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T’interrompo da Trani: “Si e’ dimessa anche la discarica”
Questo non è un segnale incoraggiante: troppe dimissioni, troppi inghippi, troppi passi indietro
giovedì 23 ottobre 2014
7.19
Le dimissioni di Antonello Ruggero come a.d di Amiu hanno il sapore della resa dinanzi ad un problema più grande di tutto e di tutti, nella gestione, nei controlli pregressi, nell'informazione, nelle responsabilità, non solo dei diretti interessati, ma di tutta la città, che a sua volta non è stata messa in condizione di capire, sapere, essere aggiornata. O non ha voluto farlo, turandosi le orecchie ogniqualvolta esponenti politici (pochi) e cittadini, ambientalisti e gente sensibile all'argomento (un po' di più) denunciava la pericolosità di quella discarica. Pinuccio Tarantini sollevò il problema e, da ematologo, oltre che da sindaco, parlò già "in quel tempo" di "bomba ecologica". La contestuale proposta pro termovalorizzatore contribuì alle spernacchiate di molta opinione pubblica, ma intanto il problema restava sul tavolo, con una denuncia esplicita e grave, nei toni, da parte di un pubblico amministratore. Ora Ruggero vuole scagionare l'attuale sindaco e forse, anzi sicuramente se stesso dalla diretta responsabilità di questa storia e su questo, se siamo coerenti con quanto abbiamo detto poc'anzi, possiamo anche ammettere le sue ragioni, in quanto il problema, obiettivamente, è antico e parte da ben prima che ci fosse l'amministrazione Riserbato – Ruggero.
Però la difesa di Ruggero mi fa venire in mente un classico episodio scolastico: capita che di tanto in tanto qualche studente un po' su di giri, accenda con un fiammifero o un accendino, che è riuscito a portarsi da casa, o perché fumatore (ahimè), un pezzo di carta in aula. Il cattivo odore di bruciato è forte e il docente che era in classe nulla avrebbe potuto fare per impedirlo, in quanto il pezzo di carta è stato acceso senza che lui lo avesse potuto vedere, magari sotto il banco, comunque di nascosto. Il docente, come Riserbato e Ruggero, nella loro linea di difesa, sarebbe incolpevole: la fiamma è partita a sua insaputa e, contro il cattivo odore di bruciato, non può far altro che spalancare le finestre e la porta, sospendendo la lezione per qualche minuto. E' ciò che sta avvenendo a Trani: discarica non funzionante e immissione rifiuti sospesa. Sulla metafora scolastica, però, ci sarebbe da fare un passo indietro: cosa avrebbe potuto fare, l' "inerme" prof, per cercare di evitare lo spiacevole episodio? Magari, di propria iniziativa o facendosi aiutare da un collaboratore scolastico, avrebbe potuto compiere una bella ispezione alla ricerca dei fiammiferi o dell'accendino, sapendo che lì c'era o ci sarebbe stata qualche situazione "a rischio", qualche bullo, qualche elemento insomma che avrebbe favorito il verificarsi dell'episodio.
Prevenzione, controlli mirati e con personale e sistemi specializzati, queste avrebbero dovuto essere le "armi" in mano ai politici ed ai responsabili, nominati dalla politica, per evitare che la discarica giungesse ad un tale punto di pericolosità. Le dimissioni di Ruggero si aggiungono a quelle di un lungo elenco di amministratori o responsabili nominati da Riserbato o eletti in concomitanza del suo mandato e la trafila di personaggi defilatisi dai loro incarichi comincia a diventare un campanello d'allarme per tutti noi: tra assessori scaricati, amministratori e componenti di consigli d'amministrazione dimessi, dismessi o dimissionati, sorge il dubbio che, a prescindere, nasca poi, per un motivo o per l'altro, una presa di distanza tra il responsabile nominato e la materia di cui è stato chiamato ad essere responsabile. Ed è successo, in maniera ancor più clamorosa, anche con altri personaggi, nel recente passato. Le dimissioni, per ammissione di alcuni che si sono confidati con chi scrive, sono risultate essere una forma di liberazione. Avevano lottato e sudato, alcuni, per quelle nomine, o si erano sentiti onorati, come nel caso di Ruggero, ma poi, hanno dovuto mollare. Dov'è il vulnus originario? Quando le cose hanno cominciato ad andare male, a scricchiolare? Può, un governo cittadino, essere talmente trasfigurato dagli eventi, rispetto a come si era presentato all'inizio e per come era stato concepito inizialmente? Dove finisce il confine dell'incompetenza e comincia quello della combinazione sfavorevole, o dell'ipotetico illecito politico, nel senso di "tradimento nei confronti degli elettori". Questo, per la città, non è un segnale incoraggiante: troppe dimissioni, troppi inghippi, troppi passi indietro. E allora cosa rimane per risolvere il problema discarica? Che si dimetta pure la Discarica. La sventurata, personificata per l'occasione, con un processo "favolistico", lascia Trani col suo olezzo maleodorante, stanca, pure lei, di questa perla di città, che non riesce a garantire una pavimentazione adeguata intorno ad una scuola, ma a due passi inaugura una fontana, che non riesce a garantire uno straccio di mensa scolastica da settembre, regolarmente come in tante città, ma spende i soldi per fare i talk con Renzo Arbore e Cortellesi. Anche la Discarica, sfinita, si dimette.
Però la difesa di Ruggero mi fa venire in mente un classico episodio scolastico: capita che di tanto in tanto qualche studente un po' su di giri, accenda con un fiammifero o un accendino, che è riuscito a portarsi da casa, o perché fumatore (ahimè), un pezzo di carta in aula. Il cattivo odore di bruciato è forte e il docente che era in classe nulla avrebbe potuto fare per impedirlo, in quanto il pezzo di carta è stato acceso senza che lui lo avesse potuto vedere, magari sotto il banco, comunque di nascosto. Il docente, come Riserbato e Ruggero, nella loro linea di difesa, sarebbe incolpevole: la fiamma è partita a sua insaputa e, contro il cattivo odore di bruciato, non può far altro che spalancare le finestre e la porta, sospendendo la lezione per qualche minuto. E' ciò che sta avvenendo a Trani: discarica non funzionante e immissione rifiuti sospesa. Sulla metafora scolastica, però, ci sarebbe da fare un passo indietro: cosa avrebbe potuto fare, l' "inerme" prof, per cercare di evitare lo spiacevole episodio? Magari, di propria iniziativa o facendosi aiutare da un collaboratore scolastico, avrebbe potuto compiere una bella ispezione alla ricerca dei fiammiferi o dell'accendino, sapendo che lì c'era o ci sarebbe stata qualche situazione "a rischio", qualche bullo, qualche elemento insomma che avrebbe favorito il verificarsi dell'episodio.
Prevenzione, controlli mirati e con personale e sistemi specializzati, queste avrebbero dovuto essere le "armi" in mano ai politici ed ai responsabili, nominati dalla politica, per evitare che la discarica giungesse ad un tale punto di pericolosità. Le dimissioni di Ruggero si aggiungono a quelle di un lungo elenco di amministratori o responsabili nominati da Riserbato o eletti in concomitanza del suo mandato e la trafila di personaggi defilatisi dai loro incarichi comincia a diventare un campanello d'allarme per tutti noi: tra assessori scaricati, amministratori e componenti di consigli d'amministrazione dimessi, dismessi o dimissionati, sorge il dubbio che, a prescindere, nasca poi, per un motivo o per l'altro, una presa di distanza tra il responsabile nominato e la materia di cui è stato chiamato ad essere responsabile. Ed è successo, in maniera ancor più clamorosa, anche con altri personaggi, nel recente passato. Le dimissioni, per ammissione di alcuni che si sono confidati con chi scrive, sono risultate essere una forma di liberazione. Avevano lottato e sudato, alcuni, per quelle nomine, o si erano sentiti onorati, come nel caso di Ruggero, ma poi, hanno dovuto mollare. Dov'è il vulnus originario? Quando le cose hanno cominciato ad andare male, a scricchiolare? Può, un governo cittadino, essere talmente trasfigurato dagli eventi, rispetto a come si era presentato all'inizio e per come era stato concepito inizialmente? Dove finisce il confine dell'incompetenza e comincia quello della combinazione sfavorevole, o dell'ipotetico illecito politico, nel senso di "tradimento nei confronti degli elettori". Questo, per la città, non è un segnale incoraggiante: troppe dimissioni, troppi inghippi, troppi passi indietro. E allora cosa rimane per risolvere il problema discarica? Che si dimetta pure la Discarica. La sventurata, personificata per l'occasione, con un processo "favolistico", lascia Trani col suo olezzo maleodorante, stanca, pure lei, di questa perla di città, che non riesce a garantire una pavimentazione adeguata intorno ad una scuola, ma a due passi inaugura una fontana, che non riesce a garantire uno straccio di mensa scolastica da settembre, regolarmente come in tante città, ma spende i soldi per fare i talk con Renzo Arbore e Cortellesi. Anche la Discarica, sfinita, si dimette.