Avviso di chiamata
Un esorcista per Nicola Cuccovillo
Che si fa con i reduci della Prima Repubblica?
giovedì 5 gennaio 2012
Sono sempre guardati con una certa diffidenza, ormai, in qualsiasi formazione politica o coalizione si presentino. O si ripresentino. Sono i politici che hanno avuto un passato più o meno glorioso, comunque in vista, durante la Prima Repubblica. C'è chi li chiama volponi, chi puttane vecchie, chi storce il naso quando legge i loro nomi accanto a quelli dei nuovi candidati sindaco. Eppure quindici, venti anni fa, era di loro che molti concittadini parlavano sempre, era da loro che facevano anticamera, era presso di loro che i padri presentavano i figli, sperando che potessero orientare il loro futuro. Venti, venticinque, trenta anni fa: ogni partito o fazione politica aveva il personaggio più in vista, ossia quello più scaltro, capace, ammanicato, e giù proseguendo, a seconda dei punti di vista e di ciò che si veniva a sapere sul loro operato; quelli che poi hanno cercato di restare politicamente in vita nella Seconda, ed ora nella nascente Terza repubblica, con alterne fortune, ma sempre con quel marchio che l'opinione pubblica imprime loro. Una sequela d'insulti quando si legge il loro nome; una imprecazione costante verso la magistratura che è stata incapace di cancellarli quando, con Tangentopoli, arrivò lo tsunami che colpì un po' tutti, soprattutto al centro, e poi in ordine sparso, persino nella sedicente immacolata e moralmente ineccepibile sinistra (ricordo di tangenti intascate nell'ambito della sanità, tanto per gradire).
Ora che si fa con i reduci della Prima Repubblica? Il nuovo che avanza li tiene per casa (Ferrante "Fabri Sfibra" è in fondo un figlio d'arte: ricordiamo il potente padre assessore provinciale nella suddetta Prima Repubblica); o li tiene nella stanza dei bottoni (Nonno Ugo Operamolla si porta dietro Nicola Cuccovillo come i ciondoli che si tenevano attaccati ai passanti dei pantaloni negli anni '80: io avevo quello di Mazinga Z, mentre nonno Ugo ha Nicola Mazzarino C, che penzola col suo pizzetto mobile). Quell'astio verso i primi repubblichini non si assopisce mai. Ricordo nel governo Avantario: Miranda, Cuccovillo, Battista. Tutti li guardavano in cagnesco, ma poi a far ruzzolare quella coalizione furono i novissimi uomini: quelli del defunto movimento, ex sintesi tra cattolici e gente di sinistra, denominato Cittaperta. E nei governi del futuro beato Pinuccio, chi è stato sulla cresta prima e dopo? Chi ha sbrogliato diverse matasse, anzi, per dirla con le parole di uno di loro: «Ha preso i cazzi più grossi?». Ricordo un certo Senatore Visibelli prima, campione della Prima Repubblica in veste Msi, con scranno più alto raggiunto tra i tranesi impegnati in politica e dopo, anzi quasi in contemporanea, fino ad oggi, un certo Ninni De Toma, allora socialista, oggi versione local di quella classe dirigente appunto socialista riconvertita in gruppo guida berlusconiano, tipo Sacconi & Brunetta. Oggi funambolo del pug da assessore prima, ora inamovibile presidente Amet.
Insomma sempre loro, i primi repubblichini come classe più o meno protetta da chi governa, in quanto l'esperienza in certe cose serve e servirà. Dappertutto, sempre sullo sfondo, sempre fintamente amati negli incontri ufficiali («Uèèèè, carissimo, da quanto tempo»), sempre sputtanati e disprezzati in privato («Quello, tu caro Giovanni, non lo sai perché sei giovane… Quello è un figlio di p…, quello è un ladro che ha frecato un sacco di soldi») e via discorrendo nelle serate dei salotti più o meno bene dei tranesi burrachini. Insomma, ora arrivano nuove elezioni ed eccoli di nuovo all'opera. Ma almeno, dico ai miei concittadini, diteglielo in faccia dove vorreste mandarli, invece di sorridere e stringergli la mano ipocritamente.
C'è in questo strano rapporto fra Trani ed i primi repubblichini un sentimento ben rappresentato da una frase emblematica che sento spesso pronunciare dai vecchi: «Quelli almeno facevano i cazzi loro, ma al contempo riuscivano a dare qualcosa alla città, a noi, come cittadini; ora quelli di adesso fanno solo i cazzi loro». E' un rapporto di odio-amore: ci sputano sopra, in molti, ma molti poi li rimpiangono pure. Insomma quei primi repubblichini sono diabolici, confondono le coscienze: che ci sia bisogno di un esorcista? Di qui il titolo, dove Nicola Cuccovillo recita il ruolo di figura simbolica ed emblematica di quel gruppo cui oggi è rivolto il nostro avviso di chiamata, così come all'intera città di Trani. Un avviso su cui meditare per capire la nostra storia passata e futura.
Ora che si fa con i reduci della Prima Repubblica? Il nuovo che avanza li tiene per casa (Ferrante "Fabri Sfibra" è in fondo un figlio d'arte: ricordiamo il potente padre assessore provinciale nella suddetta Prima Repubblica); o li tiene nella stanza dei bottoni (Nonno Ugo Operamolla si porta dietro Nicola Cuccovillo come i ciondoli che si tenevano attaccati ai passanti dei pantaloni negli anni '80: io avevo quello di Mazinga Z, mentre nonno Ugo ha Nicola Mazzarino C, che penzola col suo pizzetto mobile). Quell'astio verso i primi repubblichini non si assopisce mai. Ricordo nel governo Avantario: Miranda, Cuccovillo, Battista. Tutti li guardavano in cagnesco, ma poi a far ruzzolare quella coalizione furono i novissimi uomini: quelli del defunto movimento, ex sintesi tra cattolici e gente di sinistra, denominato Cittaperta. E nei governi del futuro beato Pinuccio, chi è stato sulla cresta prima e dopo? Chi ha sbrogliato diverse matasse, anzi, per dirla con le parole di uno di loro: «Ha preso i cazzi più grossi?». Ricordo un certo Senatore Visibelli prima, campione della Prima Repubblica in veste Msi, con scranno più alto raggiunto tra i tranesi impegnati in politica e dopo, anzi quasi in contemporanea, fino ad oggi, un certo Ninni De Toma, allora socialista, oggi versione local di quella classe dirigente appunto socialista riconvertita in gruppo guida berlusconiano, tipo Sacconi & Brunetta. Oggi funambolo del pug da assessore prima, ora inamovibile presidente Amet.
Insomma sempre loro, i primi repubblichini come classe più o meno protetta da chi governa, in quanto l'esperienza in certe cose serve e servirà. Dappertutto, sempre sullo sfondo, sempre fintamente amati negli incontri ufficiali («Uèèèè, carissimo, da quanto tempo»), sempre sputtanati e disprezzati in privato («Quello, tu caro Giovanni, non lo sai perché sei giovane… Quello è un figlio di p…, quello è un ladro che ha frecato un sacco di soldi») e via discorrendo nelle serate dei salotti più o meno bene dei tranesi burrachini. Insomma, ora arrivano nuove elezioni ed eccoli di nuovo all'opera. Ma almeno, dico ai miei concittadini, diteglielo in faccia dove vorreste mandarli, invece di sorridere e stringergli la mano ipocritamente.
C'è in questo strano rapporto fra Trani ed i primi repubblichini un sentimento ben rappresentato da una frase emblematica che sento spesso pronunciare dai vecchi: «Quelli almeno facevano i cazzi loro, ma al contempo riuscivano a dare qualcosa alla città, a noi, come cittadini; ora quelli di adesso fanno solo i cazzi loro». E' un rapporto di odio-amore: ci sputano sopra, in molti, ma molti poi li rimpiangono pure. Insomma quei primi repubblichini sono diabolici, confondono le coscienze: che ci sia bisogno di un esorcista? Di qui il titolo, dove Nicola Cuccovillo recita il ruolo di figura simbolica ed emblematica di quel gruppo cui oggi è rivolto il nostro avviso di chiamata, così come all'intera città di Trani. Un avviso su cui meditare per capire la nostra storia passata e futura.