Avviso di chiamata
Pinuccio per sempre
Siamo alle soglie della beatificazione
giovedì 22 dicembre 2011
Ad un certo punto deve essersi sentito a disagio anche Lui, in quanto mettendo le mani avanti ha detto: «Scusate ma tutti gli elogi di questa sera me li prendo senza problemi, anche per rifarmi di tutte le critiche subìte in questi anni». La presentazione del libro curato da Franco Di Pinto sugli otto anni di amministrazione Tarantini mi ha convinto definitivamente di una cosa: che Pinuccio Tarantini è e sarà, se continuerà o no a fare politica, un fenomeno da studiare. I giudizi politici, cui egli tanto tiene, credo che possano ormai passare in secondo piano. Le dispute sulla piazza in più o in meno, su ciò che si è fatto o non si è fatto, sulle presunte irregolarità denunciate anche da suoi ex assessori (a proposito: "adesso sono capito" è una genialata mondiale: caro Roberto Visibelli, ti consiglio di cambiare il titolo della tua rubrica, sperando che quel bidello non ti chieda i diritti). Sono cose di cui torneremo a parlare col prossimo sindaco.
Qui siamo alle soglie della beatificazione e del fenomeno sociologico. Ma chi mai sì è sognato di dedicare e leggere con un'emozione da bambino una poesia a Di Marzio, a Tamborrino, ad Avantario? Quelli, sono stati salutati frettolosamente dalla cittadinanza, con qualche frase di circostanza, qualche ricordo, anche qualche rimpianto, magari; ma tutto quello che si è sviluppato intorno a Pinuccio in questi anni, mentre noi gli facevamo la critica per la delibera, il comizio e l'intervista, non era dato nemmeno immaginarlo. Il libro di Franco Di Pinto è bello e ben realizzato, con una logica e grafica coerenti e con gli interventi di tutti al posto giusto. Ma non pensavamo che sotto la cenere, in larghe fette della popolazione, soprattutto di destra, andasse covando il culto della personalità. Ad un certo punto, sabato sera, tra declamazioni di poesie, signore estasiate che quasi ripetevano, come a messa, certe parole di Pinuccio e lacrime per la sua imminente dipartita, politica, s'intende, mi è sembrato di ritrovarmi in una di quelle corti cinquecentesche in cui il Signore è circondato dai suoi adepti che sarebbero pronti a seguirlo ovunque. Scherzi a parte, credo davvero che a questo punto il giudizio su Tarantini, debba andare oltre il fatto politico.
Questo personaggio è riuscito a creare, come in tutti i casi di forte personalità esposta agli umori del pubblico, delle spaccature molto forti: l'ho visto amato ,anche da uomini, in modo viscerale, quasi fanatico ai limiti dell'omosessualità, da parte di questi ultimi, s'intende, per non parlare dell'ammirazione di molte rappresentanti folgorate dal fisico ancora atletico,( corre tutte le mattine, il che aggiunto ad una normale attività sessuale deve fargli molto bene …) e dal pelo bianco che depone a favore di una certa esperienza e di riferimenti (provincilaotti) al Clooney. Ma l'ho visto anche molto odiato, come pochi politici qui a Trani, con odio rancoroso e altrettanto viscerale, con desiderio di vederlo in rovina, con riferimenti sgradevolissimi al suo privato. Ecco, questo è stato Pinuccio uomo; perché il politico, come dice il prof. Canfora in uno dei suoi libri più interessanti, La natura del potere, Laterza editore, è destinato ai marosi del consenso pubblico, quello elettorale, in particolare.
Il Pinuccio uomo è stato e sarà uomo di passioni, che quindi ha scatenato passioni forti nel bene e nel male. Vedo ad esempio che lui come pochi è in grado di fare leva sui giovani, almeno quelli della sua parte, trovando parole che lasciano il segno in quelli, pronti, anch'essi, a seguirlo ovunque. Ecco, potrebbe essere un ottimo direttore di scuola politica, un domani, se mai ne facessero una. Sull'esperienza politica, una cosa che gli è riuscita molto bene, guarda caso, non è frutto d'un provvedimento in sé o d'un piano politico, ma un tentativo, sembra almeno in parte riuscito, di sforzarsi di cambiare una mentalità, un modus vivendi, vedi idea di andare sempre in macchina ; e in questo caso piste ciclabili, zone pedonali e piazze, hanno reso concreto quel tentativo.
L'opera politica ha incontrato mille ostacoli, scontrandosi o con la sua cocciutaggine o con i maligni doppi fini di alleati e avversari o con una burocrazia mostruosa; dal termovalorizzatore, al teatro, ad una fondazione per tutelare il pensiero liberale, alla televisione di Trani, ad una squadra di calcio di nuovo ai vertici, ad una Trani protagonista nella provincia, non è riuscito a centrare obiettivi che si era posto. Gli resta questa esperienza umana che ha suscitato in tanti tranesi forte passione. Credo che ciò, conoscendolo, lo appaghi molto. Un dirigente del Comune di Trani, tracciando un bilancio della sua parabola politica ha detto: " E' stato forte nel recinto tranese, non altrettanto all'esterno". Ecco, forse questa è stata la differenza che lo ha distinto da altri compagni di partito, tutti divenuti onorevoli o presidenti; ha scelto di crogiolarsi in quest'odio amore che i tranesi gli hanno dato. Vista la commozione di sabato sera, al centro della festa di fine mandato, a lui va bene così.
Qui siamo alle soglie della beatificazione e del fenomeno sociologico. Ma chi mai sì è sognato di dedicare e leggere con un'emozione da bambino una poesia a Di Marzio, a Tamborrino, ad Avantario? Quelli, sono stati salutati frettolosamente dalla cittadinanza, con qualche frase di circostanza, qualche ricordo, anche qualche rimpianto, magari; ma tutto quello che si è sviluppato intorno a Pinuccio in questi anni, mentre noi gli facevamo la critica per la delibera, il comizio e l'intervista, non era dato nemmeno immaginarlo. Il libro di Franco Di Pinto è bello e ben realizzato, con una logica e grafica coerenti e con gli interventi di tutti al posto giusto. Ma non pensavamo che sotto la cenere, in larghe fette della popolazione, soprattutto di destra, andasse covando il culto della personalità. Ad un certo punto, sabato sera, tra declamazioni di poesie, signore estasiate che quasi ripetevano, come a messa, certe parole di Pinuccio e lacrime per la sua imminente dipartita, politica, s'intende, mi è sembrato di ritrovarmi in una di quelle corti cinquecentesche in cui il Signore è circondato dai suoi adepti che sarebbero pronti a seguirlo ovunque. Scherzi a parte, credo davvero che a questo punto il giudizio su Tarantini, debba andare oltre il fatto politico.
Questo personaggio è riuscito a creare, come in tutti i casi di forte personalità esposta agli umori del pubblico, delle spaccature molto forti: l'ho visto amato ,anche da uomini, in modo viscerale, quasi fanatico ai limiti dell'omosessualità, da parte di questi ultimi, s'intende, per non parlare dell'ammirazione di molte rappresentanti folgorate dal fisico ancora atletico,( corre tutte le mattine, il che aggiunto ad una normale attività sessuale deve fargli molto bene …) e dal pelo bianco che depone a favore di una certa esperienza e di riferimenti (provincilaotti) al Clooney. Ma l'ho visto anche molto odiato, come pochi politici qui a Trani, con odio rancoroso e altrettanto viscerale, con desiderio di vederlo in rovina, con riferimenti sgradevolissimi al suo privato. Ecco, questo è stato Pinuccio uomo; perché il politico, come dice il prof. Canfora in uno dei suoi libri più interessanti, La natura del potere, Laterza editore, è destinato ai marosi del consenso pubblico, quello elettorale, in particolare.
Il Pinuccio uomo è stato e sarà uomo di passioni, che quindi ha scatenato passioni forti nel bene e nel male. Vedo ad esempio che lui come pochi è in grado di fare leva sui giovani, almeno quelli della sua parte, trovando parole che lasciano il segno in quelli, pronti, anch'essi, a seguirlo ovunque. Ecco, potrebbe essere un ottimo direttore di scuola politica, un domani, se mai ne facessero una. Sull'esperienza politica, una cosa che gli è riuscita molto bene, guarda caso, non è frutto d'un provvedimento in sé o d'un piano politico, ma un tentativo, sembra almeno in parte riuscito, di sforzarsi di cambiare una mentalità, un modus vivendi, vedi idea di andare sempre in macchina ; e in questo caso piste ciclabili, zone pedonali e piazze, hanno reso concreto quel tentativo.
L'opera politica ha incontrato mille ostacoli, scontrandosi o con la sua cocciutaggine o con i maligni doppi fini di alleati e avversari o con una burocrazia mostruosa; dal termovalorizzatore, al teatro, ad una fondazione per tutelare il pensiero liberale, alla televisione di Trani, ad una squadra di calcio di nuovo ai vertici, ad una Trani protagonista nella provincia, non è riuscito a centrare obiettivi che si era posto. Gli resta questa esperienza umana che ha suscitato in tanti tranesi forte passione. Credo che ciò, conoscendolo, lo appaghi molto. Un dirigente del Comune di Trani, tracciando un bilancio della sua parabola politica ha detto: " E' stato forte nel recinto tranese, non altrettanto all'esterno". Ecco, forse questa è stata la differenza che lo ha distinto da altri compagni di partito, tutti divenuti onorevoli o presidenti; ha scelto di crogiolarsi in quest'odio amore che i tranesi gli hanno dato. Vista la commozione di sabato sera, al centro della festa di fine mandato, a lui va bene così.