: quasi tutte, con criteri svariati, ma con un minimo comun denominatore: il concetto di spianata, di tabula rasa. Ora l'applicazione di questo fattore è stato peggiorativo ad esempio per piazza Quercia, dove s'è sprecata l'occasione di rivalutare un sito unico, con la spianata partita senza pietà e senza fronzoli, con effetto miraggi e suolo incandescente nel deserto d'estate. Lo stesso fattore è stato però migliorativo in piazza Longobardi: persa la possibilità di ricostruire una chiesa nella piazza come era in passato, superata l'idea di mercato, in quanto il centro propulsore della città non era più quello, ci si era ridotti, con l'ultima dimensione di un mercato minimal, ad un'agghiacciante immagine: pensilina in cemento con tristissimi neon da ospedale, stile luoghi da capodanno fantozziano, e qui ci vorrebbe la voce di Villaggio a declamare; griglie per lo scolo di acqua al pesce marcio, impossibilità di fare una passeggiata nella piazza stessa, senza tornare in auto impestando la stessa, in quanto sotto i piedi ci si trascinava qualche testa di triglia. Stavolta il ritocco, che tra tavole degli Statuti e alberelli ha evitato in parte, in questo frangente, la tabula rasa, era proprio necessario ed ogni cosa, anche le ombre lunghe delle lapidi che si stagliano sul pavimento, con un'immagine degna della miglior letteratura sepolcrale, è meglio della precedente porcheria maxima, che s'era inflitta ad una piazza del centro storico.
Voleva essere ricordato per qualcosa, come sindaco: ha puntato sull'Opera della piazza rifatta; effettivamente anche piazza Teatro ha ricevuto un intervento migliorativo, rispetto alle macerie precedenti. Stavolta gli inviamo un avviso di chiamata, magari con un sms, ed un'etichetta a futura memoria: Pinuccio Agorà. Peccato che nelle altisonanti campagne elettorali si era promessa non solo l'agorà, ma anche lo splendore, il rilancio, l'epopea carolingia e le imprese dei cavalieri della Tavola Rotonda, i fasti dell'impero romano, una nuova era insomma: basta riguardarsi qualche dvd del tempo con gli spot. Ci son rimaste solo le piazze, per la gioia di geometri e architetti. Il sindaco giustamente ha detto che non era un ministro dello sviluppo e non poteva fare più di tanto per il lavoro. E' stato coerente: con le piazze rifatte c'è più spazio per i disoccupati per passeggiare e prendere il sole. L'ultimo contrappasso. Più piazze e meno lavoro per tutti.