Chiaro e Tondo
Burrasca e bonaccia per Pinuccio l'istrione
Chiaro e Tondo 62
venerdì 8 maggio 2009
Ho sempre sostenuto che il personaggio Pinuccio Tarantini fosse letteralmente sprecato per la politica, un luogo che forse avrebbe potuto dargli soddisfazione ai tempi di un Almirante o di un Pinuccio Tatarella, suo "padrino" politico, qundo la parola aveva ben altre connotazioni e portava a ben altri sviluppi nell'azione politica. Ma adesso... La parola serve a ben altro e lui sa usarla.
Leggere o ascoltare la sua replica dopo il rinvio a giudizio mi ha dato la sensazione di sedermi a teatro, in poltronissima, e godermi uno spettacolo di un novello Carmelo Bene, di un figlioccio di Albertazzi.
Una prova istrionesca che ormai nulla ha a che fare con quella ciurma di mezze calzette o figuranti che è la politica. Pinuccio è pronto per il teatro e in base a questo assunto recita la parte di chi non ha nulla da perdere e si gioca il tutto per tutto in dichiarazioni coraggiose che vanno al di là di tutto, della logica politica, del bene e del male, delle vecchie dichiarazioni, definite appunto, di scuola. Grande performance di simulazione dilalettica (la parola che scompare e che ricompare), di spostamento dell'attenzione del pubblico su altri fattori, rispetto alla realtà delle accuse.
C'è già chi come Carlo Laurora, che il politico vuol continuare a farlo eccome, ha cominciato già da adesso la sua difesa, ha messo le mani avanti, è pronto ad appigliarsi a tutte le risorse personali per uscire indenne da questa storia. Pinuccio è pronto alla parte da Giovanna D'Arco che si butta nelle fiamme della magistratura, nelle "frasi di scuola" (ma questa trovata non penso sia sua, conoscendolo, deve avergliela suggerita qualche cattivo consigliere,- la sua rovina da sempre, quelli di cui si circonda,- sono dieci anni che glielo dico -), nel detto e contraddetto, nella dichiarazione, che definirei umoristica, anzi paraculistica, dell'"occasione offerta alla sinistra da non concedere una seconda volta" (ma cosa vuoi concedere a chi è gìà col sedere per terra?).
La burrasca di un'indagine che finirà con un processo, che a sua volta non sappiamo quale esito darà, si smorza nella bonaccia e nel dolce venticello di primavera di un eloquio suadente di un sindaco giocoliere della parola che si autorimanda a settembre e lascia tutti a bocca aperta con le sue dichiarazioni, nel bene e nel male. E infatti raccoglie fischi e applausi. Se non è teatro questo...
Leggere o ascoltare la sua replica dopo il rinvio a giudizio mi ha dato la sensazione di sedermi a teatro, in poltronissima, e godermi uno spettacolo di un novello Carmelo Bene, di un figlioccio di Albertazzi.
Una prova istrionesca che ormai nulla ha a che fare con quella ciurma di mezze calzette o figuranti che è la politica. Pinuccio è pronto per il teatro e in base a questo assunto recita la parte di chi non ha nulla da perdere e si gioca il tutto per tutto in dichiarazioni coraggiose che vanno al di là di tutto, della logica politica, del bene e del male, delle vecchie dichiarazioni, definite appunto, di scuola. Grande performance di simulazione dilalettica (la parola che scompare e che ricompare), di spostamento dell'attenzione del pubblico su altri fattori, rispetto alla realtà delle accuse.
C'è già chi come Carlo Laurora, che il politico vuol continuare a farlo eccome, ha cominciato già da adesso la sua difesa, ha messo le mani avanti, è pronto ad appigliarsi a tutte le risorse personali per uscire indenne da questa storia. Pinuccio è pronto alla parte da Giovanna D'Arco che si butta nelle fiamme della magistratura, nelle "frasi di scuola" (ma questa trovata non penso sia sua, conoscendolo, deve avergliela suggerita qualche cattivo consigliere,- la sua rovina da sempre, quelli di cui si circonda,- sono dieci anni che glielo dico -), nel detto e contraddetto, nella dichiarazione, che definirei umoristica, anzi paraculistica, dell'"occasione offerta alla sinistra da non concedere una seconda volta" (ma cosa vuoi concedere a chi è gìà col sedere per terra?).
La burrasca di un'indagine che finirà con un processo, che a sua volta non sappiamo quale esito darà, si smorza nella bonaccia e nel dolce venticello di primavera di un eloquio suadente di un sindaco giocoliere della parola che si autorimanda a settembre e lascia tutti a bocca aperta con le sue dichiarazioni, nel bene e nel male. E infatti raccoglie fischi e applausi. Se non è teatro questo...