Chiaro e Tondo
L’erba del vicino... è più secca
Chiaro e Tondo 116
venerdì 20 novembre 2009
Non ho idea se l'editore di Traniweb potrà o vorrà estendere l'interesse del nostro giornale on line, in un futuro più o meno prossimo, alle realtà di Andria e Barletta, ormai dimensioni legate in un modo o nell'altro a Trani, dal momento della nascita della provincia policentrica BAT. Una sbirciata da quelle parti ce la permettiamo comunque noi di Chiaro e Tondo.
Prima o poi, almeno da qualche parte, una specie di "cordone" urbano socio – politico – economico bisognerà pur crearlo, visto che fino a questo momento, al di là delle parate, delle trasmissioni tv, delle buone intenzioni, le tre teste mi sembrano scisse, triforcute, con dimensioni a "compartimenti stagni". Un primo sguardo d'insieme viene tentato da qualche volenteroso giornalista, mentre qualche altro nostalgico delle contese municipali, continua a vivere come se la provincia, di fatto, non esistesse, ripiegandosi ogni dì, sul proprio ombelico peloso.
Tre Comuni, tre realtà diverse, tre modi di governare diversi, con un ente provinciale che fino ad ora mi è sembrato molto pavoneggiante e poco concreto nella creazione di quel cemento. (Pur con qualche primo acuto: vedi lieto fine per strada provinciale Andria- Trani, guarda caso grazie all'interessamento d'un tranese, quel Peppino Di Marzio assessore ai lavori pubblici). E poi dice che i tranesi sono i più stronzi…
Ad una disamina attenta, possiamo dire che se Trani non ride, dal punto di vista della gestione amministrativa, Andria e Barletta piangono le lacrime amare di una politica davvero desolante ed inconcludente. Se almeno Trani è riuscita a recuperare un minimo di compattezza governativa e di decoro urbano (le piazze sgombere dal traffico restano un provvedimento efficace), seppur a fronte di "nodi" e difetti procedurali amministrativi di grande entità, di cui si parla molto in questi giorni, se dirigo lo sguardo su Andria m'imbatto nella ridicolaggine d'un governo di centro – sinistra che ha portato il sindaco Zaccaro a dimettersi non una ma due volte (e a rientrare altrettante volte), con una macchina amministrativa praticamente bloccata. Barletta vive un'anemia cronica in fatto di provvedimenti efficaci per il rilancio socio – culturale della città. Una specie di vernissage in salsa bassoliniana (abbellimento con sputacchio in centro e squallore altrove, come nella Napoli dell'ormai quasi ex governatore) è stata apportata nelle vie del centro storico; ma se t'inoltri tra qualche via traversa, la poca illuminazione t'incupisce e il degrado di molti quartieri ti fa credere impossibile di trovarti in un capoluogo di provincia. Che dire? E' vero che qualche trave nell'occhio tranese c'è e si vede. Ma le pagliuzze andriesi e barlettane sono davvero grosse.
Prima o poi, almeno da qualche parte, una specie di "cordone" urbano socio – politico – economico bisognerà pur crearlo, visto che fino a questo momento, al di là delle parate, delle trasmissioni tv, delle buone intenzioni, le tre teste mi sembrano scisse, triforcute, con dimensioni a "compartimenti stagni". Un primo sguardo d'insieme viene tentato da qualche volenteroso giornalista, mentre qualche altro nostalgico delle contese municipali, continua a vivere come se la provincia, di fatto, non esistesse, ripiegandosi ogni dì, sul proprio ombelico peloso.
Tre Comuni, tre realtà diverse, tre modi di governare diversi, con un ente provinciale che fino ad ora mi è sembrato molto pavoneggiante e poco concreto nella creazione di quel cemento. (Pur con qualche primo acuto: vedi lieto fine per strada provinciale Andria- Trani, guarda caso grazie all'interessamento d'un tranese, quel Peppino Di Marzio assessore ai lavori pubblici). E poi dice che i tranesi sono i più stronzi…
Ad una disamina attenta, possiamo dire che se Trani non ride, dal punto di vista della gestione amministrativa, Andria e Barletta piangono le lacrime amare di una politica davvero desolante ed inconcludente. Se almeno Trani è riuscita a recuperare un minimo di compattezza governativa e di decoro urbano (le piazze sgombere dal traffico restano un provvedimento efficace), seppur a fronte di "nodi" e difetti procedurali amministrativi di grande entità, di cui si parla molto in questi giorni, se dirigo lo sguardo su Andria m'imbatto nella ridicolaggine d'un governo di centro – sinistra che ha portato il sindaco Zaccaro a dimettersi non una ma due volte (e a rientrare altrettante volte), con una macchina amministrativa praticamente bloccata. Barletta vive un'anemia cronica in fatto di provvedimenti efficaci per il rilancio socio – culturale della città. Una specie di vernissage in salsa bassoliniana (abbellimento con sputacchio in centro e squallore altrove, come nella Napoli dell'ormai quasi ex governatore) è stata apportata nelle vie del centro storico; ma se t'inoltri tra qualche via traversa, la poca illuminazione t'incupisce e il degrado di molti quartieri ti fa credere impossibile di trovarti in un capoluogo di provincia. Che dire? E' vero che qualche trave nell'occhio tranese c'è e si vede. Ma le pagliuzze andriesi e barlettane sono davvero grosse.