Avviso di chiamata
Nel mezzo del cammin, ci ritroviamo in una cella oscura
Furore. Silenzio. Pietà. Poi però solo dimissioni … O liquefazione coatta
martedì 23 dicembre 2014
9.41
Proprio allo scoccare della metà del mandato (nel mezzo del cammin di sua vita) di Gigi Riserbato, si materializza l'incubo della spietata e più cruenta fine di questa amministrazione (perchè per noi è di fatto finita, almeno per come era stata pensata e votata in partenza dai cittadini, anche se si resterà abbarbicati all'utopia d'un governo cittadino ormai monco e stravolto; come quei coniugi beccati a tradire: si può anche tornare insieme, ma qualcosa si rompe per sempre). Il bello è che in più d'una occasione si polemizzava su sciocchezze o si faceva la morale a cittadini o giornalisti, come il sottoscritto, che cercavano di mandare segnali d'insofferenza o critiche legittime sul modus operandi. Agli ospiti ritenuti "indegni" nelle videointerviste, perché critici nei confronti della stessa amministrazione, ora bisognerà chiedere scusa; e poi i comunicati di risposta agli "Avvisi di chiamata", stizziti e pieni di livore per smentire ciò che ora sta emergendo dalla fogna senza fondo; il ditino alzato che ricordava al sottoscritto di essere un docente (colpa ancor più grande di cattivo esempio: ah! Alla faccia del bicarbonato di sodio!) che scriveva "articoli disonesti" (Ah! Quel ditino …); gli avvertimenti a "stare attento", da parte di gente comune che forse già sapeva tutto l'andazzo. Tutto scorre come in un film e sarebbe troppo facile infierire ora che si presenta, invece, per noi addetti alla stampa- e alla mediazione tra l'opinione pubblica e le cosiddette istituzioni, queste, cioè, che abbiamo sotto gli occhi (che al più presto qualcuno dovrebbe azzerare, visto il punto in cui siamo),- il passaggio più delicato: contemperare il furore (tra l'altro giustificato di gente indignata e debitamente disgustata e nauseata) che dilaga tra cittadini onesti che non arrivano a fine mese, con l'inerme e tremenda condizione di figli, mogli e genitori, ignari o incolpevoli, vittime inondate indirettamente da questa montagna di chiodi e sofferenza che non immaginavano forse mai di subire: i parenti dei coinvolti.
Questo è l'articolo più facile e al tempo stesso più difficile di questa stagione in questa testata giornalistica. Da una parte l'opportunità, facile, di togliersi pesanti sassolini dalle scarpe; dall'altra, la difficoltà, di "tutelare", come cittadini, individui dotati di diritti e alla fine, vittime di una brutta storia, se le accuse saranno confermate,( ma già storiaccia brutta sin dal primo capitolo), i familiari dei soggetti coinvolti in questa inchiesta, che manda avvisaglie esplicite ed implicite in una precisa direzione: siamo solo all'inizio d'una scia dolente ("per loro si va nella città dolente") che man mano potrà far scoprire altre ombre, altri mobili coperti da teli, come in quelle antiche case abbandonate, in cui si torna dopo tanto tempo e senti puzza di muffa, di chiuso, di polvere ed i mobili sono appunto ammantati da questi teli.
Molte volte in questi anni il mio nome è stato associato ad un aggettivo, da lettori e cittadini: coraggioso. Stavolta vorrei davvero "devolvere" e girare il suddetto aggettivo ai magistrati impegnati in questa difficile, delicata e, visti i risvolti ed i toni trapelati dalle testimonianze, pericolosa inchiesta. Non chiamate più me "coraggioso", ma i giudici protagonisti di questo lungo lavoro (più d'un anno). Ora nelle riunioni di giunta si impone agli assessori attoniti, atterriti e altrettanto inermi, di non parlare. E' giusto. In questo momento c'è solo da stare zitti. E dimettersi. Per difendere questa città, non solo gli attori di questa tragedia nazional – local popolare che dovranno difendersi dalle accuse e quindi non potrebbero più svolgere serenamente ruoli istituzionali. Questi politici ora ci fanno schifo, domani ci faranno pietà, dopodomani verso di loro nutriremo indifferenza. Ma se saranno accertati come colpevoli, dovranno firmare un patto (ah, "patto", che bella parola) non scritto con questa città: non sognarsi mai più di ripresentarsi in nessun tipo di elezione, nemmeno condominiale. Loro, e tutti coloro che avrebbero beneficiato di patti, benedizioni, raccomandazioni e baci in bocca. Altrimenti si spalancheranno le porte delle Celle Oscure. Quelle definitive. "Per loro si va nella città dolente". Per ora nella Cella Oscura c'è anche Trani tutta: l'immagine era tutto per noi. Ora l'immagine è opaca, fosca, livida. Ed ora i titoli del TG1! Ahi. Stavolta è tutto vero e l'effetto che fa … è urticante. Altro che bomba. Qui piove napalm.
Questo è l'articolo più facile e al tempo stesso più difficile di questa stagione in questa testata giornalistica. Da una parte l'opportunità, facile, di togliersi pesanti sassolini dalle scarpe; dall'altra, la difficoltà, di "tutelare", come cittadini, individui dotati di diritti e alla fine, vittime di una brutta storia, se le accuse saranno confermate,( ma già storiaccia brutta sin dal primo capitolo), i familiari dei soggetti coinvolti in questa inchiesta, che manda avvisaglie esplicite ed implicite in una precisa direzione: siamo solo all'inizio d'una scia dolente ("per loro si va nella città dolente") che man mano potrà far scoprire altre ombre, altri mobili coperti da teli, come in quelle antiche case abbandonate, in cui si torna dopo tanto tempo e senti puzza di muffa, di chiuso, di polvere ed i mobili sono appunto ammantati da questi teli.
Molte volte in questi anni il mio nome è stato associato ad un aggettivo, da lettori e cittadini: coraggioso. Stavolta vorrei davvero "devolvere" e girare il suddetto aggettivo ai magistrati impegnati in questa difficile, delicata e, visti i risvolti ed i toni trapelati dalle testimonianze, pericolosa inchiesta. Non chiamate più me "coraggioso", ma i giudici protagonisti di questo lungo lavoro (più d'un anno). Ora nelle riunioni di giunta si impone agli assessori attoniti, atterriti e altrettanto inermi, di non parlare. E' giusto. In questo momento c'è solo da stare zitti. E dimettersi. Per difendere questa città, non solo gli attori di questa tragedia nazional – local popolare che dovranno difendersi dalle accuse e quindi non potrebbero più svolgere serenamente ruoli istituzionali. Questi politici ora ci fanno schifo, domani ci faranno pietà, dopodomani verso di loro nutriremo indifferenza. Ma se saranno accertati come colpevoli, dovranno firmare un patto (ah, "patto", che bella parola) non scritto con questa città: non sognarsi mai più di ripresentarsi in nessun tipo di elezione, nemmeno condominiale. Loro, e tutti coloro che avrebbero beneficiato di patti, benedizioni, raccomandazioni e baci in bocca. Altrimenti si spalancheranno le porte delle Celle Oscure. Quelle definitive. "Per loro si va nella città dolente". Per ora nella Cella Oscura c'è anche Trani tutta: l'immagine era tutto per noi. Ora l'immagine è opaca, fosca, livida. Ed ora i titoli del TG1! Ahi. Stavolta è tutto vero e l'effetto che fa … è urticante. Altro che bomba. Qui piove napalm.