Chiaro e Tondo
I bucaioli
Chiaro e Tondo 58
venerdì 24 aprile 2009
Non avrei voluto riaffrontare l'argomento, soprattutto alla luce dell'avvio dei lavori di rifacimento del manto stradale, almeno per alcune vie. Ma le segnalazioni di cittadini continuano a moltiplicarsi, i giornali tornano periodicamente ad occuparsene, molta gente appare esasperata. Sarebbe la prima volta che un'amministrazione paghi il malumore di una fascia trasversale di popolazione, in molti casi, solo per la motivazione delle buche. Che di per se, sarebbero un problema ordinario, non straordinario.
Di fatto ultimamente non sento gente che impreca contro gli amministratori per motivi ben più gravi: economici, legati alla gestione dei servizi pubblici, di comunicazione. No. E' la prima volta che tra la gente comune non ascolto o raccolgo lamentele di vario genere. Solo le buche stanno entrando nelle nevrosi della massa. Sarebbe paradossalmente un totem, quello della buca, che sta finendo per "distrarre" la gente da altre gravi problematiche. Molti , da quanto si sente non rivoterebbero l'attuale compagine governativa per le buche sparse qua e là. Un assurdo se si analizzasse la questione fuori dal contesto, fuori dalla città.
Uno dice: «Che ne pensi dell'attuale governo cittadino?». E quelli ti rispondono con una frequenza che sta diventando un comun denominatore assillante, quasi imbarazzante: «Uno schifo. Ma non vedi come sono ridotte le strade?». Non più mugugni su assessori out, eventuale lassismo su determinati problemi e altre amenità, ma solo e soltanto questa specie di mostro che popola la mente dei tranesi in modo sempre più frequente; laddove non arrivò l'opposizione, arriva insomma con la forza di una detonazione potente questo simbolo, questa immagine che i più colti amano associare all'idea di vita politica colabrodo, collegamento con la precarietà, livello socio politico sempre più basso, sempre più bucherellato. La buca come metafora della vita, insomma, di una vita che ci tocca gestire tra cadute e inciampi, tra marciapiedi sbriciolati, tra botte e lesioni ai pneumatici delle auto. E tra i vaffanculo degli autisti.
PS: in occasione della commemorazione del maestro Indro, avrei voluto e dovuto occuparmi di qualcosa di più elevato. Ma ripensando alla lezione di giornalismo che c'ha dato, ho pensato che il giornalista debba stare per strada, con la gente, con unico padrone il lettore. E allora ho pensato che meglio di così stavolta non potevamo fare.
Di fatto ultimamente non sento gente che impreca contro gli amministratori per motivi ben più gravi: economici, legati alla gestione dei servizi pubblici, di comunicazione. No. E' la prima volta che tra la gente comune non ascolto o raccolgo lamentele di vario genere. Solo le buche stanno entrando nelle nevrosi della massa. Sarebbe paradossalmente un totem, quello della buca, che sta finendo per "distrarre" la gente da altre gravi problematiche. Molti , da quanto si sente non rivoterebbero l'attuale compagine governativa per le buche sparse qua e là. Un assurdo se si analizzasse la questione fuori dal contesto, fuori dalla città.
Uno dice: «Che ne pensi dell'attuale governo cittadino?». E quelli ti rispondono con una frequenza che sta diventando un comun denominatore assillante, quasi imbarazzante: «Uno schifo. Ma non vedi come sono ridotte le strade?». Non più mugugni su assessori out, eventuale lassismo su determinati problemi e altre amenità, ma solo e soltanto questa specie di mostro che popola la mente dei tranesi in modo sempre più frequente; laddove non arrivò l'opposizione, arriva insomma con la forza di una detonazione potente questo simbolo, questa immagine che i più colti amano associare all'idea di vita politica colabrodo, collegamento con la precarietà, livello socio politico sempre più basso, sempre più bucherellato. La buca come metafora della vita, insomma, di una vita che ci tocca gestire tra cadute e inciampi, tra marciapiedi sbriciolati, tra botte e lesioni ai pneumatici delle auto. E tra i vaffanculo degli autisti.
PS: in occasione della commemorazione del maestro Indro, avrei voluto e dovuto occuparmi di qualcosa di più elevato. Ma ripensando alla lezione di giornalismo che c'ha dato, ho pensato che il giornalista debba stare per strada, con la gente, con unico padrone il lettore. E allora ho pensato che meglio di così stavolta non potevamo fare.