Books
Gaspare Buono a caccia di stemmi
Una nuova gemma editoriale di Gennaro Landriscina
giovedì 25 novembre 2010
Un altro autore tranese, Gaspare Buono, una delle colonne dell'associazione Obiettivo Trani, si cimenta col "risiko" inerente la ricerca e l'analisi degli stemmi delle famiglie nobili e degli Arcivescovi tranesi. Un'impresa sempre difficile, data l'abbondante mole di dati e notizie, con tutti i nessi e connessi riguardanti le ricerche, le verfiche e gli eventuali collegamenti con i contesti storico - sociali, in cui andò ad inserirsi l'esistenza di questi degni rappresentanti della civiltà tranese, simboleggiati dai propri vessilli. L'occasione del lavoro è rappresentata dalla quarta pubblicazione della collana dei Quaderni Tranesi, percorso culturale promosso da Gennaro Landriscina che ha inteso recuperare un patrimonio del passato, già conosciuto dagli appassionati di cose tranesi e da divulgare nella dimensione contemporanea.
L'elegante grafica e la cura nella divulgazione dei dati da parte di Buono, supportano un lavoro che arricchisce la passione dei bibliofili tranesi e soddisfa la curiositas degli stessi. La cultura tranese, lo sviluppo economico della città, tutto il pantheon di valori cristiani e arsitocratici, non nel senso delll'etichetta, ma delle opere e dell'apporto fornito da nobili non accompagnati da spocchia o parassitismo, come quelli denunciati dal grande Parini, tanto per fare un esempio (ricordate la parabola del giovin signore?), forniscono il quadro della società tranese che nei secoli si è avvantaggiata dalla presenza di questi degni componenti e che viene idealmente ritratta da Gaspare Buono nel suo excurus di famiglie e vescovi.
Un paradosso in una riflessione finale: fa un certo effetto rendersi conto del contrasto tra l'aristocrazia tranese d'un tempo, laboriosa e filantropica, ma priva di superbia e la classe agiata tranese odierna, una borghesia medio - alta che ha sostituito nel campo degli affari e del commercio, dei rapporti sociali, quella elites ormai quasi del tutto estinta, a livello morale. Ebbene, notiamo come quella classe benestante e colta che potrebbe essere protagonista dello sviluppo cittadino, ha di fatto rinunciato a questo ruolo, ripiegandosi sulla cura degli affari prettamente personali e su di una certa alterigia snob, quella sì poco aristocratica (il termine snob indica l'espressione sine nobilitate, dal latino senza nobiltà).
Il paradigma di buoni maestri, tra nobili veri, di sangue, non di toga, quella guadagnata col vile denaro, e di Vescovi attivi nel solco di una società bisognosa di caldi exempla, di umanità volenterosa, di consigli pratici, rivive nella rassegna di Buono che rappresenta un ulteriore testimonianza d'amore verso una città bisognosa di passato edificante non da porre in polverosa bacheca, ma da rivalutare nell'intreccio tra storia, cultura e sviluppo. Se il passato tranese non ha avuto giovin signori perditempo, che dato il lignaggio e la ricchezza avrebbero pure potuto permetterselo, oggi sembra che la categoria, quella del giovin signore, sia ampiamente rappresentata ad esempio dai giovani rampolli delle ricche famiglie borghesi di cui sopra. E' uno stridente ennesimo contrasto tra la Trani degli stemmi di ieri e quella delle "etichette" griffate di oggi. Triste e perdurante ossimoro ricreato involontariamente da chi oggi fa ricerca e studio su questa compelssa realtà che ci appartiene.
L'elegante grafica e la cura nella divulgazione dei dati da parte di Buono, supportano un lavoro che arricchisce la passione dei bibliofili tranesi e soddisfa la curiositas degli stessi. La cultura tranese, lo sviluppo economico della città, tutto il pantheon di valori cristiani e arsitocratici, non nel senso delll'etichetta, ma delle opere e dell'apporto fornito da nobili non accompagnati da spocchia o parassitismo, come quelli denunciati dal grande Parini, tanto per fare un esempio (ricordate la parabola del giovin signore?), forniscono il quadro della società tranese che nei secoli si è avvantaggiata dalla presenza di questi degni componenti e che viene idealmente ritratta da Gaspare Buono nel suo excurus di famiglie e vescovi.
Un paradosso in una riflessione finale: fa un certo effetto rendersi conto del contrasto tra l'aristocrazia tranese d'un tempo, laboriosa e filantropica, ma priva di superbia e la classe agiata tranese odierna, una borghesia medio - alta che ha sostituito nel campo degli affari e del commercio, dei rapporti sociali, quella elites ormai quasi del tutto estinta, a livello morale. Ebbene, notiamo come quella classe benestante e colta che potrebbe essere protagonista dello sviluppo cittadino, ha di fatto rinunciato a questo ruolo, ripiegandosi sulla cura degli affari prettamente personali e su di una certa alterigia snob, quella sì poco aristocratica (il termine snob indica l'espressione sine nobilitate, dal latino senza nobiltà).
Il paradigma di buoni maestri, tra nobili veri, di sangue, non di toga, quella guadagnata col vile denaro, e di Vescovi attivi nel solco di una società bisognosa di caldi exempla, di umanità volenterosa, di consigli pratici, rivive nella rassegna di Buono che rappresenta un ulteriore testimonianza d'amore verso una città bisognosa di passato edificante non da porre in polverosa bacheca, ma da rivalutare nell'intreccio tra storia, cultura e sviluppo. Se il passato tranese non ha avuto giovin signori perditempo, che dato il lignaggio e la ricchezza avrebbero pure potuto permetterselo, oggi sembra che la categoria, quella del giovin signore, sia ampiamente rappresentata ad esempio dai giovani rampolli delle ricche famiglie borghesi di cui sopra. E' uno stridente ennesimo contrasto tra la Trani degli stemmi di ieri e quella delle "etichette" griffate di oggi. Triste e perdurante ossimoro ricreato involontariamente da chi oggi fa ricerca e studio su questa compelssa realtà che ci appartiene.