Chiaro e Tondo
La puzza di Trani
Chiaro e Tondo 83
martedì 21 luglio 2009
Sono anni che mi chiedevo se fosse possibile scrivere un articolo sul cattivo odore, per giunta di una città che porta sulla "giacchetta" il distintivo di città turistica. Un altro centro abitato che ha gli stessi problemi, per quanto ne sappia, è la sfortunata città di Modugno: lì da anni l'attività di fabbriche baresi fa in modo che le vie e le piazze siano invase con i loro odiosi miasmi. Ma Modugno è praticamente "zona industriale" di Bari e, non per essere razzisti, ma quella, città turistica non è, a differenza di Trani.
Saranno quindici, quattordici anni, ma forse anche di più, che periodicamente, ad una certa ora della sera o della notte, alla faccia della Trani by night, (ultimamente segnalo personalmente, da buon nottambulo, le tre del mattino, anche a Trani sud dove vivo, altro che nord, nord ovest o nord est), quell'invasione penetrante e irrespirabile, che ti porta a chiudere finestre e balconi, che ti porta a ritirati a casa prima del tempo se sei in giro, che ti porta a dire sempre le stessa frase in dialetto con annesse parolacce che stavolta vi lascio immaginare.
Una volta chiesi ad un assessore all'ambiente se fosse normale tutto questo. La risposta disarmata e disarmante fu: «Oh! Ma chidd' non ana fadghè'?» (scusate il dialetto pietoso, andrò a lezioni private dal signor Guacci). Il buonvento (pardon, il mal vento) che porta nel centro abitato quel cattivo odore non si può certo deviare, allora delle due, l'una: o l'amministrazione prova almeno a chiedere alla industria di non so cosa (diciamo delle ossa degli animali, come si dice in città con quel tono da leggenda metropolitana), di cercarsi una sede in un'altra città (utopia, specialmente di questi tempi) o l'industria in questione si munisce di giganteschi aggeggi aspira odori, tipo quelli che ci sono nei vostri bagnetti di servizio, tragicamente privi di finestrino, con veri e propri drammi familiari nel periodo post – seduta e con grandezza di cento volte superiore a quella (fantascienza) o (cruda e dura realtà) ci rassegniamo a convivere con la penetrante, impertinente, rovinosa, puzza di ossa bruciate, che mia moglie, con spensierata e quasi adolescenziale "trovata", continua a definire "puzza di croccantini". Con tutto il rispetto per i croccantini.
Saranno quindici, quattordici anni, ma forse anche di più, che periodicamente, ad una certa ora della sera o della notte, alla faccia della Trani by night, (ultimamente segnalo personalmente, da buon nottambulo, le tre del mattino, anche a Trani sud dove vivo, altro che nord, nord ovest o nord est), quell'invasione penetrante e irrespirabile, che ti porta a chiudere finestre e balconi, che ti porta a ritirati a casa prima del tempo se sei in giro, che ti porta a dire sempre le stessa frase in dialetto con annesse parolacce che stavolta vi lascio immaginare.
Una volta chiesi ad un assessore all'ambiente se fosse normale tutto questo. La risposta disarmata e disarmante fu: «Oh! Ma chidd' non ana fadghè'?» (scusate il dialetto pietoso, andrò a lezioni private dal signor Guacci). Il buonvento (pardon, il mal vento) che porta nel centro abitato quel cattivo odore non si può certo deviare, allora delle due, l'una: o l'amministrazione prova almeno a chiedere alla industria di non so cosa (diciamo delle ossa degli animali, come si dice in città con quel tono da leggenda metropolitana), di cercarsi una sede in un'altra città (utopia, specialmente di questi tempi) o l'industria in questione si munisce di giganteschi aggeggi aspira odori, tipo quelli che ci sono nei vostri bagnetti di servizio, tragicamente privi di finestrino, con veri e propri drammi familiari nel periodo post – seduta e con grandezza di cento volte superiore a quella (fantascienza) o (cruda e dura realtà) ci rassegniamo a convivere con la penetrante, impertinente, rovinosa, puzza di ossa bruciate, che mia moglie, con spensierata e quasi adolescenziale "trovata", continua a definire "puzza di croccantini". Con tutto il rispetto per i croccantini.