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Nicola Scarpelli, cento anni di esempio
Un profilo inedito di Carlo Ronco della figura storica della scuola tranese
giovedì 7 novembre 2013
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Quando capita, sempre più di rado, in via sempre più eccezionale, di dedicare una puntata speciale al profilo di un illustre concittadino scomparso, come nel caso di questa settimana, è sempre più stridente il contrasto che viviamo tra le figure di questi grandi uomini e la pochezza e la mediocrità di quelli che popolano la realtà contemporanea.
Ad un mese dalla morte, vogliamo ricordare il professor Nicola Scarpelli, indimenticabile docente tranese, scomparso all'età di cento anni. Per ricordarlo però, questa volta, mi avvalgo delle parole di un suo ex alunno, non avendolo il sottoscritto conosciuto di persona. Per l'occasione abbiamo recuperato e offriamo ai lettori un profilo inedito scritto dal prof. Carlo Alberto Ronco, appunto, ex "discepolo" del noto docente. Per questa volta, lascio la parola a mio padre, che si cimenta nella veste di scrittore.
Scrive il prof. Carlo Alberto Ronco: «Nicola Scarpelli è stato un docente ed un educatore indimenticato. Ha formato, anzi plasmato tante generazioni, valorizzando le attitudini, le capacità, le inclinazioni e l'identità di tanti studenti. Dall'ottobre del 1956 al giugno del 1961 è stato mio docente di matematica e fisica. Quello che ho realizzato nel corso dei miei anni, lo devo anche a lui. Pur non essendo incline, il sottoscritto, allo studio delle materie scientifiche, gli sarò sempre grato per quello che mi ha dato. Uomo di poche parole, ma di molti fatti, così mi è sempre apparso Nicola Scarpelli e nessuno dei suoi tanti alunni potrà mai affermare di non essergli debitore di qualcosa che ha arricchito o completato sia la sua preparazione, che la propria identità umana. Il suo metodo d'insegnamento (ogni anno, nelle varie classi del biennio – triennio, elaborava una programmazione diversa da quella precedente), mirava a trarre da ogni alunno le capacità potenziali, in fieri, che ciascuno potesse rendere poi definite e compiute. Sia che interrogasse da posto, sia alla lavagna, mirava sempre a capire come l'alunno ragionasse, quale meccanismo elaborasse la sua mente: pur non dicendolo esplicitamente, disdegnava una preparazione mnemonica. Ci invitava a ragionare e dimostrare quale fosse il procedimento mentale presentato per ogni singolo argomento. Non alzava mai il tono di voce. Appena entrava in classe incuteva un rispetto per cui, come suol dirsi, non si sentiva volare una mosca. Un suo atteggiamento che mi è rimasto impresso e che ho fatto mio quando sono diventato docente era quello di non muovere il capo ma di roteare gli occhi, tenendo tutti sotto controllo. Un segreto, sfruttato anche dal sottoscritto, per tenere le classi in pugno. Il prof. Scarpelli trattava tutti nello stesso modo, senza fare preferenze. Quando spiegava la fisica, si trasformava in un "pifferaio magico": grazie al suo carisma riusciva a calamitare l'attenzione di tutti, che a loro volta erano coinvolti mostrando il massimo interesse. Il 14 febbraio del 1961 fu visibile nell'Italia centrale l'eclissi di sole. Per l'occasione, insieme al preside Blasucci, il prof. Scarpelli organizzò una visita d'istruzione a Recanati, con i suoi studenti. Non dimenticherò mai l'emozione che provai quando vidi, alle otto del mattino, il sole oscurarsi, con gli uccelli che sembravano impazziti, per il modo in cui volavano. Il prof. Scarpelli scrisse anche una relazione su quell'evento, la cui pubblicazione ebbe un'eco nazionale. Nell'anno scolastico '62 – '63, pochi anni dopo aver conseguito il diploma di maturità classica, ebbi anche la fortuna di essere suo collega di corso presso la scuola media parificata dei Padri Rogazionisti, in via Corato, ora via Sant'Annibale, a Trani. Dai suoi interventi durante i consigli di classe ho appreso, più che dai corsi di aggiornamento, i requisiti per poter essere un educatore all'altezza. Mi incitava ad aggiornarmi e a non tralasciare di preparare bene quello che avrei spiegato in classe».
«A distanza di tanti anni - conclude Carlo Alberto Ronco - lo ricordo come se non fosse trascorso tanto tempo. E' stato un professore esemplare, appartenente ad una categoria di docenti in via d'estinzione. Con lui se ne è andata una parte della mia vita. Grazie di tutto, professore. Sit tibi levis terra».
Ad un mese dalla morte, vogliamo ricordare il professor Nicola Scarpelli, indimenticabile docente tranese, scomparso all'età di cento anni. Per ricordarlo però, questa volta, mi avvalgo delle parole di un suo ex alunno, non avendolo il sottoscritto conosciuto di persona. Per l'occasione abbiamo recuperato e offriamo ai lettori un profilo inedito scritto dal prof. Carlo Alberto Ronco, appunto, ex "discepolo" del noto docente. Per questa volta, lascio la parola a mio padre, che si cimenta nella veste di scrittore.
Scrive il prof. Carlo Alberto Ronco: «Nicola Scarpelli è stato un docente ed un educatore indimenticato. Ha formato, anzi plasmato tante generazioni, valorizzando le attitudini, le capacità, le inclinazioni e l'identità di tanti studenti. Dall'ottobre del 1956 al giugno del 1961 è stato mio docente di matematica e fisica. Quello che ho realizzato nel corso dei miei anni, lo devo anche a lui. Pur non essendo incline, il sottoscritto, allo studio delle materie scientifiche, gli sarò sempre grato per quello che mi ha dato. Uomo di poche parole, ma di molti fatti, così mi è sempre apparso Nicola Scarpelli e nessuno dei suoi tanti alunni potrà mai affermare di non essergli debitore di qualcosa che ha arricchito o completato sia la sua preparazione, che la propria identità umana. Il suo metodo d'insegnamento (ogni anno, nelle varie classi del biennio – triennio, elaborava una programmazione diversa da quella precedente), mirava a trarre da ogni alunno le capacità potenziali, in fieri, che ciascuno potesse rendere poi definite e compiute. Sia che interrogasse da posto, sia alla lavagna, mirava sempre a capire come l'alunno ragionasse, quale meccanismo elaborasse la sua mente: pur non dicendolo esplicitamente, disdegnava una preparazione mnemonica. Ci invitava a ragionare e dimostrare quale fosse il procedimento mentale presentato per ogni singolo argomento. Non alzava mai il tono di voce. Appena entrava in classe incuteva un rispetto per cui, come suol dirsi, non si sentiva volare una mosca. Un suo atteggiamento che mi è rimasto impresso e che ho fatto mio quando sono diventato docente era quello di non muovere il capo ma di roteare gli occhi, tenendo tutti sotto controllo. Un segreto, sfruttato anche dal sottoscritto, per tenere le classi in pugno. Il prof. Scarpelli trattava tutti nello stesso modo, senza fare preferenze. Quando spiegava la fisica, si trasformava in un "pifferaio magico": grazie al suo carisma riusciva a calamitare l'attenzione di tutti, che a loro volta erano coinvolti mostrando il massimo interesse. Il 14 febbraio del 1961 fu visibile nell'Italia centrale l'eclissi di sole. Per l'occasione, insieme al preside Blasucci, il prof. Scarpelli organizzò una visita d'istruzione a Recanati, con i suoi studenti. Non dimenticherò mai l'emozione che provai quando vidi, alle otto del mattino, il sole oscurarsi, con gli uccelli che sembravano impazziti, per il modo in cui volavano. Il prof. Scarpelli scrisse anche una relazione su quell'evento, la cui pubblicazione ebbe un'eco nazionale. Nell'anno scolastico '62 – '63, pochi anni dopo aver conseguito il diploma di maturità classica, ebbi anche la fortuna di essere suo collega di corso presso la scuola media parificata dei Padri Rogazionisti, in via Corato, ora via Sant'Annibale, a Trani. Dai suoi interventi durante i consigli di classe ho appreso, più che dai corsi di aggiornamento, i requisiti per poter essere un educatore all'altezza. Mi incitava ad aggiornarmi e a non tralasciare di preparare bene quello che avrei spiegato in classe».
«A distanza di tanti anni - conclude Carlo Alberto Ronco - lo ricordo come se non fosse trascorso tanto tempo. E' stato un professore esemplare, appartenente ad una categoria di docenti in via d'estinzione. Con lui se ne è andata una parte della mia vita. Grazie di tutto, professore. Sit tibi levis terra».